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Suicidio su TikTok
15 Febbraio 2025 - 11:20
Vincent Plicchi con suo padre Matteo
Il 9 ottobre 2023, il mondo dei social media è stato scosso da una tragedia che ha segnato la vita di molti: Vincent Plicchi, un giovane tiktoker bolognese di soli 23 anni, ha tolto la vita durante una diretta su TikTok, schiacciato da un'ondata di odio online provocata da una falsa accusa di pedofilia. Questo tragico gesto ha sollevato interrogativi sulla responsabilità dei social media e sulla vulnerabilità degli influencer, in particolare dei giovani. A distanza di mesi, la sua famiglia, guidata dal padre Matteo Plicchi, continua la sua battaglia legale per ottenere giustizia.
Da quel tragico giorno, Matteo Plicchi, assistito dall'avvocato Daniele Benfenati, ha intrapreso una lotta senza sosta contro l'archiviazione delle indagini sulla morte del figlio. La Procura di Bologna, rappresentata dalla pm Elena Caruso, ha richiesto l'archiviazione del caso, motivando la decisione con la mancanza di prove sufficienti per identificare gli autori dei messaggi online. In risposta, il giudice per le indagini preliminari, Alberto Ziroldi, si è riservato di decidere sull'opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla famiglia.
Matteo Plicchi non ha dubbi: "Le responsabilità di queste persone sono alla luce del sole, le hanno ammesse loro stesse online", ha dichiarato con fermezza. Secondo il padre, la procura ha trascurato importanti elementi che potrebbero condurre all’identificazione dei colpevoli. La famiglia, attraverso l'opposizione all'archiviazione firmata dall'avvocato Benfenati, ha fornito dettagli precisi su sei individui coinvolti, tra cui quattro italiani, un americano e un austriaco. Le prove, secondo la famiglia, non lasciano spazio a dubbi e potrebbero essere decisive per aprire nuove indagini.
L'avvocato Benfenati ha ribadito la necessità di indagare non solo per istigazione al suicidio, ma anche per altre possibili accuse come il cyberstalking, le minacce di morte, e la diffamazione. La famiglia Plicchi chiede che gli atti vengano rimandati alla procura per esaminare tutte le possibili implicazioni legali e proteggere così altri giovani da simili esperienze traumatiche.
Matteo Plicchi ha anche lanciato un appello preoccupato: "Non indagando, c’è il rischio di dare un messaggio sbagliato ai giovani, alle loro famiglie, dimostrando di non poterli proteggere". Il padre di Vincent teme che i responsabili possano continuare a tormentare altri ragazzi, portandoli a gesti estremi. "E per questi due anni cosa abbiamo fatto? Dormito", ha concluso con amara frustrazione, esprimendo il suo desiderio che la giustizia venga finalmente fatta per suo figlio.
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