fatti e notizie
Cerca
STRAGE DI BOLOGNA
07 Gennaio 2025 - 16:07
I magistrati della Corte d'assise di appello del Tribunale di Bologna non hanno avuto esitazioni: Senza ombra di dubbio Licio Gelli è il consapevole finanziatore della strage di Bologna, e tale circostanza spiega il movente dell'attività calunniosa e depistatoria da lui posta in essere, unitamente ad alti funzionari dello Stato, proprio in relazione alla strage. E lo scrivono a chiare lettere nelle motivazioni, con cui, l'8 luglio scorso, hanno confermato la condanna all'ergastolo a carico di Paolo Bellini, quale ennesimo esecutore del tremendo attentato del 2 agosto 1980.
Casualmente, la notizia e il riassunto delle motivazioni della sentenza, vengono diffuse oggi, 7 gennaio, cioè, in un momento di fortissima polemica storico-politica proprio sugli Anni di piombo, dopo le notizie circa la discutibilissima operazione cinematografica e documentaristica sulla morte di Piersanti Mattarella e nel giorno della commemorazione della Strage di Acca Larentiae, preceduta e accompagnata da un forte scontro polemico tra Partito democratico, Centrodestra e Destra radicale.
Quel che continua a sorprendere, nel leggere le motivazioni della sentenza di appello a quello che è stato definito, al tempo del primo grado, un macabro rito giudiziario- essendo il processo incentrato sulle figure e le azioni, a parte ovviamente Bellini, di persone tutte morte da anni o decenni -, è che, dopo l'affermazione apodittica summenzionata, si legge come tale certezza sia assoluta pur non essendoci prove dirette dei passaggi di denaro tra i finanziatori e gli esecutori materiali dell'attentato.
Dunque, come può definirsi accertata - in un'aula di tribunale - un'eventualità che non è supportata dalla prove? Misteri della Giustizia di rito petroniano...
Nella sentenza, infatti, si legge ancora: da quanto riportato nell'Appunto Bologna e dalle conseguenti indagini della Guardia di finanza è emerso che Gelli versò un milione di dollari in contanti dal 20 al 30 luglio 1980 al suo factotum Marco Ceruti, 850.000 dollari a un certo Zaff - identificato in Umberto D'Amato - prima del 22 agosto 1980 e 20.000 dollari a tale Tedeschi, ritenuto appunto Mario Tedeschi. Quest'ultima somma, secondo i giudici, sarebbe stata il corrispettivo per la redazione di articoli a supporto mediatico delle strategie di Gelli anche relative alla strage di Bologna.
Come, sempre secondo i giudici di primo e secondo grado, sarebbero arrivati i soldi ai terroristi dei Nar, poi, è noto: il 30 e il 31 luglio 1980, Gelli e Ceruti si trovavano a Roma, dove erano presenti anche Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, condannati in via definitiva come esecutori materiali della strage del 2 agosto. Di conseguenza, in uno di questi giorni è stato possibile consegnare a loro, o ad un loro emissario, il compenso in denaro pattuito per commettere la strage.
Dunque, riassumendo: non esiste nessuna prova che Gelli abbia finanziato la Strage, ma, dal momento che è stato condannato per depistaggio - in realtà, in relazione all'episodio del treno Taranto-Milano del 1981, quello con cui i Servizi segreti indirizzarono le indagini proprio verso l'area dell'eversione nera -, non può che esserne stato il finanziatore.
In secondo luogo, pur avendo deciso di non trascinare l'anziano Marco Ceruti in aula, né in primo né in secondo grado, affinché non potesse, davanti alle giurie, smentire di aver incassato quel milione di dollari per finanziare dei terroristi, come fatto più volte in istruttoria; e non avendo alcuna prova di un incontro tra Ceruti e qualsiasi esponenti dei Nuclei armati rivoluzionari, anche per i giudici dell'Appello quei soldi, il Ceruti, li avrebbe incassati per darli a Giusva Fioravanti.
Del tutto risibile, infatti, il passaggio, secondo il quale, essendo contestualmente presenti a Roma nei giorni del 30 e 31 di luglio, Fioravanti e Gelli, questo potrebbe costituire indizio pesante per l'incontro tra i due e il conseguente passaggio di denaro. Anche perché, nelle carte giudiziarie relative dell'omicidio di Francesco Ciccio Mangiameli, anche la moglie delle vittima - assassinata da Fioravanti e, per tanto, non sospettabile di simpatie per l'ex-capo dei Nar - è dato per assodato come lo stesso Fioravanti e la Mambro, i quali nei giorni precedenti si trovavano in Sicilia ospiti del Mangiameli, interruppero improvvisamente quella vacanza per una banale lite tra loro che, se non fosse avvenuta, si sarebbe prolungata nei giorni successivi. Escludendo implicitamente, quindi, la possibile esistenza di un appuntamento tra i due e il gran maestro della P2, nei giorni immediatamente antecedenti la consumazione dell'attentato.
Ma non si può non rilevare anche la sostanziale inconsistenza delle identificazioni di Zaf e Tedeschi in Umberto D'Amato e Mario Tedeschi. La prima, infatti, è stata supportata con un sillogismo aristotelico di rara comicità: Zaf sarebbe Umberto D'Amato, in quanto quest'ultimo, su L'Espresso, redigendo articoli di culinaria, avrebbe manifestato in uno di questi una predilezione per lo zafferano! Senza, per altro, poter dimostrare almeno che Gelli fosse a conoscenza di questa passione di D'Amato per la peculiare spezia e che avesse l'abitudine di riferirsi a D'Amato con questo soprannome. Infatti, non esiste una sola espressione attribuibile a Gelli in cui si riferisca a D'Amato con quel nomignolo. E dire che di interviste e deposizioni del Venerabile ne esistono a decine e decine.
Infine, ammesso che Tedeschi fosse Mario Tedeschi, il quale dirigeva, all'epoca dei fatti, il settimanale il Borghese, non esiste alcuna prova che il giornalista ed ex-parlamentare di Democrazia nazionale abbia ottenuto quei soldi per sostenere eventuali - e non meglio specificate - tesi gelliane sulla Strage di Bologna.
Tutti questi non c'è la prova diretta di... sono scritti sia nella prima sentenza, firmata dal giudice Francesco Caruso, sia in quella redatta dai magistrati dell'Appello. Eppure, senza dubbio, Gelli ha finanziato la Strage di Bologna...
BolognaCronaca.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati Email redazione@cronacabologna.it. Fax. 0116669232 |ISSN 2611-2272
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
Nell'anno 2023 sono stati percepiti i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell'articolo 5 del medesimo decreto legislativo.