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L' open day tra bandiere rosse e slogan estremisti

Genitori chiamati a discutere del futuro dei figli al Labàs

L' open day tra bandiere rosse e slogan estremisti

Il quadriportico delle Guido Reni il giorno dell'Open day

Genitori allucinati, a dir poco, altri intimiditi e, quasi tutti colti da un senso di impotenza, il 9 gennaio, a Bologna, in vicolo Bolognetti. Come da programma, le scuole Guido Reni sono state aperte per il classico Open day, giornata in cui studenti e insegnanti dell'anno in corso illustrano le qualità del loro istituto ai genitori che, per l'anno successivo, devono scegliere dove indirizzare i propri figli.

Le Guido Reni, però, hanno una caratteristica peculiare, nell'ambito del sistema scolastico cittadino: condividono l'isolato in cui sono insediate con uno dei centro sociali più agguerriti e turbolenti, il Labàs, i cui militanti - ovviamente di estrema sinistra - sono anche tra i più coccolati della giunta comunale guidata da Matteo Lepore. Dunque, la direzione della scuola si è fatta alcun problema, forse per risolvere qualche problema di spazio, a organizzare l'incontro coi possibili, futuri genitori dei nuovi alunni proprio nel salone che gli attivisti di Labàs utilizzano di norma per le loro assemblee.

Di conseguenza, l'iniziativa didattica si è svolta in una sala che si è presentata agghindata di bandiere rosse, ornate con le stelle brigatiste; di striscioni con minaccianti slogan inneggianti la nuova resistenza - Non cercarci tra le montagne, siamo ovunque -, oppure tra i vessilli dell'Esercito zapatista di rivoluzione nazionale del Chiapas e altre amenità del genere. Inutile dire che, oltre ai curiosi gadget alle pareti, intorno alla sala e nel Quadriportico dell'edificio, circolassero tranquillamente - mescolati a padri, madri, ragazze e ragazzi - anche gli associati alla controversa associazione. D'altro canto, erano e sono pur sempre i padroni di casa! Tornati a casa dopo l'allucinante esperienza, tanti dei genitori che sono stati costretti a vivere questa per lo meno curiosa esperienza di contaminazione tra Scuola ed estremismo politico, si sono sfogati nelle tradizionali chat di istituto, interrogandosi sul destino dell'istruzione cittadina e sullo squallido e subdolo "indottrinamento", che si si tenta d'imporre agli studenti bolognesi.

Sopra a tutto, però, nelle parole delle mamme e dei papà che hanno visto coi loro occhi ciò che è accaduto, è forte la consapevolezza amara di vivere in una città in cui "dirigenti scolastici, i professori, parte dei genitori, sono tutti conniventi, tutti asserviti a un "sistema di potere"" che, per di più, "non è mai stato contrastato dalle altre forze politiche". E, in fondo, hanno ragione, questi genitori ormai rassegnati. Come ha scritto uno di loro, a Bologna e non solo "sono 50 anni che vengono fatte chiacchiere mentre la sinistra si fagocitava il sistema scolastico".

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