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ASSASSINIO DI GABRIELA E RENATA

Camere penali italiane: una sentenza equilibrata

Chi parla di verdetto choc tenta di condizionare l'Appello

Camere penali italiane: una sentenza equilibrata

Per voce dell'Osservatorio informazione giudiziaria, l'Unione delle Camere penali italiane reagisce con forza alle polemiche scaturite dall'ormai nota sentenza di Modena, quella che ha comminato 30 anni - e non l'ergastolo - a Salvatore Montefusco, reo di aver ucciso la moglie, Gabriela, e la figlia di primo letto di quest'ultima, Renata.

Nel mirino dei penalisti italiani, l'informazione sciatta e la strumentalizzazione politica che, quando si parla di un "fenomeno criminale alla ribalta" - il Femminicidio, nel caso di specie - tendono a trasformare il processo "da luogo istituzionale di accertamento dei fatti a mero simulacro di una verità già scritta in nome della crociata contro il nemico."

L'osservatorio, rilevando come non sia il magistrato, arbitrariamente, a decidere a quale pena condannare un imputato, anche per un reato tra i più gravi, come l'omicidio, ma la legge a prevedere la possibilità di affibbiare dai 21 anni di reclusione all'ergastolo, "proprio sulla base del bilanciamento delle circostanze", giudica corretta la decisione assunta dal giudice Ester Russo, assunta dopo aver "valutato il contesto in cui è maturato il gesto gravissimo dell’imputato, una prolungata ed esasperante conflittualità familiare," e ritenendo di "riconoscerlo come elemento valido per il bilanciamento fra le aggravanti contestate e le circostanze attenuanti generiche".

Dunque, dito puntato dell'organismo degli avvocati verso coloro i quali, "commentatori della prima ora" che certamente non si sono peritati di leggere le 213 pagine di motivazione che ben spiegano come il collegio sia giunto alla decisione di non condannare all'ergastolo l'imputato, estrapolano da quel testo solo qualche "espressione che poteva suscitare scandalo" da "un contesto ben più articolato".

La preoccupazione delle Camere penali non è certo di natura meramente didattica o polemica, bensì è indirizzata a preservare l'equilibrio del procedimento - tutt'ora in corso - e le prerogative dell'imputato che, di fatto, rischiano di essere annullate dal can-can mediatico.  "Esprimiamo inoltre un secondo punto critico con questa domanda - si legge nella nota diramata alla stampa - : come potrà la Corte di assise d’appello (composta in maggioranza da giudici popolari) restare immune dal condizionamento esterno dell’opinione pubblica che ha reclamato oggi a gran voce l’ergastolo senza attenuanti per l’imputato?" Il rischio, è quello di vedere presto "il martello del processo mediatico" tornare "a battere il chiodo al momento opportuno e in modo pressante", esercitando sui giudici del secondo grado "un ricatto morale fortissimo e scorretto" che li induca a risolversi per una pena più grave, ma solo per non incorrere, a loro volta, nei giudizi sprezzanti della gogna mediatica.

Insomma, le Camere penali sono fortemente preoccupate per le pressioni "metagiuridiche" che, sempre di più, gravano sullo sviluppo delle azioni penali, nel nostro Paese: "E' un paradosso constatare che, proprio nei giorni in cui in Parlamento si discute della separazione delle carriere tra magistrati per raggiungere finalmente la terzietà del giudice, lo stesso giudice venga sempre più spesso condizionato nella sua indipendenza da una forza esterna che ha la pretesa di farsi portavoce della collettività".

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