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Estelle Casali e Raffaele Mazzamurro: "Dialoghi" di anime

Intervista con Emanuela Agnoli, curatrice di uno degli eventi più suggestivi dell'imminente kermesse

Estelle Casali e Roberto Mazzamurro: "Dialoghi" di anime

Si stanno ultimando i preparativi per l’inaugurazione di Arte Fiera - che aprirà i battenti il prossimo 6 febbraio - e per il pronti-via ad Art-City, la kermesse che accompagna la manifestazione principale e che si sviluppa in svariati, innumerevoli luoghi di Bologna, più o meno suggestivi, coinvolgendo tutta la città nel misterioso, affascinante, controverso e spesso polemico universo della pittura, della scultura, della fotografia e di qualsivoglia altra forma dell’espressività contemporanea.

(Estelle Casali: Roccia)

Tra le mostre in allestimento, una delle più interessanti sarà certamente Dialoghi, a partire dal 31 gennaio e aperta fino al 21 di febbraio, allestita nello studio legale e commerciale degli avvocati Silvia Princivalle e Maria Daniela de Ruggero, una location - come si usa dire oggi - di rara suggestività, nella centralissima piazza Minghetti, al civico n° 1. La doppia esposizione - che offrirà al pubblico opere di due artisti apparentemente lontani per età e provenienza, ma molto vicini per affinità artistiche - è stata curata da Emanuela Agnoli, una delle figure più dinamiche e innovative della promozione artistica, a Bologna e non solo. Ed è proprio lei, con questa intervista, a presentarci questo evento che, certamente, costituirà uno dei momenti più interessanti dell’intera kermesse petroniana.

(Raffaele Mazzamurro, "Scultura - Frammento 1")

Dottoressa, un maturo scultore e pittore bolognese e una giovane scultrice francese, quali sono gli elementi che le hanno fatto cogliere la possibilità e l’opportunità di farli, appunto, dialogare insieme? Quali caratteristiche differenziano questi artisti e quali li accomunano?

"Raffaele Mazzamurro ed Estelle Casali sono distanti solo anagraficamente, il primo è del ’61, la seconda del ’94; perché anche l’apparente diversità di carattere, molto più estroverso Mazzamurro, alquanto più riservata la Casali, manifestano la stessa timidezza e riservatezza di fondo che, sotto il profilo creativo, si manifesta in opere che mettono al centro dell’attenzione la difficoltà, nel mondo di oggi, di intrecciare relazioni interpersonali profonde, in grado di mettere in una reale comunicazione intima le anime delle persone. Così come anche i distinti materiali delle loro realizzazioni - la terracotta refrattaria di Estelle e i listelli di abete che usa Raffaele - sprigionano tutto il loro significato e la loro forza grazie al fuoco, elemento indispensabile per definire i cromatismi che, insieme alle forme astratte e concettuali, rapiscono l’attenzione di chi ne ammira le opere".

(Estelle Casali: opera su carta)

E come opera il fuoco, in questo processo?

"Nel deformare, da una parte, e nel consolidare, dall’altra, la materia, con cui la Casali dà corpo ai riflessi della sua anima, mediante una tecnica che fonde l’intenzione dell’artista all’autonoma capacità della materia stessa di dilatarsi nello spazio, grazie al calore. Un forza, quella del fuoco, come si manifesta nelle sculture di Mazzamurro, a cui s’accompagna la presenza e il colore della cenere, inconfondibile segno della caducità degli elementi e, a volte, anche dei sentimenti".

(Raffaele Mazzamurro: opera su carta)

L’arte concettuale, astratta, spesso rischia di andare a sbattere contro l’incomprensione, di dover fare i conti con la difficoltà a essere decifrata dallo spettatore: in che modo si può e si deve superare questo ostacolo?

"Le opere della Casali e di Mazzamurro, al pari di quelle di qualsiasi altro artista non figurativo, devono essere, più che guardate, sentite: è un sottile, a volte anche complicato, certo, gioco di empatia, di connessione tra l’anima di chi realizza e quella di chi osserva, con l’obbiettivo di cogliere l’intimità e i significati latenti delle impressioni e delle esperienze che l’artista ha colto e vissuto nella e della realtà quotidiana. Anche guardando un’opera classica, del resto, bisogna avere la capacità e la volontà di andare oltre, di scorgere quel qualcosa che oltrepassa l’essere o la cosa rappresentata; nell’arte informale, questo processo prende le forme dell’inconscio, che spesso o quasi mai hanno una definizione precisa. In questi due artisti, per esempio, assume un significato particolare la macchia di colore - in particolare, i riflessi ottenuti col blu oltremare, oppure col rosso - che creano, nella predominanza di un grigio particolarissimo e vivido, imposti cromatici irripetibili, assolutamente originali come gli attimi dell’esistenza loro e di ciascuno di noi".

(Emanuela Agnoli)

Concludiamo, parlando anche del ruolo del curatore, nel processo di promozione e valorizzazione di un artista contemporaneo. Quale ruolo gioca, chi pensa e realizza la mostra, nelle fortune di un artista?

"Oggi più che mai, fondamentale. Il più delle volte, l’artista non ha la capacità o la possibilità di presentare al meglio se stesso, sia al pubblico sia ai protagonisti del settore, ai galleristi, specialmente adesso che le forme della comunicazione passano attraverso il web. Realizzare un buon catalogo, avere un “biglietto da visita” importante e ben confezionato - e colgo l’occasione per ringraziare Michele Gailli, il quale, per questa mostra, ha compiuto un lavoro a dir poco straordinario -, è quanto di più necessario, per non dire fondamentale, per raggiungere gli operatori del settore e, tramite questi, la possibilità di esporre in mostre di prestigio e d’incontrare il grande pubblico".

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