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GIORNO DEL RICORDO
10 Febbraio 2025 - 13:44
Cosa sia successo, nel tardo pomeriggio di domenica, i bolognesi che hanno attraversato piazza Maggiore, lo hanno ben capito e visto coi loro occhi, senza bisogno di spiegazioni, più o meno ufficiali, da parte del sindaco o di chissà chi altri.
Come accade da ormai molti anni, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia ha radunato i propri militanti all'inizio del tratto pedonale di via d'Azeglio, da dove, per commemorare le vittime delle Foibe, ha dato vita a una breve fiaccolata che, come sempre, avrebbe dovuto raggiungere Palazzo d'Accursio, dove sarebbe stata deposta una corona di fiori sotto la lapide presente nel Cortile d'onore che ricorda la tragedia dell'Esodo delle genti giuliane, istriane e dalmate.
Ovviamente, per svolgere la manifestazione, esattamente con queste modalità, erano state avvertiti, come vuole la normativa, sia la Questura sia il Comune. E nessuno di questi due enti, ha preventivamente contestato e men che meno proibito a Gioventù nazionale di svolgere l'iniziativa.
Semmai, quel che non era prevista e men che meno autorizzata, era la contromanifestazione dei soliti sedicenti centri sociali, quelli che godono di ampi appoggi e coperture politiche in Comune e dentro la giunta, indetta chiaramente non tanto per manifestare dissenso contro i "meloniani", ma proprio per impedire loro di celebrare l'evento. La solita, tollerata scorribanda illegale di queste impunite bande di delinquenti politici che tentano ormai quasi quotidianamente di conculcare la libertà di espressione e di manifestazione delle forze non di sinistra della città.
Infatti, non appena il corteo dei ragazzi di destra si è approssimato a Palazzo d'Accursio, i militanti dei centri sociali hanno iniziato a lanciare oggetti contro di loro e a far esplodere - mettendo a rischio anche l'incolumità dei passanti - anche bombe carta e fuochi artificiali, creando una situazione di forte tensione e pericolo per tutti.
Presenti in forze, Polizia e Carabinieri hanno rallentato il corteo di Gioventù nazionale, per guadagnare il tempo necessario a contenere la violenza degli antagonisti e, nel mentre, qualcuno ha deciso, per evidenti ragioni di sicurezza, di far chiudere il portone di accesso principale di Palazzo d'Accursio, col risultato d'impedire agli unici, legittimi manifestanti - quelli di Fratelli d'Italia - di portare a compimento la commemorazione. Infatti, l'eurodeputato Stefano Cavedagna è stato costretto a tenere una breve orazione davanti alle ante serrate del Comune, appoggiando la corona di fiori al muro esterno del municipio.
E' stato a quel punto, quando il corteo di Gioventù nazionale si era già sciolto che due consiglieri comunali - Manuela Zuntini ed Elena Foresti - e un consigliere regionale di Fratelli d'Italia - Francesco Sassone - hanno pensato bene, per non abbandonare la corona di fiori alla furia vandalica dei centri sociali, di accedere in Comune, accompagnati da altri tre militanti del partito, dall'ingresso di piazza Galilei, a sua volta chiuso, ma da cui si può entrare, suonando al comando della Pm di Palazzo d'Accursio, se si fa parte del personale politico o amministrativo di Palazzo d'Accursio.
I vigili, com'era naturale che fosse, hanno aperto la porta - che è videocontrollata - e la piccola delegazione ha potuto così collocare la corona di fiori ai piedi della lapide, come da programma.
Questi i fatti, nudi e crudi, come si suol dire. Il condimento, invece, ce lo ha messo Lepore.
Il primo cittadino, infatti, nell'evidente imbarazzo, in cui è stato messo dall'azione dei centri sociali, si è primo inventato la presenza, nel corteo di Gioventù nazionale, di elementi della Rete dei Patrioti - che, invece, celebrerà oggi il 10 febbraio, alle ore 18.30, come da tradizione, al cippo di via don Sturzo, insieme a Indipendenza! -; poi, ha denunciato la presunta mancanza, da parte di Fratelli d'Italia, delle autorizzazioni a svolgere la manifestazione. Da ultimo, il sindaco si è inventata un'inesistente invasione e occupazione di Palazzo d'Accursio, da parte dei ragazzi di Gioventù nazionale.
Accuse, quelle di Lepore ai ragazzi di destra, che, per quanto smentite dalle stesse immagini delle telecamere interne del Comune, all'interno del quale hanno acceduto solo i tre consiglieri suddetti e tre accompagnatori non esattamente giovanissimi, sono state subito amplificate dal partito del sindaco e dal movimento giovanile del Pd, tramite un delirante comunicato, in cui si legge: "Abbiamo appreso con grande indignazione e dispiacere degli avvenimenti accaduti nella serata di ieri a Palazzo d'Accursio. È inaccettabile e ingiustificabile che Gioventù Nazionale abbia scelto di introdursi con uno stratagemma opaco all'interno della sede istituzionale della nostra città, un gesto grave reso ancor più preoccupante dal sostegno e dalla complicità di esponenti di Fratelli d'Italia che ricoprono ruoli istituzionali di rilievo".
Cosa ci sia, dietro questa polemica stucchevole e strumentale - destinata, per altro, ad avere strascichi giudiziari, dato che la Zuntini è stata oggi in Questura a querelare il sindaco per diffamazione e altrettanto hanno annunciato di voler fare Sassone, la Foresti e Cavedagna - è chiaramente illustrato dal fatto che lo stesso sindaco, nei suoi commenti e nelle sue dichiarazioni, non abbia manifestato alcuna intenzione di denunciare i centri sociali per tutti i reati commessi, nello stesso frangente in cui, secondo lui, Fratelli d'Italia si sarebbe comportata scorrettamente.
Una preventiva polemica feroce e rovente, insomma, quella di Lepore, per non essere chiamato a rispondere - per l'ennesima volta - dei rapporti che legano lui, la sua vice, Emily Clancy, e alcuni consiglieri della maggioranza a quella micro-galassia dei centri sociali che spadroneggiano in città, compiendo un'infinità di azioni illegali, se non proprio criminali, on solo contro gli avversari politici e istituzionali dell'attuale giunta comunale, ma anche contro cittadini comuni e proprietà pubbliche e private. Una micro-galassia che vive e prospera grazie ai vantaggi che l'amministrazione assicura ad alcune delle realtà di cui si compone, alla tolleranza da parte di alcune figure apicali dell'ordine pubblico e dell'inerzia di una parte della magistratura locale che, rapidissima nel perseguire le infrazioni, anche minime, compiute da movimenti di altra natura politica, appare lentissima nell'indagare e nel sanzionare i reati, anche gravissimi, compiuti dai militanti rossi dei centri sociali.
Una polemica preventiva, con cui, come è successo lo scorso 9 novembre, il sindaco tenta di nascondere e di far passare in secondo piano, se non proprio nel dimenticatoio, una realtà di illegalità e violenza che sta diventando la vera e propria cifra distintiva del dibattito e dell'azione politica bolognese.
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