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STRAGE DI BOLOGNA
19 Febbraio 2025 - 17:50
Paolo Bellini
I legali di Paolo Bellini, condannato all'ergastolo in primo e secondo grado per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, hanno depositato il ricorso in Cassazione per chiedere "l'annullamento, con o senza rinvio", della sentenza pronunciata lo scorso 8 luglio dai giudici della Corte d'Assise d'appello bolognese. Nelle quasi 200 pagine del ricorso, depositato lunedì, gli avvocati Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti mettono in fila 18 motivi per i quali, secondo loro, la Cassazione dovrebbe annullare la sentenza che ha confermato la condanna all'ergastolo del loro assistito, che attualmente si trova in carcere a Cagliari.
Tra gli elementi che, secondo Capitella e Fiormonti, denoterebbero la contraddittorietà e l'illogicità delle motivazioni della sentenza d'appello, depositate ai primi di gennaio e che ricalcano, sostanzialmente, quelle della sentenza di primo grado, c'è, ad esempio, il rigetto della richiesta di citare nuovamente come testimone la nipote di Paolo Bellini, Daniela. Quest'ultima, che in primo grado era stata citata dall'accusa e si era avvalsa della facoltà di non rispondere, avrebbe dovuto deporre "sulla decisiva circostanza del viaggio da Scandiano a Rimini fatto insieme allo zio Paolo Bellini", la mattina del 2 agosto 1980, e, per Capitella e Fiormonti, "era una teste fondamentale, perché avrebbe deposto sul fatto decisivo se erano o meno passati per Bologna, oppure avevano ininterrottamente viaggiato da Scandiano fino a Rimini".
Tra i motivi indicati nel ricorso, poi, c'è il rigetto delle istanze, con cui i difensori di Bellini avevano richiesto una perizia antropometrica e "una perizia fonica sull'intercettazione ambientale nell'abitazione di Carlo Maria Maggi". Si tratta dell'intercettazione del 1996 in cui il leader veneto di Ordine nuovo parla di un aviere - Bellini, secondo l'accusa- che avrebbe portato in stazione la bomba che provocò 85 morti e oltre 200 feriti. Altro elemento valido per chiedere l'annullamento della sentenza è, per Capitella e Fiormonti, "l'aver omesso di accertare l'orario segnato sull'orologio indossato da una signora ripresa dietro l'anonimo ritenuto Paolo Bellini, oppure di accertare l'orario in cui sono state riprese le immagini nelle quali compare l'anonimo, ritenuto Paolo Bellini, con il ricorso allo strumento del Sun Earth Tools, secondo le regole della scienza gnomonica". Secondo i legali, l'orologio della signora segnerebbe le 12.15 o le 13.15, orari in cui Bellini non poteva essere presente in stazione. Nel ricorso si parla, inoltre, di "mancanza, contraddittorietà e travisamento della prova, e illogicità manifesta della motivazione, in relazione al finanziamento della strage e alla remunerazione degli esecutori materiali", nonché di "mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione in relazione alla presenza dell'imputato alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980" e "in relazione alla militanza di Bellini in Avanguardia nazionale". Si lamenta anche un travisamento della prova per quanto riguarda la perizia esplosivistica svolta da Danilo Coppe e Adolfo Gregori nel processo sulla strage a carico dell'ex Nar Gilberto Cavallini, poi acquisita nel processo a Bellini.
Secondo i legali di Bellini, in sintesi, le motivazioni "conformi" delle sentenze di primo grado e di appello "sono attraversate da questioni irrisolte e da dubbi interni non sciolti, palesando così una forte incapacità esplicativa di momenti decisivi nella ricostruzione del fatto". Per Capitella e Fiormonti, quindi, le due pronunce "non hanno rispettato lo standard valutativo della prova indiziaria", in quanto "sia nella valutazione di ogni singola prova per saggiarne la valenza qualitativa e il grado di precisione e gravità, sia nella valutazione globale" non avrebbero "risolto la... relativa ambiguità di ciascun indizio per pervenire alla certezza che consente di attribuire il reato all'imputato 'al di là di ogni ragionevole dubbio', anche perchè le ipotesi alternative formulate dalla difesa non erano affatto prive di concreti riscontri nelle risultanze processuali". Da qui la scelta di ricorrere in Cassazione da parte dei due avvocati. Nello stesso processo che vede imputato Bellini sono inoltre stati condannati, in primo e in secondo grado anche l'ex capitano dei Carabinieri Piergiorgio Segatel, condannato a sei anni per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, che � invece stato condannato a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero.
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