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Addio a Andrea Tattini: la leggenda del basket bolognese che ha ispirato generazioni

L'icona del basket bolognese lascia a 70 anni la moglie Luana e tantissimi amici

Addio a Andrea Tattini: la leggenda del basket bolognese che ha ispirato generazioni

Andrea Tattini (fonte Facebook)

È con profonda tristezza che la comunità sportiva delle Due Torri, e in particolare quella appassionata di basket, riceve la notizia della scomparsa di Andrea Tattini, all'età di 70 anni. Anche senza scudetti di Serie A nel suo palmarès, Tattini era una figura leggendaria, un vero e proprio mito, i cui racconti e imprese sportive rimarranno per sempre impresi nella memoria collettiva.

Nato a San Lazzaro il 13 ottobre 1954, Andrea Tattini era conosciuto come un eterno ragazzo. La sua figura si è ingrandita grazie alle sue eccezionali capacità atletiche e alla sua statura morale: ben 183 centimetri, una notevole altezza per gli standard degli anni Ottanta. Con la sua energia, Andrea era in grado di compiere azioni straordinarie sul campo, come schiacciare il pallone a canestro con la stessa abilità dei celebri Harlem Globetrotters. Tuttavia, definirlo soltanto un giocoliere sarebbe riduttivo.

Andrea Tattini, noto per essere un irredimibile agonista, era autodidatta ed eccezionale sia con la mano destra sia con il piede destro, nonostante non si servisse della sinistra. Oltre alla pallacanestro, Tattini si cimentò con successo anche nel calcio, ricoprendo il ruolo di mediano vecchio stile, e conquistò due promozioni con la maglia del Boca.

La sua fama attrasse moltissimi appassionati che affollavano il palasport di Castel San Pietro, pur trattandosi di un campionato di Serie B. Era un uomo indomabile, incapace di arrendersi. Memorabile fu la volta in cui, dopo una vittoria a calcio con il Boca, si precipitò in auto per arrivare in tempo al palasport, cambiandosi forse persino mentre guidava.

Ai Giardini Margherita, al famoso Playground, il suo regno indiscusso, ricevette in dono un bastone, la 'zanetta', a simboleggiare il rispetto e l'affetto di chi lo circondava. Sempre disposto a scherzare, accettò con piacere anche una felpa donatagli dagli amici "Trop Imbezell", un'espressione inequivocabile per i bolognesi. Con la sua lunga chioma e la moto, Tattini era un'icona in movimento.

Impossibile dimenticare il torneo a Loiano, dove non poteva rifiutare l'invito a giocare al fianco di miti come John Fultz, Dante Anconetani e Charlie Yelverton. Anche in quella occasione, nonostante l'impegno al Playground alle 22, arrivò con mezz'ora di ritardo. Eppure, la presenza di duemila spettatori, desiderosi di vederlo in azione, convinse tutti a lasciarlo giocare. 

La convivenza con il diabete lo costrinse a usare talvolta stampelle o una sedia a rotelle, ma non lo fermò. Riuscì sempre a mantenere il busto eretto e lo sguardo rivolto all'orizzonte. Consigliava e allenava, e donò la sua testimonianza anche al docu-film sul Playground. In occasione delle riprese, Andrea espresse spontaneamente quello che si può considerare il suo testamento spirituale: l'importanza di provare e riprovare sul campo, di non smettere mai di migliorarsi. Negli anni Ottanta, quando le sfide tra amici erano solitamente fino a cento punti, lui e i suoi compagni alzarono l'asticella inventandosi partite a mille punti. Andrea Tattini lascia la moglie Luana e numerosi amici, per i quali era semplicemente "il Tatto".

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