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CENTRI SOCIALI
03 Marzo 2025 - 15:38
Il qadriportico di vicolo Bolognetti, con lo striscione di Labàs
La Bologna onesta, quella costretta a sopportare le violenze - e spesso anche a pagarne le conseguenze in termini economici - dei gruppi dell'estrema sinistra annidati nell'Università, adesso non ne può veramente più.
La Questura annuncia: si stanno visionando i filmati di sabato mattina , quelli relativi alla manifestazione non autorizzata contro Anna Maria Bernini, per individuare i colpevoli degli atti ostili alle forze dell'ordine e degli imbrattamenti al Rettorato. C'è da chiedersi come mai, quando ci sono i "centri sociali" sulla strada, praticamente mai nessuno venga fermato o arrestato nella flagranza delle azioni illegali compiute: se c'è qualche poliziotto che li filma, ce ne dovrebbero essere anche altri in grado di assicurarli subito alla giustizia, o no? Chi comanda le forze dell'ordine vuole agenti capaci di garantire sicurezza alle persone e alle cose, oppure si accontenta di sapere che potranno gareggiare ai concorsi per videomaker?
Sempre che, come accaduto nel recentissimo passato, la Digos e il questore, Antonio Sbordone, unitamente a qualche magistrato, non rilevino aspetti, si dica così, sociologici, nell'agire di questi delinquenti, tali da renderli praticamente immuni - come di fatto sono - da ogni sanzione di tipo penale.
Non è questo però, almeno oggi, l'aspetto peggiore, nell'annosa questione dei singolari rapporti che queste frange - definite criminali da praticamente tutti i sindacati della forze dell'ordine - hanno intessuto con le istituzioni.
Questa mattina, infatti, scadevano i termini per la presentazione dei progetti, elaborati dalle associazioni attive nel mondo del volontariato e del terzo settore, in base ai quali si dovrebbe decidere la nuova assegnazione del grande spazio pubblico di vicolo Bolognetti, quello precedentemente affidato - con strascichi giudiziari inquietanti - al gruppo "Nata per sciogliersi", dietro il quale si mal cela Labàs, uno dei più agguerriti "centri sociali" cittadini.
Ebbene, poco prima delle ore 12.00 - orario oltre il quale non sarebbe stato più possibile partecipare al bando - alcuni partecipanti hanno ricevuto questa singolare e-mail: "Gentilissime e Gentilissimi, comunichiamo che sono stati segnalati malfunzionamenti della PEC culturapromozione@pec.comune.bologna.it relativamente al bando in oggetto. Vi chiediamo di scriverci una mail segnalando nel dettaglio il problema (data invio, data ritorno, tutto il necessario) e di verificare l'eventuale corretto invio della domanda attraverso la ricevuta di ritorno. Qualora la PEC non risulti consegnata vi chiediamo di reinviarla alla PEC culturapromozione@pec.comune.bologna.it e in copia alla mail immobiliculturacreativita@comune.bologna.it. Se gli allegati risultassero troppo pesanti vi suggeriamo di inviare il materiale suddiviso in più mail".
Come si evince chiaramente dal testo, il presunto "malfunzionamento" della mail, segnalato evidentemente da qualche concorrente, sarebbe stato facile a superarsi, intanto dando un segale dell'eventuale mancato invio entro i termini previsti, poi, utilizzando quella di un'altro ufficio comunale, non soggetta, chiaramente, agli stessi problemi.
Invece, dopo questa prima mail, ad alcuni degli interessati ne giunge una seconda, con la quale viene comunicata la proroga di ben 24 ore dei termini di chiusura del bando, decisa dal "capo dipartimento". Dunque, per partecipare all'assegnazione dello spazio di vicolo Bolognetti, ci sarebbe tempo fino a domani.
Ora, i problemi sul tavolo sono diversi. In primo luogo, la decisione di prorogare il bando sembra essere stata assunta alle 14.00, cioè, due ore dopo la chiusura del bando stesso. A quell'ora, era già stata depositata la domanda del raggruppamento creatosi intorno a "Coop Macchine celibi", con 13 associazioni collegatesi per contendere Vicolo Bolognetti all'altra cordata, l'unica di cui si abbia notizia, interessata e, cioè, quella che fa capo a Labàs. Forse, ce ne sono anche altre, ma, dall'andamento della procedura, nei giorni scorsi, sembra proprio che i partecipanti siano solo "Macchine celibi" e "Nata per sciogliersi", cioè Labàs, anche se potrebbe aver assunto, per l'occasione, un'altra denominazione.
"Macchine celibi", infatti, senza riscontrare alcun problema, ha depositato telematicamente la domanda all'indirizzo indicato, tra le ore 11.00 e le ore 12.00.
A questo punto, sarebbe curioso conoscere - e presto, tra l'altro, lo si scoprirà comunque - a chi farebbe capo la cordata che, invece, avrebbe avuto difficoltà nel trasmettere la domanda. Anzi, in primo luogo, se si tratta di uno o più soggetti e, nel caso si tratti di un unico partecipante, perché mai, essendogli stata offerta una strada alternativa per depositare il materiale entro i termini previsti, si sia deciso, invece, di riaprire i termini del bando stesso.
Nei bandi pubblici, hanno un valore e un significato, in sede di valutazione delle offerte e di assegnazione, anche le modalità e le tempistiche di consegna delle domande/offerte e, dunque, riaprire i termini significa venir meno - o può significare il venir meno - del principio di trasparenza e imparzialità tra i concorrenti.
Visti i precedenti, quindi, se saltasse fuori che, a non rispettare l'orario di consegna, fosse stata la cordata legata al "centro sociale" e che, quindi, solo a esclusivo vantaggio di questa stessa cordata sarebbe stato deciso di prorogare i termini di consegna delle domande, sarebbe fatto enorme, per non dire di gravità inaudita.
Sia chiaro, si tratta, per adesso, di un "peccato di mal pensiero", ma anche di un peccato che, spesso, consente di capire la realtà delle cose.
Quel che è certo, è che, a questo punto, a tutela di chi ha rispettato i termini del bando per vicolo Bolognetti, sarà il caso che il Comune di Bologna, nell'ordine, renda pubblica: 1) la mail spedita dal concorrente impossibilitato a trasmettere tutta la documentazione, con indicato l'orario in cui sarebbe fallita la spedizione; 2) la documentazione che attesterebbe l'avviso, da parte di questo soggetto al Comune, dell'impossibilità di trasmettere la domanda, con ben indicati gli orari delle varie domande e risposte ricevute; 3) la comunicazione in base alla quale - come da ciò che si evince dalla prima comunicazione a tutti i partecipanti - il soggetto impossibilitato a spedire la domanda all'indirizzo culturapromozione@pec.comune.bologna.it, avrebbe avuto difficoltà a farlo anche all'alternativa casella di posta elettronica immobiliculturacreativita@comune.bologna.it; 4) quanti sarebbero stati i soggetti interessati e impossibilitati a presentare la domanda per partecipare al bando per vicolo Bolognetti; 5) perché mai, se le difficoltà nel ricevere le mail, da parte del Comune, erano state segnalate prima della scadenza del bando, si è aspettato che ne scadessero i termini, per deliberare la proroga.
Senza risposte chiare a queste domande, infatti, la vicenda di quello spazio - gestito, fino a oggi, in spregio a molte regole a cui si dovrebbe attenere qualunque altro gestore, come hanno potuto verificare le associazioni chiamate a fare il sopralluogo preventivo in vista del bando in oggetto - assumerebbe contorni a dir poco inquietanti e tali da minare irreparabilmente la fiducia stessa, da parte dei cittadini, nell'amministrazione comunale.
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