Il tennista con il 52 di piede non trova la scarpa: la solidarietà di Ivo Karlovic per Alessandro Pecci

Chi avrebbe mai pensato che un paio di scarpe potesse fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta? Eppure, per Alessandro Pecci, giovane tennista di Riccione, la questione delle calzature è diventata una vera e propria sfida. Con il suo 52 di piede, Pecci si è trovato spesso a dover rinunciare a competizioni importanti o a subire sconfitte evitabili, semplicemente perché non riusciva a trovare scarpe adatte al suo numero. Il padre, Moreno Pecci, presidente del Tennis Club Riccione, rha accontato al Corriere di aver tentato ogni strada possibile, persino contattando aziende negli Stati Uniti, ma senza successo. "Trova solo modelli da lavoro o da tempo libero, non va bene", afferma sconsolato.

A correre in suo soccorso ci ha pensato Ivo Karlovic, ex numero 14 del mondo e noto per la sua altezza e la sua battuta micidiale. Karlovic, che ha vissuto un problema simile durante la sua carriera, ha inviato ad Alessandro un pacco contenente tre paia di scarpe: una per l'erba, una per la terra rossa e una per il campo veloce. Un gesto di grande sportività che ha lasciato la famiglia Pecci incredula e grata.

"Quando abbiamo aperto la scatola ci abbiamo trovato tre paia di scarpe", racconta Moreno Pecci. "Siamo rimasti increduli, ma addirittura Karlovic si è scusato perché era andato all'ufficio postale con otto paia ma non avevano trovato una scatola abbastanza grande". Un gesto che va oltre la semplice donazione di calzature, rappresentando un esempio di solidarietà e comprensione tra atleti. Karlovic ha anche invitato Alessandro a Zagabria, per incontrarsi di persona e discutere di possibili soluzioni future.

Grazie all'intervento di Karlovic, diverse aziende si sono attivate per risolvere il problema di Alessandro, e sembra che a breve possa essere pronto uno stampo per produrre calzature su misura. Nel frattempo, il giovane tennista si prepara a disputare il prossimo torneo a Zurigo con le scarpe ricevute in dono. Un piccolo passo verso il suo obiettivo di entrare tra i primi 400 al mondo, ma un grande passo per la sua carriera e per la sua fiducia.

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