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Bolognetti, c'è già chi chiede di indagare sul bando

Oggi si saprà chi era il ritardatario, per il quale sono stati riaperti i termini

Bolognetti, c'è già chi chiede di indagare sul bando

I militanti di Labàs contro la Polizia, prima del trasferimento in vicolo Bolognetti

Il gruppo consiliare in Comune di Fratelli d'Italia ha annunciato di volersi rivolgere al prefetto di Bologna, affinché verifichi la regolarità dell'improvvisa proroga dei termini di presentazione delle domande per la gestione dello spazio di vicolo Bolognetti, che ora scadono alle 12.00 di questa mattina.

Iniziativa opportuna, ma, forse, sarà necessario già attrezzarsi per segnalare l'episodio alla Procura della Repubblica, essendo la magistratura penale l'unica istituzione ad avere gli strumenti necessari a scoprire esattamente cosa sia successo, ieri mattina, in un determinato ufficio dell'amministrazione, pochi istanti prima che scadesse l'orario limite per depositare la documentazione necessaria a partecipare alla gara di affidamento.

Quella che segue, infatti, è l'esatta dinamica oraria degli inquietanti fatti.

Alle 11.36, diverse associazioni collegate a "Cooperativa Macchine celibi" e la stessa capofila della cordata - che si è creata per fare concorrenza, principalmente, a "Nata per sciogliersi", dietro alla quale c'è Labàs e che attualmente occupa la struttura grazie a una decisione autonoma della giunta - ricevono tutti la stessa e-mail dal settore responsabile del procedimento, nella quale si segnala che gli eventuali concorrenti potrebbero avere delle difficoltà nell'inoltrare la partecipazione, causa un non meglio precisato mal funzionamento della casella "pec" indicata nel bando. In ragione di questo, nella stessa missiva, viene indicato un indirizzo di posta alternativo.

E' chiaro che questo disguido non possa che esser stato rilevato dall'ufficio, se non dietro segnalazione di qualcuno, altrimenti non si capirebbe la premura del messaggio e la necessità di indicare a tutti, ma specialmente a chi avrebbe segnalato la difficoltà, una seconda strada per presentare la documentazione nei termini previsti.

Di certo, non è stata "Macchine celibi" a segnalare il guasto, anzi. Alle 11.54, infatti, Carlo Terrosi, capofila della cordata suddetta, a nome delle 13 associazioni che rappresenta, invia la domanda e i documenti allegati e, per essere sicuro di agire entro i termini, la spedisce due volte: al primo indirizzo, quello che non funzionerebbe, ma anche al secondo. Entrambe le corpose e-mail vengono ricevute dal destinatario, come testimoniano le ricevute della "posta elettronica certificata".

Dunque, 18 minuti dopo il messaggio di allarme sul presunto mal funzionamento della casella di posta principale, nell'ufficio comunale che deve accogliere le domande ne arriva una che attesta non solo come sia possibile inoltrare il plico nell'indirizzo originariamente indicato nel bando, ma come funzioni benissimo anche quello alternativo.

Eppure, esattamente 60 secondi dopo - come si può notare dalla foto in basso - viene "creato" sul sito di Iperbole - alle 11 e 55 minuti e 43 secondi - il documento, con cui il responsabile della procedura, probabilmente Osvaldo Panaro, decide di concedere agli altri eventuali concorrenti - "Macchine celibi" ha rispettato i termini, quindi, non può essere interessata - altre 24 ore per ottemperare agli obblighi.

Perché questa decisione? La e-mail certificata giunta in Comune nei termini previsti dal bando, infatti, dimostra inequivocabilmente come fosse possibile per tutti rispettare l'orario limite. Per altro, se fosse stato il "confezionamento" della missiva elettronica da parte di qualche altro concorrente a non esser recepito dal sistema per un qualsiasi motivo, la responsabilità sarebbe tutta dello stesso concorrente, il quale, in buona sostanza, avrebbe aspettato l'ultimo istante per spedire la domanda - avendo un mese di tempo per farlo -, senza curarsi appieno di essere in grado di farlo e, quindi, accollandosi il rischio di fallire nell'operazione. E questo non può certo essere un motivo per giustificare la presentazione ritardata e, men che meno, la riapertura dei termini.

Ma il punto nodale della vicenda resta il plico spedito da "Macchine celibi" che, giungendo in orario, smentisce, almeno parzialmente, l'eventuale segnalazione di mal funzionamento della posta elettronica certificata e, comunque, allo stesso tempo, la facile possibilità di utilizzare il secondo indirizzo segnalato a tutti i partecipanti alle 11.36.

Anzi, uno dei punti nodali, in quanto c'è da chiedersi anche come sia stato possibile - e in virtù di quale volontà -, conoscendo i tempi ordinari della pubblica amministrazione, in meno di 19 minuti, quelli che separano l'invio dell'avvertimento a tutti i possibili concorrenti dalla creazione del documento di proroga dei termini, avvertire le associazioni interessate al bando della possibilità di usare una mail alternativa; accorgersi o ricevere segnalazione che anche questa, per qualcuno, non avrebbe funzionato; prendere la decisione e redigere un atto di riapertura dei termini: caricarlo e pubblicarlo sul sito ufficiale Iperbole, per di più dopo aver saputo che, in realtà, la posta elettronica funzionava benissimo.  

Tutte stranezze che, dunque, meriterebbero approfondimenti più radicali, di quelli che può svolgere la Prefettura, anche se già a Palazzo Caprara qualcuno potrà certamente pretendere dal Comune delle risposte serie, a una vicenda burocratica che appare alquanto ridicola.

Vicenda che, tra poche ore - mentre esce questo articolo, scade anche la proroga -, potrebbe trovare una prima risposta, conoscendo chi sarebbero stati mai i ritardatari di ieri.

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