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Ex-Cierrebì, la Li Calzi messa spalle al muro dell'ex-Cgil

Le opposizioni: "Il Comune fa le regole urbanistiche, poi non le rispetta mai"

Ex-Cierrebì, La Li Calzi messa spalle al muro dell'ex-Cgil

Si annunciava come il redde rationem tra Comune e comitati cittadini, il consiglio di Quartiere aperto Porto-Saragozza di ieri, sera, martedì 4 marzo, sul tema spinoso della riqualificazione del centro sportivo ex-Cierrebì. Al più, Roberta Li Calzi si sarebbe aspettata di dover respingere le prevedibili obiezioni delle minoranze del Centrodestra - che sono state sollevate e non senza energia e precisione -, ma certo non aveva previsto di essere messa spalle al muro dal fuoco amico, breve, ma efficacissimo e inaspettato, esploso da sinistra. E che sinistra.

Già, perché se Michele Terra, Potere al popolo, è pur sempre un oppositore dell'amministrazione comunale, Danilo Gruppi, ex-segretario regionale della Cgil, non può certo essere inquadrato nella categoria degli avversari viscerali di Palazzo d'Accursio. E al vecchio sindacalista - da una vita rotto ai confronti più duri, tra quelli che vedono opposte aspirazioni, speranze, interessi diversi e contrastanti -, sono bastate poche parole per mettere a nudo l'essenza della situazione: "Ci si dica se esistono reali margini di trattativa tra il Comune e la proprietà" - ha detto in sintesi -, "altrimenti è inutile perdere tempo".

Trattativa su cosa? Evidentemente, sugli "usi pubblici" - o, in altre parole, sul vantaggio per la collettività - che il Bologna Fc real estate (proprietà dell'area) e la multinazionale Go Fit (quella che dovrebbe attuare la riqualificazione) potrebbero esser disposti a concedere, pur di ottenere il permesso di realizzare il loro progetto.

Con quali margini si potrebbe mai patteggiare? La consigliera Anna Maria Cesari (foto sotto), telegraficamente, ha rilevato come, nel 2024, praticamente tutti gli interventi urbanistici del Comune, 18, siano stati realizzati in deroga al Pug, cioè, in barba alle regole che lo stesso Palazzo d'Accursio impone a tutti gli altri cittadini: "Sembra quasi che a Bologna ci sia la legge del marchese del Grillo: il Comune può tutto, gli altri...". In questa considerazione amara, c'è anche, però, il bandolo della matassa: senza le deroghe al Pug, senza il dimezzamento del "vincolo cimiteriale", i proprietari dell'ex-Cirrebì non potrebbero realizzare nulla, in quel comparto, che non fosse una ristrutturazione semplice dei manufatti esistenti che vi insistono sopra.

Punto e basta. Dunque, per tornare a Gruppi, il coltello dalla parte del manico, ce lo avrebbe proprio il Comune che, per accedere alla richiesta del Bologna Fc real estate di mettere a reddito quello che era nato come un centro sportivo e ricreativo, potrebbe chiedere, se non proprio pretendere di aver voce in capitolo su tutto il restyling del complesso. Altrimenti, la proprietà si troverebbe a dover gestire - e quanto meno mettere in sicurezza - uno spazio destinato a rappresentare solo un costo nel bilancio.

L'assessore, però, pur dimostrandosi abile, nel far passare come vantaggiose alcune richieste che sarebbero in corso di discussione tra le parti, di fatto, ha chiarito come, all'amministrazione, non interessi percorrere questa strada. Il Comune valuta positivamente il progetto esattamente così come confezionato dalla Go Fit e, in questa cornice, si accontenterà di ottenere qualcosa che sia compatibile con le attività e la gestione - a fini ovviamente commerciali e speculativi - che la multinazionale intenderà sviluppare.

Quindi, si contrabbanda per grande opportunità il raddoppio di un'area verde che, per quanto possa apparire bella bella e grande nelle schede tecniche, in realtà, come ha precisato Terra (foto sotto), è solo una striscia di prato incassata tra la trafficatissima via Gandhi e il confine dello stesso Cierrebì. Cioè, una lingua di terra che sì, sarà di oltre 5000 mq, rispetto ai poco più dei 3000 odierni, ma dove non sarà particolarmente salutare nemmeno accompagnare i cani a fare i loro bisogni.

Per non parlare dell'abbattimento dello splendido padiglione in legno lamellare - una delle più imponenti e prime costruzioni ispirate ai principi dell'ecosostenibilità realizzate a Bologna, dall'ingegnere austriaco Ernst Buchacher -, che verrà sostituito da un grigio parcheggio. E fa sorridere, per non dire altro, la sottolineatura dei 70 stalli che saranno riservati alla sosta pubblica - che, con gli aumenti tariffari appena licenziati, sono più un vantaggio per le casse comunali, piuttosto che per i residenti della zona -, dal momento che, anche in questo caso, al prezzo di qualche decina di metri quadri di asfalto, il privato si assicurerebbe circa 200 posti auto a uso esclusivo della clientela, cioè, un servizio ausiliario indispensabile per un'attività come quella portata avanti da Go Fit. 

Nulla da dire, invece, sulla possibilità futura di poter far utilizzare ad associazioni sportive propriamente dette i due campi da tennis che sopravviveranno e il campo da basket, anche se c'è da chiedersi se un piccolo monte orario settimanale di uso di tre terreni da gioco sia un corrispettivo adeguato, per un intervento che prevede investimenti - e rientri - per svariati, se non tantissimi milioni di euro.

Più complessa, semmai, la gestione delle piscine che, dai disegni, non appaiono affatto funzionali a una vera e propria attività di nuoto sportivo propriamente detto. Complessa perché, seppur si può concordare con la Li Calzi, quando afferma che anche le attività motorie tipo l'aquagym e simili possono essere racchiuse nel concetto di Sport, il suo sviluppo in una struttura del genere potrebbe diventare pericolosa proprio per le società che promuovono il Nuoto e la Pallanuoto agonistica. Infatti, quelle che si svilupperebbero alla Go Fit sono, più o meno, le stesso attività che sviluppate anche dalle altre piscine, quelle che aiutano i ragazzi a diventare atleti e campioni dell'acqua, e da cui traggono buona parte delle risorse necessarie proprio a finanziare l'attività agonistica, certamente infinitamente meno redditizia di quella di "wellness" o "benessere" che dir si voglia. Anzi, proprio una convenzione che, permettendo a una parte di cittadini di pagare meno quel genere di attività e, comunque, generando incassi per la struttura privata, potrebbe diventare esiziale per chi promuove i veri sport acquatici, con una sorta di concorrenza squilibrata.

D'altro canto, che il rapporto tra Comune e proprietà sia sbilanciato a favore della seconda, lo dimostra ampiamente anche la questione della messa in sicurezza del complesso, ancora recentemente oggetto di incendi dolosi, oltre che a rappresentare ormai da un lustro, cioè, da quando è chiuso, un ricettacolo di varie forme di degrado e criminalità. Come hanno sottolineato sia consiglieri, come Antonio Turchitto, sia rappresentanti dei comitati, come Vincenzo Donati, l'amministrazione comunale aveva e avrebbe ancora il potere, anche coercitivo, d'imporre alla proprietà di adottare le misure necessarie a far sì che l'ex-Cierrebì non costituisca un "pericolo" per i residenti. Tanto più che, se la comunicazione e la collaborazione tra i due soggetti è stata così intensa, negli ultimi anni, non avrebbe dovuto esser così difficile ottenere almeno questo.

Cosa ha risposto, l'assessore (foto sopra, mentre parla il presidente del Quartiere, Lorenzo Cipriani), sul tema? Ha lodato il Bologna Fc per aver rimosso dall'area non meglio precisati materiali che avrebbero potuto costituire un altrettanto non meglio identificato fattore di rischio per chi vi fosse entrato. Il che sarà stato pure positivo, ma, appunto, per la proprietà che, in caso di sinistri a causa di quegli stessi materiali, avrebbe potuto essere denunciata dalle potenziali vittime degli stessi. Mentre, per quanto riguarda il futuro, la Li Calzi ha spiegato che tutto si risolverà presto e radicalmente, quando l'ex-Cierrebì sarà diventato... il cantiere della Go Fit! Dunque, dando per scontata l'approvazione del piano da parte del Comune.

Approvazione, però, che non appare esattamente così scontata. Infatti e infine, sempre la Cesari - a cui si sono uniti, in questo ragionamento anche la consigliera comunale Samuela Quercioli e alcuni legali che sostengono la protesta dei comitati, come Mariangela Balestra - ha chiesto alla giunta, non senza un pizzico di malizia, di illustrare le fondamenta giuridiche che permetterebbero alla giunta e al consiglio comunale di deliberare un dimezzamento dei limiti imposti dal "vincolo di rispetto delle aree cimiteriali" che, a norma, è un ostacolo giuridico molto stringente, non aggirabile sulla semplice considerazione che occorre favorire la realizzazione di un progetto, della Go Fit o di chi altri.

Insomma, se fosse mai possibile riassumere il civile, ma duro confronto di ieri sera, si potrebbe tentare con questa: non è che il Comune, a fronte dei diritti di un proprietario privato, vorrebbe ottenere tanto per i cittadini, ma non potrebbe ottenere che accontentarsi di quel che altri è disposto a concedere; è che il Comune potrebbe pretendere tanto, ma non vuole farlo

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