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BIOGRAFIA POLITICA DI BERGOGLIO
12 Marzo 2025 - 11:04
I "popoli puri" del Sud povero contrapposti alle "élites corrotte e scristianizzate" del Nord ricco: visioni di Papa Francesco, "peronista dalla testa ai piedi" e populista, anti-occidentale, affascinato dalla religiosità comunitaria russa, ma secondo una tradizione tutta argentina.
Intervistato dall'agenzia di stampa Dire, Loris Zanatta (foto sotto) - docente ordinario di Storia dell'America latina all'Alma Mater - descrive così gli orizzonti culturali e politici del pontefice, presentando il suo ultimo libro, edito da Laterza, "Bergoglio. Una biografia politica".
"C'è un'idea di conflittualità molto argentina, che tende a dividere il mondo in popolo e anti-popolo - spiega Zanatta -. In questa visione, la storia diventa teatro di una guerra eterna tra il bene e il male".
Autore di molti saggi sulle personalità sudamericane - tra gli altri "Il peronismo" (2008); "Eva Peròn. Una biografia politica" (2009); "Il populismo" (2013); "Fidel Castro. L'ultimo re cattolico'' (2020); "Il populismo gesuita. Peròn, Fidel, Bergoglio" -, in questa sua ultima fatica intellettuale, il docente tenta di comprendere ragioni e significati, toccando più continenti e confrontando elementi di più culture politiche.
"Mettere un'etichetta a Bergoglio è un abuso un po' come per tutti - afferma l'autore -. Io lo definisco populista, ma non uso questo termine come marchio per stigmatizzare o esaltare, bensì come concetto". Infatti, si tratterebbe di una categoria tipica del cattolicesimo latino-americano: "La sua premessa è il mito di un popolo delle origini, puro e non corrotto dalla riforma protestante, dal razionalismo, dall'illuminismo e dal liberalismo; una degenerazione che richiede una forma di redenzione, incarnata a volte dal "caudillo", che conduce il popolo alla terra promessa, che non sta nel futuro ma nelle origini della purezza".
Deriverebbe da qui, il "pauperismo" di Bergoglio: "Ciò fa del papa un peronista, dalla testa ai piedi. Né di destra né di sinistra, bensì ortodosso; e il Peronismo viene dal Fascismo, con spirito anti-moderno e anti-liberale, con la rivendicazione di un'identità cattolica, corporativa, nazional-popolare". Una traccia che si ritrova in tanti dei discorsi pronunciati da Francesco, soprattutto nei Paesi del Sud globale: "Più che critiche, le sue sono delle condanne dell'Occidente e dei suoi valori. Sono moniti rivolti ai popoli affinché non cadano nella prosperità, con il rischio di restare vittime di colonizzazioni ideologiche".
Secondo il professore, questa visione è in contrasto anche con il Cattolicesimo europeo, incarnato ad esempio da Benedetto XVI, che riconosce il valore fondamentale della ragione. E anche alcune citazioni di Alcide De Gasperi o Konrad Adenauer, da parte di Francesc, non cambierebbero le cose: si sarebbe trattato di concessioni a una platea di un altro mondo, mai ascoltate prima della partenza di Bergoglio dall'Argentina.
E il populismo, nato ad altre longitudini, con i "narodniki" russi, è socialista? "Nel caso di Bergoglio lo chiamerei piuttosto comunitario - risponde Zanatta -: Ma, però, ha tratti simili rispetto al populismo russo; entrambi nascono in contrasto con le sirene occidentali e hanno gli stessi nemici: l'individuo moderno, contrapposto al popolo imbevuto di fede; poi, l'economia di mercato, la democrazia politica e la secolarizzazione".
Nell'universo politico di Francesco un riferimento è il filosofo Ernan Benitez: "Parlava del Peronismo come di un comunismo di destra, fondato sul presupposto che l'individuo possa essere sacrificato all'unità della fede e della patria, però, non ateo, bensì confessionale".
Zanatta sottolinea parole come "obschina", la comunità rurale che riconosce solo lo zar e il pope, nella quale i populisti russi vedevano realizzarsi gli ideali cristiani. E si ricorda la dichiarazione dell'Avana, siglata il 12 febbraio 2016, due anni dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca: nel documento Francesco e il patriarca Kirill (foto sopra) sottolineano che "è necessario per superare le divergenze storiche" e unire gli "sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio". "E' un documento di affinità ideale, che va al di là del dialogo ecumenico - conclude annota Zanatta -.Un fatto che non sorprende: l'eredità più profonda che lascia Bergoglio, è il distacco, non so se definitivo, della Chiesa cattolica dall'Occidente e dai suoi fondamenti ideali".
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