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Altro che abusivo, Fabio Milani agì da medico legittimato e coscienzioso

Le motivazioni della sentenza restituiscono piena dignità al dottore che non abbandonò i pazienti

Altro che abusivo, Fabio Milani agì da medico legittimato e coscienzioso

Fabio Milani, in un intervento televisivo

Fabio Milani non era il mostro, il medico che esercitava abusivamente la professione, bensì, un dottore di famiglia coscienzioso, il quale, quando decise di andare a curare i malati di polmonite, Covid o non Covid che fosse, abbandonati dai colleghi alla criminale terapia tachipirina+vigile attesa, lo fece nel pieno delle sue funzioni. Così come avrebbero potuto farlo anche tutti li altri medici, se avessero avuto la stessa coscienza scientifica, professionale e umana, almeno fino ai primi mesi del 2022.

Di fatto, questo spiega la motivazione della sentenza, quella con cui, lo scorso 20 gennaio, il giudice della II sezione penale di Bologna, Stefano Levoni, ha assolto pienamente Milani, il quale ha avuto al suo fianco, in questa delicata battaglia, l'avvocato romagnolo Riccardo Luzi (foto in basso) che, in questa breve intervista con noi, tira le somme di questa contesa giudiziaria.

Avvocato, queste motivazioni raddoppiano la soddisfazione del verdetto, giusto?

"Certamente, anche perché è stata resa piena giustizia a un uomo che non è mai stato accusato di aver fatto del male a qualcuno, ma, incredibilmente, di aver eseguito la sua missione di medico. Attenzione, non di medico coraggioso o eroico - anche se, visto quel che ha passato, questi aggettivi Milani, adesso, se li merita tutti -, ma di medico. E la prima morale che si può trarre da questa vicenda, è che nessun altro medico italiano è stato costretto, almeno fino a una certa data, a non visitare i suoi pazienti che si ammalavano: chi lo ha fatto, li ha abbandonati a loro stessi volontariamente".

Non solo a questo, si sono "limitati": qualcuno ha anche segnalato all'Ordine chi, come appunto Milani, aveva deciso di comportarsi diversamente.

"La cosa incredibile, però, è che l'Ordine, che ben doveva sapere che Milani - e quelli come lui -, sulla base del semplice DL 44, e della insolita "segnalazione" della Asl di residenza - che lo sospendeva da tutte le "attività inerenti il rischio di diffusione" del Covid, con un'espressione giuridicamente alquanto fumosa - non era da ritenersi, non dico radiato, ma nemmeno sospeso dalla sua qualità di medico. Perché era stato proprio l'Ordine a non adottare nei suoi confronti, sulla base di quel DL 44, alcun provvedimento che lo inibisse dall'esercitare l'attività".

E cosa ci sarebbe di incredibile, in tutto ciò?

"L'ordine era stato allertato da un collega, infastidito dal fatto che Milani si fosse recato da alcuni suoi pazienti, prescrivendo loro degli antibiotici. Né questo medico, afcendo l'esposto, né l'Ordine, ricevendolo, si sono preoccupati, in primo luogo, come sarebbe stato giusto e opportuno, di verificare lo stato di salute di quelle persone (le quali, da gravemente ammalate, erano guarite, grazie a Milani). No, fondando le loro accuse sulle sole dichiarazioni pubbliche di Milani contro il vaccino anti-Covid, hanno fatto partire le indagini per esercizio abusivo della professione, dimenticandosi, però, di verificare date e procedure corrette".

Per di più, nel frattempo, sospendendolo dall'esercizio della professione.

"Sì, nel 2022, commettendo così un doppio errore, perché lui avrebbe potuto incorrere in quella sanzione solo dopo l'approvazione del DL 172, quello che impose un drammatico giro di vite ai danni degli operatori non solo sanitari, ma anche dei servizi pubblici, della scuola, delle forze dell'ordine, ecc".

Il medico bolognese, comunque, ha pagato duramente questo suo impegno a favore dei pazienti?

"Sono stati anni durissimi, caratterizzati da gravi umiliazioni - di fatto, stato anche costretto ad andare in pensione anticipata -. Ora, però, non solo si è già ristabilita una parte della verità, ma credo che, nel prossimo futuro, potrà togliersi anche altri sassolini dalla scarpe".

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