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ALLERTA METEO
18 Marzo 2025 - 17:40
I lavoratori di Lepore, nell'interpretazione dell'IA
Esistono almeno due modi, per interpretare certe informazioni istituzionali, diramate dagli enti pubblici.
Il dato oggettivo per tutti, nel caso in questione, è che l'altra notte, 17 marzo, effettuata la prova di carico, è stato terminato e con esito positivo "l'inserimento" del sottopasso tramviario prefabbricato nella via Persicetana, a Borgo Panigale. Il complicato lavoro era iniziato il giorno 14 marzo ed erano stati previsti, per la realizzazione dell'opera, quattro giornate lavorative. Dunque, come ha sottolineato con soddisfazione il sindaco, Matteo Lepore, l'operazione è stata portata a buon fine, risparmiando pure 24 ore di inevitabili disagi e problemi per chi è uso avvalersi di quell'arteria nelle sue esigenze di mobilità.
Applausi, per tanto?
Forse, sì', leggendo, appunto, l'interpretazione che di questo fatto ne ha dato l'amministrazione comunale, sottolineando come il risultato sia stato raggiunto, alternando "notte e giorno numerose squadre di addetti per un totale di 90 persone al lavoro su tre turni".
Forse, no, riflettendo sull'ultima frase del comunicato di Palazzo d'Accursio, quella in cui si precisa come, tutta questa massa laboriosa di operai, abbia agito sotto il controllo di "una centrale di coordinamento che ha operato in stretto contatto con l'amministrazione comunale a causa dell'allerta meteo".
Infatti, proprio il 14 marzo e il successivo 15 sono stati giorni caratterizzati dal lancio del così detto "Allarme rosso meteorologico", con tanto di ordinanza imperativa per la chiusura delle scuole, di molte attività pubbliche, anche nel territorio urbano della città. Una decisione che ha sconcertato tantissimi cittadini - specialmente molte migliaia di genitori-lavoratori, improvvisamente costretti a riorganizzare le giornate, dovendo lasciare i bambini e i ragazzi a casa -e sollevato polemiche anche a livello politico.
Tra le tante, quella di Anna Maria Cesari, vicepresidente di ComiColli e particolarmente attenta non da oggi sui temi delle esondazioni (del Ravone, ma non solo di quel torrente) e della tutela anche idrogeologica del territorio, la quale ha sottolineato come, "se si lavorasse con lungimiranza, non ci sarebbe bisogno di chiudere tutte le scuole a ogni allerta meteo (che alternandosi con i vari scioperi, anch'essi ormai molto frequenti. curiosamente sempre indetti di venerdì o di lunedì, creano una miscela esplosiva per le famiglie), evacuazioni di massa, danni di vario genere". Apprendere dalla sera alla mattina, per esempio, che le scuole verranno chiuse, mettendo in difficoltà non piccole - o costringendo a sostenere delle spese, per l'accudimento dei bambini -, fa sorgere spontanea delle domande: "se chi parla di questi rischi fa parte dell'amministrazione comunale che qui è al potere da decenni, perché ancora non si fa nulla di strutturale? Perché si è giunti a questo punto? Perché il cittadino deve attendere il rimpallo di responsabilità, tra l'ente di piazza Maggiore e la Regione, pagandone il conto? Perché si deve sempre intervenire dopo le tragedie, pagando il triplo rispetto ad un lavoro eseguito in prevenzione? Perché deve anche sempre far fronte personalmente a tutte le conseguenze di questa situazione?".
Matteo Lepore, parlando in consiglio comunale, ha tagliato corto, evidenziando come, a fronte di un "allarme rosso" lanciato dalla Protezione civile, lui sarebbe stato addirittura a rischio denuncia, se non avesse emanato l'ordinanza per sospendere tutte quelle attività che, in caso di alluvione, avrebbero potuto mettere a rischio l'incolumità delle persone. "Quel che non si spiega, però - replica Giovanni Preziosa, portavoce cittadino di Indipendenza! -, è che, secondo il sindaco, sarebbe più pericolo recarsi al liceo o a scuola, nel pieno centro di città, dove non è che la furia degli elementi possa fare chissà quale indiscriminati danni, se non appunto, come successo nel recente autunno, per l'incuria delle reti fognarie, di cui è responsabile la pubblica amministrazione, che realizzare una complessa messa in opera di un gigantesco blocco di cemento, lavorando anche di notte e alla luce delle fotoelettriche".
Ed effettivamente, spostare e lavorare intorno a blocchi di cemento, sotto la pioggia e nel fango, a rigor di logico, dovrebbe risultare più pericoloso dell'attraversare qualche strada del centro o delle periferie, per ascoltare il professore d'inglese o sostenere la prova di Italiano o di Matematica...
In altre parole, se il sindaco non ha corso più rischi di tanto, nell'imporre agli operai di darsi da fare, sotto un maltempo che avrebbe potuto non solo vanificare il loro stesso lavoro, ma mettere in serio pericolo la loro salute e la loro incolumità, quali ne avrebbe corso, se non avesse assunto la decisione di regalare ai ragazzi e ai bambini un insperato giorno di vacanza prepasquale?
La sensazione, dicono più o meno allo stesso modo sia Preziosa che la Cesari, è che le emergenze climatiche siano una grande foglia di fico, necessaria per non dover ammettere i ritardi e le inefficienze nella cura del territorio e del tessuto urbano, da una parte; utile a prevenire con facilità e sbrigatività eventuali problematiche che il brutto tempo - a causa delle suddette mancanze di programmazione e opere - potrebbero determinare.
Il risultato, grosso modo, è sempre lo stesso, per il cittadino: subire o pagare i danni del maltempo, la cui responsabilità viene attribuita vuoi al destino cinico e baro, vuoi all'indiscriminato uso del Pianeta da parte di tutti e gli 8 miliardi di abitanti della terra messi assieme (e di cui certo non può essere responsabile e risponderne Palazzo d'Accursio); sopportare e barcamenarsi nei disagi che le scelte di vera o presunta prevenzione determinano.
Quel che è certo, è che l'entusiasmo per la rapidità di esecuzione del sottopasso del Tram, da parte del sindaco, è stata seconda solo a quella degli studenti che hanno potuto evitare, almeno per un giorno, lezioni, interrogazioni e compiti in classe.
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