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Vento(tene) di passioni... false

Cosa si nasconde dietro una polemica inutile e di nessun interesse pubblico?

Vento(tene) di passioni... false

Giorgia Meloni (Fonte Instagram)

Nessuno può dubitare del fatto che, della polemica sul Manifesto di Ventotene, alla quasi totalità degli italiani non gliene freghi un bel niente. Anzi, tutto questo accapigliarsi su quel documento dimostra esclusivamente quanto abissale sia la distanza che separa la politica del Palazzo dal sentire - sempre più preoccupato - della gente comune

Coloro che hanno i capelli bianchi, ammesso che li abbiano ancora, e sono memori degli ormai archeologici dibattiti di Tribuna politica, la paludata, mai mai abbastanza rimpianta rubrica condotta da Jader Jacobelli, poi, ricordano bene le espressioni sul volto di tutti i leader politici - tra l'annoiato, l'ironico e l'irrisorio -, al sentire Marco Pannella citare, a ogni pie' sospinto, quando si parlava di Europa, di Altiero Spinelli. Già, perché oggi, nella Sinistra, tutti si affannano a parlare bene di questo "confinato" antifascista - prima comunista, poi azionista e, di nuovo, comunista, ma "indipendente" dal partito -, ma, in realtà, non sopportato più di tanto, quando era attivo nel nostro Parlamento.

Diversamente, a Strasburgo, trovò maggior audience, anche perché iniziò a frequentare persone diverse, da quando, il 9 luglio 1981, andò a cena al Au Crocodile con un collega eletto nelle liste del Pci, Silvio Leonardi, ma assieme anche al nobile e cristiano democratico Karl von Wogau; ai labouristi inglesi, Richard Balfe e Brian Key; ma anche allo scrittore conservatore Stanley Johnson (delle cui opere letterarie si ricordano in pochi, almeno fuori dal Regno unito, ma che è noto ai più colti dei fatti della politica per essere il padre di Boris Johnson, l'ex-premier che ha voluto la Brexit); all'economista repubblica Bruno Visentini; alla democristiana Paola Gaiotti De Biase; addirittura al cristiano sociale tedesco (partito ultraconservatore della Baviera, egemonizzato da Franz Joshep Strauss, lo spuracchio di tutti i comunisti europei), Hans August Luckner. In quel ristorante nacque il Club del Coccodrillo e in quel circolo interpartitico e internazionale  nacquero alcune idee e presero forma alcune proposte che, successivamente e in parte, si concretizzarono nelle istituzioni e nei trattati dell'Unione europea. Ed è in virtù di quella particolare esperienza che Spinelli è ricordato nei palazzi del potere della Ue come un "padre" della stessa, non certo per il Manifesto di Ventotene. 

Nel tempo - come è uso fare con gli artisti e gli attori morti, della cui memoria spesso s'impossessa, dopo averli criticati in vita -, la "intellighenzia" comunista e post-comunista - tanto poco affettuosa con lo Spinelli in attività, al punto da costringerlo, nel 1985, ad andare a cercare attenzione al congresso del Partito radicale - si è ricordata dello scritto della prigionia nell'isola pontina e, necessitando di make-up (qui l'inglese è quasi d'obbligo) in salsa socialdemocratica, ha riportato agli onori dell'altare politico Spinelli e quel suo, fino a poco tempo prima, bizzarro europeismo, a quel punto tanto utile per trovare albergo nel socialismo democratico continentale. 

Tutto ciò premesso non per dare ragione a Giorgia Meloni, la quale, che la si apprezzi o meno, certo non ha bisogno di ausili giornalistici e men che meno del nostro, per difendere le sue posizioni politico-parlamentari; bensì per indicare quale sia il vizio d'origine della Sinistra di queste parti, un vizio doppio: da una parte, quello di tentare la delegittimazione radicale dell'avversario a ogni occasione (ritenuta utile); dall'altra, quella di pretendere che le proprie convinzioni politiche, legittime, ma appunto patrimonio solo di una fazione della politica, incarnino nel senso più autentico e unico le ragioni e il concetto stesso di democrazia e lo spirito autentico che ne anima o dovrebbe animarne le istituzioni in cui questa forma di governo degli uomini e delle cose si articola

Alla premier non piace il Manifesto di Ventotene? per la Sinistra non è la posizione di un'avversaria; il sintomo di una mancanza eventuale di cultura; oppure la bizzarra convinzione di una sprovveduta; no, no, nulla di tutto ciò. Non è sufficiente una critica, anche la più veemente, per additarla al pubblico ludibrio: la Meloni viene - deve essere - proposta per la scomunica; accusata di eresia; implicitamente condannata al rogo. Perché? Semplice: perché la leader del Centrodestra non ha detto qualcosa di diverso, di sbagliato, di inaccettabile all'orecchio degli avversari: ha bestemmiato contro il misterioso "dio laico" della Politica con la "P" maiuscola. Divinità, della cui esistenza si è ancor meno certi di quelle propriamente dette e venerate, ma a cui, per la Sinistra italiana è addirittura inconcepibile che esista qualcuno che non gli renda omaggio e non si genufletti al suo diafano apparire.

In questa cornice, se qualcosa può essere veramente rimproverata alla Meloni, è il fatto di aver ceduto, in altre occasioni, a queste liturgie dell'Antifascismo che, com'è noto, hanno una consistenza totalitaria e totalizzante per lo meno pari a quella del fenomeno storico a cui si oppone. Con la sola differenza che il Fascismo, che è un'esperienza della storia e della politica italiana, appartiene all'immanenza della Storia, alla realtà concreta in cui si è composta nel tempo; l'Antifascismo, che sta al Comunismo come il Rito ortodosso sta al Cattolicesimo, pretende di appartenere alla trascendenza dei fatti umani, ponendosi, così, proprio al di sopra stesso degli uomini e degli eventi mondani, rivendicando la propria appartenenza non tanto al mondo delle idee, ma proprio alla insondabile, purissima materia dell'immateriale. 

In altre parole, la Meloni, la quale ha avuto tanto, apparente coraggio nel prendere le distanze dal suo passato - e tutti sanno quanto sia facile e antico, se conviene, ripudiare il padre o entrambi i genitori -, non ne ha avuto e non ha ancora sufficientemente dimostrato altrettanto nel bruciare alle sue spalle i vascelli della Prima repubblica, di cui i più lenti, pesanti e carichi di orpelli sono proprio quelli dell'Antifascismo. Vecchi, inutili, spesso pericolosi rottami nel porto della Repubblica e, per di più, pieni zeppi di ratti pericolosi e pronti a mordere, non appena gliene si offra l'occasione

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