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INTERVISTA ESCLUSIVA

Fabio Filomeni: "Ecco perché non sono più al fianco di Vannacci..."

"Con la Lega non si può costruire l'Europa delle Patrie, sovrana e superpotenza, di cui abbiamo bisogno"

Fabio Filomeni: "Ecco perché non sono più al fianco di Vannacci..."

Il colonnello Fabio Filomeni

Fabio Filomeni, ormai, non ha più bisogno di essere presentato al pubblico. Soldato che ha iniziato dalla gavetta - guadagnandosi da subalterno la più prestigiosa delle diverse decorazioni che ha meritato sul campo -, è asceso alti gradi del paracadutismo militare, congedandosi da tenente colonnello, dopo una lunga carriera da "incursore", cioè, da uomo d'azione nei reparti più specializzati e impegnativi del nostro Esercito.

Successivamente, proprio negli ultimi anni, l'opinione pubblica ha familiarizzato con la sua figura, notandolo spesso al fianco del generale Roberto Vannacci, per il quale ha costruito, organizzato e guidato l''associazione "Mondo al contrario" che, sotto appunto il titolo del fortunatissimo libro dell'attuale europarlamentare, ha spianato allo stesso Vannacci la strada che lo ha portato a essere eletto a Strasburgo, sotto le insegne della Lega di Matteo Salvini.

Poi, però, qualcosa è cambiato. Vannacci, dopo aver dato l'impressione di voler dar vita a un movimento politico autonomo - per quanto parlamentare leghista, è stato eletto plebiscitariamente come "indipendente" in quelle liste -, ha deciso di continuare la sua avventura nello schieramento lombardo, trasformando la sua rete di amicizie - almeno così si presume - in una sorta di ulteriore corrente all'interno di un partito che, per la verità, già non sembra più unito di tanto.

A Filomeni, però, questa prospettiva è apparsa fin da subito angusta, anche perché - accentuando la Lega le sue posizioni ultra-atlantiste e di sostegno acritico al governo di Benjamin Netanyahu -, la linea del generale Vannacci gli è sembrata collidere direttamente con la sua personale vicenda professionale e umana, caratterizzata anche dalla restituzione agli Stati uniti di una medaglia al valore assegnatagli - la Achievement Medal -, per protestare contro la politica internazionale di quel governo. In questa intervista insieme a BolognaCronaca.it, Filomeni spiega le ragioni del suo distacco da Vannacci.

Colonnello, si tratta di una rottura sul piano ideologico e politico, oppure anche personale?

Esclusivamente politica. Ovviamente, non mi sento più con Vannacci come prima, ma siamo ancora amici e i rapporti tra di noi, sul piano umano, sono ottimi.

Non pensa che qualcuno possa giudicare troppo rigida la sua posizione: in fondo, Vannacci, restando nella Lega, ha dimostrato di essere una persona leale col partito che gli ha consentito di entrare all'Europarlamento?

Andiamo con ordine. Che Vannacci sia persona leale e corretta non è in discussione, a prescindere dalla scelta compiuta. Il problema nasce anche dall'analisi di quel risultato: è vero, la Lega lo ha fatto eleggere nelle sue liste, ma quel diluvio di preferenze che ha ottenuto il generale non venivano certo, nella quasi totalità, dall'elettorato tradizionale di Salvini, anzi. E' stato Vannacci, è stata l'associazione creata intorno a lui a portare voti alla Lega, per di più, permettendo al segretario di quel partito di uscire da una situazione di crisi profonda in cui versava. 

Insomma, secondo lei, non era e non è obbligato moralmente a restare lì dentro? Magari col rischio di essere fagocitato da un partito che non sembra godere di ottima salute? 

Esatto. Anche perché non penso che Vannacci possa costruire in quel contesto quel contenitore capace di raccogliere il consenso di tutti gli italiani che aspirano a costruire una Patria sovrana e indipendente in un'Europa che sia altrettanto sovrana e indipendente. Anzi, come piace definirla a me: Superpotenza. Un'Europa che non ha niente a che vedere con la Ue, che pur piace anche alla Lega, subalterna alla Nato e, in definitiva, agli Stati uniti. Per altro, gran parte dei suoi elettori, come ho già detto, non sono e non si sentono leghisti e, come sa bene anche il generale, non lo seguiranno dentro il partito di Salvini.

L'Europa, però, proprio dopo l'elezione di Donald Trump, sembra muoversi, anche se verrebbe da dire: agitarsi, diciamo così, in contrasto con la politica di Washington. Non sembra anche a lei?

Guardi, in politica estera anche i dettagli contano e io non posso non rilevare come l'ultimo vertice di questa pretesa Europa indipendente sia stato organizzato sotto la regia di Keir Starmer, il primo ministro di un paese che dall'Europa - come entità politica autonoma sullo scacchiere mondiale - è voluta uscire. E già questo mi sembra spiegare tante cose. Poi, una Ue che si contrappone alla Russia e che, di questa ostilità, fa il perno bellicoso della sua politica non fa certo l'interesse dei suoi popoli che, al contrario, hanno bisogno di politiche di sviluppo economico, di pace e di nuove e positive relazioni proprio con Mosca.

Adesso, colonnello, ha costituito una nuova associazione (nella foto in alto, il nuovo simbolo): come intende muoversi, verso quali orizzonti politici si orienta?

La nostra prospettiva è quella di dialogare con tutti coloro i quali hanno nel Sovranismo e nell'Indipendenza della Nazione la loro stella polare. A partire dal movimento di Gianni Alemanno, del quale sarò ospite, nei prossimi giorni, a Rieti. Poi, in questa prima fase, porteremo in giro per l'Italia il nostro messaggio, per capire come, con chi e in che modo si potranno affermare queste nostre posizioni che non hanno solo respiro internazionale, ma presuppongono anche precise scelte in politica interna. Costruire una Patria europea, che non sia solo la grottesca leadership tecnocratica e burocratica di Bruxelles, ma un'entità che sia sentita e vissuta come propria dai nostri popoli, passa necessariamente dalla riaffermazione e dalla valorizzazione delle Patrie nazionali. Da Lisbona a Mosca, un'Europa di Patrie.
 

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