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OMICIDIO SOFIA STEFANI
31 Marzo 2025 - 11:46
Vittima e imputato del processo Stefani
Una brutta giornata, quella di oggi, per Giampiero Gualandi, l'ex-comandante della Polizia municipale di Anzola, sotto processo per l'omicidio di Sofia Stefani. Secondo l'attuale capo dei vigili del Comune, Silvia Fiorini, "non poteva portare un'arma", in quanto "svolgeva un servizio interno, e chi svolge servizi interni non deve essere armato. Era assegnatario di un'arma e andava a fare le esercitazioni al poligono di via Agucchi a Bologna, ma non poteva portarla, e non l'ho mai visto maneggiare o pulire l'arma in ufficio".
La ragazza, a sua volta agente della "pm" di Anzola, morì il 16 maggio 2024, uccisa da un colpo al volto partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi, sparato nell'ufficio. L'imputato ha sempre sostenuto che il colpo è partito accidentalmente, durante una colluttazione, mentre per la Procura ipotizza un omicidio volontario.
Gualandi, ha dichiarato Silvia Fiorini, "non ha più svolto servizi esterni dal settembre del 2021, quando ha ricevuto un'idoneità con limitazioni al servizio esterno". Inoltre, ha concluso la comandante, ricordando i rapporti col suo predecessore, "non erano distesi, perché aveva un atteggiamento strumentalmente ostruzionistico: qualsiasi cosa facessi o scrivessi era oggetto di richieste di chiarimenti, contestazioni o lamentele, tanto che, a un certo punto, smisi di rispondere a tutte le mail o le lettere che mi mandava e che erano centinaia".
Rispondendo alle domande di Lucia Russo, procuratore capo aggiunto della Procura, la quale in aula rappresenta l'accusa, Silvia Fiorini ha anche evidenziato comportamenti "non consoni" della vittima, durante il suo servizio alla Pm di Anzola.
La ragazza - ha raccontato la Fiorini - "era stata assunta, tramite concorso, a dicembre 2022, ma da subito ha tenuto atteggiamenti e modalità non consoni al servizio e al ruolo, tanto che nell'arco del tempo sono stata costretta ad avviare dei procedimenti disciplinari e a fine novembre 2023 le ho notificato il mancato superamento del periodo di prova".
Per sostanziare questo suoi giudizio severo, la comandante ha ricordato in aula un episodio: "Durante un intervento delicato, relativo ad una famiglia che aveva occupato il Comune e non voleva andare via, la Stefani non coadiuvò la collega: si allontanò per recuperare una sedia e dopo un po' la collega, non vedendola, andò a cercarla e la trovò nell'antibagno che stava telefonando a Gualandi. A quel punto la stessa collega le disse di rientrare e la Stefani ebbe una reazione non corretta, che ha tenuto anche successivamente davanti ai Servizi sociali del Comune e alla famiglia lì presente, minacciando di fatto la collega con frasi come: "se hai qualcosa da dirmi ci vediamo fuori".
Poi, però, ha anche precisato di non aver mai avuto notizia di atteggiamenti fisicamente violenti, da parte della Stefani, ma solo verbali e di aver appreso che ci fosse una relazione sentimentale, tra la ragazza e l'ex-comandante, solo dopo che la stessa Stefani aveva lasciato il servizio.
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