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OMICIDIO DI SOFIA STEFANI

L'amica della vittima ne fa un ritratto non di sole luci

"Era giovane e bella e suscitò molte gelosie tra i colleghi neoassunti"

L'amica della vittima ne fa un ritratto non di sole luci

Sofia Stefani

E' un ritratto a luci e ombre, quello che, nel corso del processo a Giampiero Gualandi, emerge dalle parole dell'ex-collega Patrizia Buzzoni, ora andata in pensione.

"Sofia ha iniziato a lavorare a Sala Bolognese il 12 dicembre 2022: per due o tre giorni venne lasciata in pace, era molto socievole e molto bella. Questo, secondo me - ha dichiarato la Buzzoni -, suscitò delle gelosie, e dopo qualche giorno iniziarono delle tribolazioni quotidiane: i colleghi la tormentavano in tutti i modi".

Nella deposizione - che, per qualche aspetto non è apparsa perfettamente lineare, specie nelle ricostruzioni cronologiche dei fatti - la Buzzoni, diventata all'epoca una confidente della Stefani, si è detta ripetutamente convinta che i colleghi "ce l'avessero con lei", in quanto convinti che, "una volta diventata di ruolo, sarebbe stata più alta in grado rispetto ai neoassunti".

Interessante anche il ricordo di una telefonata intercorsa tra le due, la sera del 14 maggio 2024, cioè, due giorni prima dell'omicidio: "Lei mi disse: Lo sai che mister, come chiamava Gualandi, è un mostro?, riferendosi alle sue conoscenze giuridiche e al fatto che le aveva risolto una questione. Mi disse anche che la moglie di Gualandi le telefonava di continuo, dicendole di lasciar stare suo marito".

Per altro, la teste, oggi, ha dichiarato di non sapere che tra i due ci fosse una relazione e, riferendosi ancora alla telefonata del 14 maggio, ha aggiuno che la Stefani le avrebbe detto che la moglie di Gualandi "si era arrabbiata per qualche messaggio".

Il giorno successivo - così ha concluso la sua deposizione la Buzzoni - lei stessa avrebbe telefonato a Gualandi, che conosce da 30 anni, ma con cui avrebbe sempre avuto un rapporto conflittuale, per riferirgli del colloquio con la Stefani e percependo come l'uomo, in quell'occasione, "prostrato psicologicamente". Secondo la testimone, la Stefani sognava di diventare agente di Pm a Zola Predosa, mentre Gualandi sperava di tornare a fare il comandante ad Anzola: "Il programma che si erano fatti è che, cambiando il sindaco, lui sarebbe diventato comandante grazie alle sue conoscenze e l'avrebbe fatta rientrare in servizio. Io le dissi che era una pia illusione, e secondo me in questo senso lui la illuse".

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