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ISTAT
01 Aprile 2025 - 18:14
L'Istat non ha dubbi: la Primavera, in termini demografici, in Italia non tornerà più. Il Paese è condannato a vivere in un lungo, interminabile "inverno" che - questo non si ha il coraggio di dirlo, ma è la naturale conseguenza del ragionamento - vedrà l'estinzione degli italiani sotto il profilo etnico.
A disegnare questi scenari letteralmente apocalittici, nel corso di un'audizione al Senato, sono stati Francesco Maria Chelli, presidente dell'istituto di statistica, e Marco Marsili, dirigente del servizio demografico.
"Dal punto di vista strettamente demografico, come i nostri dati evidenziano - è stato affermato a Palazzo San Macuto, rispondendo a domande sulla possibilità che s'inverta il trend negativo che si registra da anni - possiamo dire che è impossibile. Con elevato livello di fiducia, come diremmo noi statistici, è impossibile invertire ad esempio la forbice tra nascite e decessi. I nostri dati e le nostre previsioni lo documentano, anche immaginando, a proposito della fecondità, scenari fortemente positivi".
Marsili, perché il concetto fosse chiaro, ha anche precisato: "Nello scenario mediano, noi prevediamo comunque una crescita, che è una ipotesi di parziale avvicinamento ai livelli medi europei di fecondità, e, quindi, nonostante questa crescita, da 1,2 a 1,5 figli per donna all'incirca, vediamo che non c'è il bacino di potenziali genitori sufficiente a sostenere una crescita della natalità. Ma, addirittura, se andiamo a prendere lo scenario più positivo, quello alto, che sinceramente è un po' difficile, ma nel campo delle previsioni a lungo termine non dobbiamo trascurare nulla, se anche ci muovessimo verso una fecondità a 1,8/ 1,9 figli per donna, i nostri numeri evidenziano che comunque non ci sarà una inversione di tendenza rispetto alla forchetta nascite e decessi e soprattutto non raggiungeremo nemmeno mai quel livello simbolico di avere almeno 500 mila nati".
Che questi numeri portino all'estinzione etnica, è facile da comprendere anche per chi non è uso a ragionare questi numeri. In soli 4 anni, dal 2021 all'anno appena trascorso, la diminuzione delle nascite è stata pari al 7.5%, passando da 400 mila quasi esatti a 370 mila. Se si paragona il dato 2024 a quello del 2015, cioè, andando indietro di 10 anni, quando nacquero 485.000 bimbi, la flessione è del 24% per cento. In altre parole, i bimbi nati in quell'ormai lontano anno devono ancora essere iscritti alla prima media, mentre al nido è sparita una culla su 4.
Se questo è il trend, chiunque può capire come sia proprio il XXI secolo, il nostro, l'ultimo che vedrà nascere degli italiani.
Ora, che la demografia di un popolo sia il frutto di evoluzioni sociali, di atteggiamenti culturali e di scelte politiche, dir non è mestieri, e, per tanto, questi numeri sembrano dare ragione a chi, da qualche lustro a questa parte, ha parlato di "sostituzione etnica", anche se, ovviamente, una realtà che si concretizza non è necessariamente uno scopo precisamente perseguito da qualcuno o da qualcosa.
Quel che è chiaro, è che, se questi numeri preoccupano, non sarà certo coi "bonus" che si potrà immaginare un futuro diverso da quello sopra descritto. La politica, ammesso che quella dei nostri tempi si preoccupi sul serio di certi fenomeni, dovrà inventarsi qualcosa di ben più consistente.
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