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Bologna si divide: manifestazioni 'pro Europa' e contro il 'riarmo'

Clima di tensioni e scontri tra le forze dell'ordine e i manifestanti contro la guerra

Bologna si divide: manifestazioni 'pro Europa' e contro il 'riarmo'

Oggi pomeriggio, 6 aprile 2025, nel centro di Bologna hanno preso corpo due manifestazioni in due piazze diverse ma non troppo lontane: una a favore dell'Europa in piazza del Nettuno, organizzata dai sindaci di Bologna e Firenze, che hanno guidato il corteo 'pro Europa', e dall'altro lato, il dissenso contro il riarmo, un tema che continua a dividere l'opinione pubblica e che è stato espresso da un presidio tenutosi in piazza San Francesco, una contro manifestazione guidata da Potere al Popolo e alcune realtà dei centri sociali bolognesi come Cambiare Rotta.  

Nelle ore pomeridiane, mentre in piazza del Nettuno si svolgeva la manifestazione 'pro Europa' voluta dai sindaci di Bologna e Firenze, rispettivamente Matteo Lepore e Sara Funaro, che si sono accodati alla proposta lanciata dal giornalista Michele Serra per la manifestazione in favore dell'Europa tenutasi a Roma il 15 marzo scorso, il presidio di piazza San Francesco aveva deciso di sciogliersi e muovere i suoi passi in direzione di piazza del Nettuno. Quando i contromanifestanti si sono radunati in piazza Malpighi, hanno deciso di svoltare in via Ugo Bassi, trovandosi in linea d'aria con i 'pro Europa', ma le forze dell'ordine avevano predisposto un cordone umano per impedire che le due manifestazioni entrassero a contatto. Momenti di nervosismo hanno elettrizzato le strade del centro, il termometro della situazione cresceva sempre di più come un moto ascensionale, fino a quando il corteo dei contromanifestanti e le forze dell'ordine non si sono urtati, creando tensioni e brevi scontri, con la polizia che ha respinto i manifestanti utilizzando gli scudi e i manganelli tra le voci di chi urlava «non potete difendere la guerra». Le immagini dei parapiglia hanno iniziato a circolare rapidamente tra i canali di comunicazione, suscitando reazioni contrastanti tra i cittadini e le forze politiche, alcune delle quali hanno espresso la loro solidarietà in favore del servizio d'ordine svolto dalle forze di polizia.

Questi eventi mettono in evidenza la necessità di un dialogo più profondo e costruttivo tra le diverse anime del Paese. Da una parte, la volontà di rafforzare i legami con l'Europa - e sarebbe doveroso sottolineare tra gli europei, dato che la coesione appare molto lontana - e dall'altra, la richiesta di una politica estera che non dimentichi di prendere in considerazione l'ipotesi di allontanare i venti di guerra, che non sembrano volersi diradare all'orizzonte. Nel continente si respira un'aria pesante,  come è stato sottolineato, da lungo tempo il linguaggio delle istituzioni politiche e il parlare comune dei cittadini è un linguaggio di guerra, intriso di termini e concetti guerreschi, che non si conciliano con la speranza di allontanare un diretto coinvolgimento in una guerra futura che è tutt'altro che lontana. A chi era in piazza del Nettuno e si definisce 'pro Europa', sarebbe doveroso chiedere in quali termini si considerano per l'Europa e per quale Europa sarebbero disposti a combattere. Perché è di questo che si parla, di combattere. Sarebbero disposti a imbracciare le armi qualora venisse loro ordinato? Purtroppo, l'opinione pubblica dimostra spesso di non rendersi conto della reale entità degli eventi, in particolar modo quando una platea di persone pende dalle labbra di un personaggio pubblico come Roberto Vecchioni, che in occasione della manifestazione a Roma si era immedesimato nel ruolo di concionatore, predicando un discorso apparentemente innocente ma che trasudava un forte desiderio di conflitto, soprattutto quando ha chiamato in causa i giovani, affermando che sono i giovani «che devono rimediare alle cazzate che abbiamo fatto». Non è difficile capire quale messaggio volesse mandare il cantautore. Ma data la sua età non deve preoccuparsi più di tanto, così come non toccherebbe a quei partecipanti che oggi erano presenti nella piazza di Bologna, la cui età anagrafica gli esonererebbe dal dover rispondere alla coscrizione obbligatoria.

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