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POLITICA
06 Aprile 2025 - 23:52
La manifestazione per l'Europa voluta da Matteo Lepore e dal Pd, ancorché annunciata come la manifestazione "dei sindaci", ha visto molti degli interventi richiamarsi - ed era scontato, ricordando le polemiche delle scorse settimane - al Manifesto di Ventotene e, primo tra questi, quello di Romano Prodi, il quale ha video-esortato i 6-7 mila assiepati in piazza del Nettuno "a muoversi" in fretta in quello spirito perché "non c'è più tempo".
Ora, la questione di Ventotene, citata anche dall'ex-presidente della Ue, è curiosa e merita di essere analizzata. Infatti, andando a sfogliare i principali giornali del settembre 1999 - il professore ed ex-premier venne eletto il 16 di quel mese - non si trovano accenni ad Altiero Spinelli e al suo documento, nei discorsi del candidato e neo-presidente della Commissione europea. Non prima, non durante la presentazione del suo mandato, non dopo aver ricevuto il consenso da parte dell'aula di Strasburgo.
Non è curioso che Prodi dia tanta importanza a un testo storico sull'unione dei popoli del Vecchio continente, oggi che è solo un pensionato un po' burbero - chiedere alle giornaliste... -, quando, di contro, non gli era sembrato così fondamentale da citare, quando aspirava e diventare e diventò il "numero uno" della politica continentale?
Certo, nessuno oggi ha interesse a ricordare come, in realtà, la scelta di Romano Prodi al vertice della Ue esplose come una bomba il 25 marzo del 1999, con l'allora cancelliere tedesco Gerhard Schroeder nel ruolo di artificiere, ma, in realtà, su suggerimento dell'agonizzante Massimo D'Alema (il governo di "baffino" cadde nel dicembre '99), il quale convinse i socialisti germanici a risolvergli un grave problema di politica interna. Così come il "padre dell'Ulivo", oggi, ha fatto finta di non ricordare come buona parte della Sinistra non Pd, pure presente in piazza a Bologna oggi, alle soglie del 2000 era ancora rappresentata da Fausto Bertinotti, il quale non solo fu il killer del suo governo nel 1998, ma gli votò contro anche in Europa, appunto, nel 1999. Ma ancor meno è opportuno ricordare che sempre Prodi, il 13 aprile 1999, accettando l'investitura e parlando agli eurodeputati, affrontò molti argomenti e si riferì a molti episodi del passato, tranne che... a Ventotene.
Del resto, non sono in tanti, attualmente, ad avere ben presenti le fortune editoriali del Manifesto di Ventotene, da cui discesero, dal giorno della prima stesura ai giorni nostri, la possibilità per il popolo, per gli elettori, per i lettori di testi impegnati, le possibilità di abbeverarsi a quella fonte.
Ora, com'è noto, il Manifesto di Ventotene fu stilato a più mani nel 1941. Cosa vi fosse scritto, in quel primo, eroico saggio sull'Europa da unire, nessuno può saperlo, perché il documento originale è andato smarrito. Fu pubblicato col titolo Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto, ma, se ne esistono copie, sono una rarità per bibliofili già dai tempi in cui Benito Mussolini ancora s'affacciava dal fatidico balcone di piazza Venezia.
Anzi, appunto, dovette trascorrere un mese dal 25 luglio, per poter leggere una seconda e nuova stesura - edita sotto il titolo Il Manifesto del Movimento federalista europeo - di quella intuizione. Anche se, per completezza di ricostruzione, Spinelli, rimise mano allo scritto per la terza edizione, pubblicato col titolo Problemi della Federazione europea, sul finire del 1944. Attenzione, non si tratta di tre stampe con lo stesso contenuto: si va dal primo, in quattro capitoli, in cui Spinelli fu molto influenzato da Eugenio Colorni; al terzo, con un capitolo in meno e un contributo più deciso, rispetto alle precedenti edizioni, di Ernesto Rossi.
A quali di questi tre testi si sarebbero ispirati Prodi e tutti gli altri europeisti del Centrosinistra, nel costruire l'Unione europea anche nel nome e nel solco di Altiero Spinelli? Non è dato saperlo, dato che non risulta esser più stato pubblicato, quel testo, dall'anno immediatamente precedente la fine della guerra. Tanto era fondamentale, il Manifesto di Ventotene, che nessuna casa editrice, nemmeno la Editori riuniti, di proprietà del Pci, oppure Il Mulino, tempio illuminato della Dc che guardava a sinistra, ritennero di ripubblicarlo, nei primi 62 anni della Repubblica italiana!
Dunque, seppur l'impresa sia improba, se non impossibile, sarebbe necessario spulciare le "distinte di richiesta di volumi" delle varie biblioteche italiane, per sapere quando e in che edizione i vari politici della Sinistra e del Centrosinistra nostrano della Prima repubblica avrebbero letto e memorizzato le alate parole di Spinelli, Rossi e Colorno. Perché non avrebbero avuto altro modo di farlo. E se vi riuscirono, ritennero le visioni dei trio di "confinati" talmente preziose da non condividerle, promuovendone la diffusione e nuove ristampe, col popolo dei loro iscritti, simpatizzanti ed elettori. Il Manifesto di Ventotene fu una sorta di "euro-vangelo-apocrifo", un testo per "iniziati", per i "predestinati" del Pci-Pds-Ds-Ulivo-Pd.
Miglior figura, semmai, può farla proprio Matteo Lepore e tutti quelli della sua generazione, dato che, come si è detto, di Spinelli e del suo Manifesto di Ventotene non gliene fregò niente a nessuno per 62 anni, il che illumina un qualcosa che accadde nel 2006. Un qualcosa che, però, è meglio non ricordare, nelle piazze, nelle aule e nelle sedi del Pd. Già, perché a rispolverare il Manifesto di Ventotene e a promuoverne una moderna edizione fu la Arnoldo Mondadori, cioè... Silvio Berlusconi!
Apriti, cielo! Quali mal di pancia attorciglierebbero le budella del progressista, a pensare che l'attuale, formidabile polemica contro Giorgia Meloni è possibile grazie a un'iniziativa libraria dell'odiatissimo Cavaliere di Arcore? Senza contare che l'attuale premier è pure l'erede politica di quel Gianfranco Fini che, sempre nel 1999, impose ai deputati di An a Strasburgo di votare a favore della Commissione europea presieduta da Prodi.
Tanto è vero che, non ostante un'ulteriore ristampa del testo già nel 2007, da parte dell'Università La Sapienza, con contributo del Quirinale, per celebrare i 100 anni della nascita di Spinelli, bisognerà aspettare ancora 12 anni, per vedere qualcuno scrivere qualcosa di un certo significato sul Manifesto di Ventotene (un saggio di Mario Alberto Rollier del 2018, sulla rivista Il Mulino); mentre prima di quella data, ma comunque sempre nel nuovo millennio (2001 e 2004), solo due libri si interessarono del documento di Spinelli.
Insomma, se c'è qualcuno che ha pianto e piange in Parlamento, pensando a Spinelli, nel Pd e nel Centrosinistra; sono di certo meno, anzi, pochissimi, rari come le mosche bianche, quelli che hanno sudato, leggendo le belle parole vergate al sole dell'isola pontina. E quei pochi non sono nemmeno tutti di sinistra.
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