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Quali prospettive per il vino dealcolato?

La Legacoop Romagna rilancia il vino a basso contenuto di alcol al Vinitaly di Verona con un occhio ai consumatori fuori porta

Quali prospettive per il vino dealcolato?

Basta dogmi e dannosi pregiudizi sul vino dealcolato. Costituiscono infatti "una enorme opportunità di mercato, specie per l'export". Legacoop Romagna sceglie il palcoscenico ideale del Vinitaly, in corso a Verona, per spezzare una lancia in favore del vino a basso contenuto di alcol. Quella che oggi è una "piccolissima nicchia" di mercato interno può diventare in breve tempo "un mezzo per sostenere in modo importante il reddito dei soci agricoltori, primo e vero obiettivo di ogni struttura cooperativa". Il vino, argomenta la centrale cooperativa, vive "una fase critica" e anche in Emilia-Romagna negli ultimi anni si registra un calo degli ettari coltivati e del numero di aziende. Occorre dunque guardare all'estero e alle nuove fasce di consumatori, specie i giovani. Da un lato ci sono i dazi americani, che si aggiungono a una serie di elementi negativi; dall'altro un cambiamento tangibile negli stili di vita e nei gusti. E infatti a Vinitaly 2025 la categoria dei "no-lo" è per la prima volta protagonista nella sezione "mixology", oltre che in convegni e analisi di mercato. Il consumo di vini alcol free nel mondo, prosegue Legacoop Romagna, vede fare la parte del leone alla Germania, con il 25% del consumo, seguita dagli Usa, con il 22%, e dal Regno Unito, con il 12%. Enormi prospettive ci sono nei Paesi nei quali l'alcol è proibito per motivi religiosi. Il mondo del vino cooperativo, Terre Cevico in prima fila, con i suoi 71 milioni di export, sta lavorando anche su una gamma di vino a 8 gradi, low alcol, commercializzato in lattine. In Italia, la lavorazione è stata autorizzata solo a gennaio, con un apposito decreto, e per mettere in piedi uno stabilimento servono tempo e investimenti ingenti, nell'ordine di 4-5 milioni di euro. Dubbi sulla sicurezza "non ce ne sono" e "per la prima volta le aziende italiane hanno finalmente la possibilità di sperimentare direttamente". Dunque, conclude la centrale, "non guardiamo a questo nuovo segmento con diffidenza, bensì con la volontà di conquistare queste fette di mercato".

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