Morta "sotto i ferri": Ausl condannata a risarcire 1 milione di euro

Sentenza pesante per l'Azienda sanitaria dell'Emilia Romagna. Un semplice intervento chirurgico per la rimozione di un calcolo renale - effettuato l'ormai lontano 14 settembre 2009 - si concluse tragicamente con la perdita di una vita. Dopo 16 anni, la Corte di Cassazione ha emesso la sua sentenza definitiva, confermando un risarcimento di oltre un milione di euro a favore degli eredi della donna. La giovane, di 37 anni, residente nella provincia di Rimini, si era sottoposta a un'operazione, considerata di routine, all'ospedale Maggiore di Bologna. Tuttavia, durante l'intervento, si presentarono complicanze che portarono all'interruzione della procedura. Nonostante i diversi tentativi terapeutici, anche in emergenza, la donna morì due giorni dopo, a causa di uno shock settico. I familiari della vittima fecero scattare denunce, ma il procedimento penale fu archiviato. Successivamente, gli eredi della giovane madre avviarono un'azione civile contro l'Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) di Bologna, chiedendo un risarcimento per i danni subiti. Nonostante la resistenza opposta dall'Ausl, il Tribunale di Bologna accolse la richiesta degli eredi, sentenza che è stata definitivamente confermata adesso dalla Corte di Cassazione.

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