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Dopo mezzo secolo, violata nuovamente la Pasqua

L'ultimo precedente, nel drammatico marzo dell'anno più buio della Repubblica

Dopo mezzo secolo, violata nuovamente la Pasqua

Matteo Zuppi, cardinale, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei

Ormai, non lo ricorda più nessuno: correva l'anno 1978 e, nel giorno 16 del mese di marzo, le Brigate Rosse, in via Fani, rapivano il presidente del Consiglio nazionale della Democrazia cristiana, Aldo Moro, aprendo la pagina più drammatica degli Anni di piombo. Probabilmente, fu in ragione di quel drammatico evento che il governo presieduto da Giulio Andreotti col sostegno diretto di Enrico Berlinguer - i comunisti non volevano concedere la fiducia a quell'esecutivo, proprio in odio alle impuntature di Moro su un paio di ministeri, in particolare per quello assegnato a Carlo Donat Cattin, ma, dopo il sequestro, si risolsero a votare diversamente - non sollevò questioni, per la decisione di far giocare le partite della Serie A anche la domenica di Pasqua. E nemmeno la Chiesa di Paolo VI, in preda all'apprensione per la sorte dello statista, s'indignò per quella scelta. Distrarre il popolo - in quelle circostanze affatto eccezionali - sembrò un'ottima opzione per tutti.

Quello del 1977-1978, d'altro canto, fu un Campionato con diverse altre peculiarità, una delle quali anche tragica. Per esempio, al 6° turno, il 30  ottobre 1977, a Perugia, morì sul campo Renato Curi, durante la partita contro la Juventus, per giocare la quale il centrocampista degli umbri aveva anche accelerato il recupero da un precedente infortunio. Poi, fu l'anno della consacrazione di Paolo Rossi, capocannoniere con 24 goal, alla testa di quel Lanerossi Vicenza che si classificò incredibilmente secondo, ex-aequo col Torino. La Vecchia signora, poi, si confermò campionessa d'Italia: ai bianconeri, dopo la seconda guerra mondiale, era riuscito solo agli anni '60 di vincere 2 titoli nazionali consecutivi. E prima del conflitto, un'altra sola volta, quando dominò il Paese pallonaro dal 1930 al 1935. Quell'anno, infine, si sedette sulla panchina del Milan una vecchia gloria rossonera, lo svedese Nils Liedholm: portò la squadra al quarto posto, quell'anno, però, preparando il trionfo dell'anno successivo.

Da allora, com'era successo negli anni precedenti, il Campionato di Calcio, almeno in Italia, è tornato a rispettare la massima festività cristiana e cattolica, evitando di programmare incontri nel giorno della Resurrezione. 

Quest'anno, invece, non solo la Pasqua potrebbe essere celebrata senza la partecipazione diretta del Pontefice, il cui stato di salute, per quanto avviato al miglioramento, è ancora precario; ma vedrà in campo, alle 18, proprio i rossoblù, nella delicata sfida con l'Inter, preceduti, alle 15, da Empoli-Venezia. Non sarà violato il Venerdì Santo, ma sabato scenderanno in campo 6 squadre (Lecce-Como, Monza-Napoli e Roma-Verona); infine, niente gita fuori porta, Lunedì dell'Angelo, per i tifosi delle restanti otto. 

Alla gran parte della gente, questa "novità" non disturberà più di tanto, ma, a ben pensarci, nel Paese che è - o meglio: sarebbe - la culla del Cattolicesimo, è una vergogna. E sorprende il non poter registrare alcuna nota di protesta o di indignazione da parte delle gerarchie vaticane, a partire da quel cardinale Matteo Zuppi, il quale, essendo vescovo di Bologna, ci mancherebbe pure che facesse capolino al Dall'Ara, per vedere i ragazzi di Vincenzo Italiano sfidare la prima in classifica, sei ore dopo la fatidica celebrazione del più sacro dei misteri della fede.

D'altro canto, si è letto nei giorni scorsi come la comunità ecclesiale italiana si sia divisa, a causa delle aperture verso il mondo omosessuale e transgender che, pur essendoci state, nella recente Assemblea sinodale, sarebbero state considerate ancora "poco coraggiose". Ecco, se i problemi della Chiesa sono questi, cosa possono mai contare, gli incontri di Calcio in concomitanza con le festività pasquali?

Anzi, visto che quest'anno la Serie A si annuncia particolarmente combattuta e appassionante, avrebbero pure potuto differirla, la Pasqua. Del resto, non sta scritto da nessuna parte che Gesù sia effettivamente morto di Primavera e, tutto sommato, si potrebbe, a questo punto, farlo risorgere direttamente in estate, quando il torneo è finito e, tutt'al più, si parla di Calciomercato. Tanto più che si può esser certi, in questo andazzo, che il Signore abbia smesso pure di fustigare i mercanti, dentro e fuori dal tempio.

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