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Il linguaggio gender ha nuove interpreti: le donne di Forza Italia

Berlusconiani e Lega rompono con Fratelli d'Italia, nelle polemiche con la Clancy

Il linguaggio gender ha nuove interpreti: le donne di Forza Italia

Matteo Di Benedetto

In cosa avrebbe sbagliato l'associazione Genitori sottratti, finita nel mirino del Pd e del vicesindaco, con lo strascico di polemiche per gli insulti rimbalzati sui social all'indirizzo della stessa Emily Clancy? Per chi si fosse perso le puntate precedenti, Genitori sottratti è l'associazione che, per promuovere la campagna a tutela dei padri separati, ha fatto affiggere dei manifesti, la cui grafica e tono degli slogan facevano il verso - con amara ironia - a una precedente campagna contro la violenza di genere della Regione Emilia Romagna.

La risposta alla domanda, è questa:"Un dato fondamentale: la violenza contro le donne ha radici arcaiche e si annida in un patriarcato che non vuole perdere il suo dominio e necessita di un percorso ancora molto complesso per raggiungere la parità di genere che ancora non è culturalmente radicata. La separazione tra coniugi che può generare difficoltà per i padri ha radici legislative, si annida nelle diatribe familiari e non è socialmente radicata. Grave che uomini non capiscano questo e anzi con la loro campagna abbiano schernito la gravità di quella violenza contro le donne che può sfociare in un femminicidio".

Dunque, come sostiene chi ha vergato queste parole, i padri che tentano di portare alla luce le umiliazioni e le vessazioni, di cui, anche se non sempre, per fortuna, ma spesso sono vittime nelle cause di divorzio, non capirebbero che, usando determinati argomenti, non capirebbero, così agendo, di indebolire la lotta contro la violenza alle donne, quella che potrebbe sfociare nel femminicidio, in una cornice dove la parità tra i sessi non sarebbe ancora raggiunta e dove il Patriarcato pretende ancora di dominare.

Nulla di inedito, sono concetti triti, al limite dell'irricevibilità, tranne, ovviamente, per gli adepti della nuova religione Woke, quella che s'impone con la forzata cristallizzazione, nel linguaggio e nella comunicazione pubblica, di alcuni concetti-slogan, primo e ultimo dei quali, appunto quello di "patriarcato". 

Sorprende, invece, che queste parole non siano state pronunciate dalla Clancy o da qualche sua collega di partito o di coalizione. O meglio, sono quasi identiche a quelle che anche la vicesindaco ha usato per criticare Genitori sottratti (chi ha voglia di fare la comparazione, può andare ad ascoltare l'intervento nel canale Youtube del Comune di Bologna, seduta del 21 marzo), ma sono parole scritte a quattro mani dalle coordinatrici di Azzurro donna di Bologna e dell'Emilia Romagna, cioè, i vertici del movimento femminile di Forza Italia. E prendere atto di come i berlusconiani utilizzino lo stesso vocabolario in uso ai "centri sociali", per lo meno, è una notizia.

Tra l'altro, questo affatto peculiare ragionamento è posto a premessa di una forte espressione di solidarietà proprio alla Clancy, per gli insulti da quella raccolti nel web. Il che fa intendere la volontà di Forza Italia di prendere le distanze da Fratelli d'Italia che, di contro, pur avendo criticato chi ha ecceduto nelle critiche ed è addirittura scivolato inaccettabilmente nell'insulto, però, ha anche respinto e le accuse di aver fomentato campagne d'odio e il tentativo di minimizzare, a causa di queste reazioni scomposte, la gravità delle dichiarazioni della Clancy su Genitori sottratti e sul fatto "rammarico" di non poter impedire la propaganda delle proprie idee a chi non la pensa come loro. 

Purtroppo, l'ansia, molto forte in alcuni esponenti del Centrodestra di Bologna, di apparire almeno "classe diligente", non potendo essere "classe dirigente", in questo caso ha colto anche la Lega.

Anche Matteo Di Benedetto, capogruppo del Carroccio a Palazzo d'Accursio, si è affrettato, vedendo i lanci d'agenzia sul tema moltiplicarsi, a manifestare pubblicamente alla Clancy quella solidarietà che gli avrebbe espresso, precedentemente, in forma privata. Il che potrebbe apparire un gesto, se non nobile, quanto meno dovuto, se non fosse che, la successiva frase consegnata alla stampa, tradisce il fatto che il Di Benedetto sia stato spinto a questo gesto, leggendo le accuse di Matteo Lepore, secondo il quale la solidarietà alla sua "seconda" era dovuta in quanto vittima di una campagna d'odio "firmata dai partiti della destra". Infatti, scrive Di Benedetto, riferendosi a tutte le volte che sono stati gli esponenti di centrodestra, al centro di minacce e aggressioni fisiche e verbali: "Se dovessimo assumere come vero l'assioma di Lepore, allora dovremmo dire che lui starebbe accusando la sinistra di fomentare gli insulti le minacce che i politici di centrodestra ricevono ogni giorno. E' così o si tratta del solito doppiopesismo di certi benpensanti?".

Ecco, chi esprime un dubbio del genere, non dovrebbe distanziarsi dai suoi alleati, per mettere in luce la sua "educazione", esprimendo solidarietà per degli insulti che, sì, in un contesto normale, sarebbero inaccettabili; ma che assumono tutta un'altra dimensione, nell'ambito di una polemica strumentale, in questo caso agitata dalla giunta - come in altre occasioni - solo per togliere le castagne dal fuoco della Clancy. Anche perché, essendo consigliere comunale, Di Benedetto sa benissimo come la Clancy si sia lamentata degli insulti, per non dover più rispondere non solo della sua gaffe sui manifesti, di cui a lei piacerebbe impedire l'affissione, ma, specialmente, del fatto che, dopo quelle parole, qualcuno si è sentito libero di andare a vandalizzarli in tutta la città. E la risposta al quesito del consigliere leghista, come in tutte le domande retoriche, è insita nello stesso interrogativo.

Non c'è nessun pericolo che il sindaco, con quelle sue parole, intenda criticare anche chi, dalla sua parte, utilizza certi metodi, tanto è vero che ha sempre difeso, insieme alla Clancy, chi non si limita agli insulti, ma, per fare politica a sinistra, occupa illegalmente, deturpa, devasta e, se può, aggredisce fisicamente avversari e forze dell'ordine. E non c'è neanche il pericolo che Lepore temi di essere accusato di doppiopesismo, poiché, come è sempre successo, se ne fregherà altamente di eventuali polemiche future di quel tipo. 

Sindaco e vicesindaco, oggi, sono più che soddisfatti di aver portato ancora una volta il Centrodestra a dividersi su un tema a loro caro, dimostrando come a Bologna, quando loro schioccano le dita o alzano la voce, qualcuno scodinzola o si rimette a cuccia. 

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