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DIRITTO
16 Aprile 2025 - 15:23
Maria Rachele Ruiu
Mentre sotto le Due Torri, un tempo "culla del Diritto" nel mondo intero, si moltiplicano le iniziative per promuovere e affermare i concetti della pseudo-cultura Woke e del Gender , da Londra piove una doccia fredda, anzi, ghiacciata, sui militanti Lgtb+.
La Corte suprema del Regno unito, infatti, con una sentenza di freschissima pubblicazione, ha stabilito che, per essere "donna", bisogna essere un essere umano, adulto e di sesso femminile e non "percepirsi" come tale.
La decisione dei massimi giudici britannici è stata assunta, respingendo l'interpretazione del governo scozzese dell'Equality Act e stabilendo, per tanto, come anche chi ha ottenuto un Certificato di Riconoscimento di Genere non può essere legalmente considerato una donna. In questo modo, la Corte ha dato ragione al gruppo di attiviste For Women Scotland, stabilendo che i termini donna e sesso si riferiscono alla donna biologica e al sesso biologico.
Tra le manifestazioni di soddisfazione, si registra, in Italia, anche quella di Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita&Famiglia onlus: "Si tratta di una sentenza che, oltre a tutelare le donne, ribadisce l'infondatezza dell'approccio gender secondo cui l'identità percepita prevale sui dati biologici oggettivi, innati e immodificabili dell'identità sessuata: essere uomini o donne è un fatto incontrovertibile. E' urgente che anche il Governo italiano prenda maggiore coraggio per smantellare questa delirante ideologia che ha invaso anche l'Italia promossa dai movimenti Lgbtqia+ e trans-femministi. E' necessario soprattutto vagliare e bloccare tutti quei progetti che nelle scuole di ogni ordine e grado confondono l'identità dei nostri giovani, della Carriere Alias e altre iniziative promosse da attivisti che trasformano le scuole in luoghi di rivendicazioni politiche e ideologiche".
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