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Vannacci: "Quella inglese sul Gender è una sentenza storica"

Mentre, dopo Bologna, anche Forlì la Sinistra chiede di limitare la libertà di espressione di Pro Vita

Vannacci: "Quella inglese sul Gender è una sentenza storica"

Roberto Vannacci

Tra le primissime reazione alla notizia della decisione assunta in Inghilterra sul Gender, quella del vicesegretario leghista, Roberto Vannacci: "La Corte Suprema del Regno Unito ha ristabilito ciò che dovrebbe essere ovvio per chiunque non sia stato accecato dall'ideologia: la definizione legale di donna si basa sul sesso biologico. Non su un certificato modificato, non su un'identità dichiarata, ma sulla realtà dei corpi".

"Nell'Equality Act del 2010 - aggiunge il generale - i termini uomo e donna si riferiscono chiaramente al sesso biologico, non al'sesso certificato. La Corte è stata netta: il significato delle parole è chiaro e non serve reinterpretarlo per accontentare chi vuole piegare la legge ai propri desideri. E' una sentenza storica che segna un confine netto tra realtà e ideologia. Un confine che in Europa si cerca invece di cancellare in nome di un'inclusività che ha come unico effetto quello di negare le donne, riducendole a un'identità percepita, a una fantasia".

"L'Unione Europea non vuole che si dica la verità - conclude Vannacci -: che le donne sono femmine e gli uomini sono maschi. Che la biologia non è un'opinione e non si può riscrivere a colpi di attivismo. Difendiamo la verità. Difendiamo il diritto di dire che uomini e donne sono diversi perché biologicamente lo sono. Chi nega tutto questo non è progressista, ma complice di una bugia che distrugge la realtà".

Le spinte ideologiche, come le definisce Vannacci, però, non si fermano. A Forlì, una ventina di sigle di partiti, sindacati e associazioni della Sinistra si rivolgono al sindaco, affinché faccia rimuovere i manifesti dell'associazione Pro Vita, accusati, tra le altre cose, di promuovere "l'ennesima campagna discriminatoria contro la comunità Lgbtqia+ che inneggia alle politiche transfobiche e violente messe in atto dall'amministrazione Trump negli Stati Uniti".  

Così come già era accaduto nei giorni scorsi a Bologna, innescando la polemica tra Lepore e Clancy, da una parte, Fratelli d'Italia e Lega, dall'altra, la richiesta al sindaco, avanzato dalle forze di sinistra, è proprio quella di "prendere una posizione netta al riguardo, che vieti l'affissione di queste campagne". 

Insomma, libertà di parola per tutti, purché le idee non contrastino con quelle del Partito democratico et similia.

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