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I funerali di Francesco certificano le difficoltà della Chiesa?

I parametri dei "mass-media" dimostrano il contrario di quanto si vorrebbe attestare

I funerali di Francesco certificano le difficoltà della Chiesa?

Benedetto XVI, il Papa che rigettò la rincorsa del consenso

Da oggi, inizia ufficialmente l'attesa per l'apertura solenne del Conclave, indetta per le 16.30 del 7 maggio. Tra poco più di una settimana, per tanto, la Chiesa cattolica avrà una nuova guida spirituale, il cui compito, stando al "chiacchiericcio" di questi giorni, sarà tutt'altro che semplice.

Infatti, l'ansia di esprimersi in rigoroso "politicamente corretto", nei giorni del lutto e dei funerali di Papa Francesco, ha portato all'invenzione di un nuovo indicatore per lo "stato di salute" della religione più diffusa nel mondo, da parte di neo-vaticanisti veramente poco apprezzabili, il "mortometro" o "esequimetro", che dir si voglia. Una "cartina tornasole" che, però, ha evidenziato una realtà affatto differente, da quella riportata dalla stampa, circa l'attuale forza della Chiesa, dopo il pontificato certamente e in ogni senso "originale" di Jorge Bergoglio.

Infatti, a venti anni esatti dalla grandiosa funzione che accompagnò il congedo terreno di Karol Wojtyla, in piazza San Pietro e nella Città eterna, a salutare per l'ultima volta il papa appena defunto si è presentato circa l'80% di fedeli in meno!

Da giorni, da ogni rete televisiva e da ogni quotidiano, l'opinione pubblica è bombardata da notizie, circa l'immensa partecipazione del popolo cristiano ai riti funebri in onore di Francesco, scordandosi che, però, rispetto ai 400 mila scarsi che hanno affollato il Vaticano in quei due giorni, nel 2005 erano confluite nella capitale italiana oltre 2 milioni e mezzo di persone.

Numeri senza significato? Forse sì, se non fosse che sono proprio coloro che vogliono celebrare Francesco come un pontefice più significativo dei predecessori a metterli in risalto. Dunque, se veramente dovessero avere tutta questa importanza, testimonierebbero neanche un calo di consenso e di penetrazione del Cattolicesimo nelle coscienze in giro per il mondo, ma un vero e proprio tracollo.

Quindi, torna o dovrebbe tornare pesantemente d'attualità, specialmente per i cardinali che voteranno nel "sacro collegio", l'ammonimento del papa che ha regnato tra i due fattori di questa equazione mediatica, Benedetto XVI, il quale, sul tema, ebbe forse l'unico momento di "non sintonia" con Giovanni Paolo II. Il tema delle "piazze piene" - e quelle del pontefice polacco erano veramente oceaniche, in vita come in morte - "e delle chiese vuote". Questione che assillò teologicamente e intellettualmente Joseph Ratzinger, al punto da indurlo a esprimere la preferenza per una "chiesa minoranza" - in termini squisitamente numerici -, ma saldissima dal punto di vista dottrinale e del messaggio e dell'azione pastorale da condurre nel mondo.

La Chiesa di adesso, invece, non solo ha indebolito questa saldezza di e nella fede, ma, a quanto pare, non è riuscita più neanche a riempire le piazze, pur rincorrendo anche smodatamente quel concetto di "inclusività" che ben poco ha di evangelico, essendo un prodotto - con tratti anche biechi e ipocriti - della "secolarizzazione" e della spiritualità "new age".

Un panorama non semplice, quello che si apre agli occhi del 267° successore di Pietro.

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