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COMMEMORAZIONI
29 Aprile 2025 - 16:25
La "condanna" di Sergio, interpretata dal quasi omonimo disegnatore Paolo Ramella
Oggi, in molte città italiane, si ricorda la figura e la tragica morte di Sergio Ramelli, il ragazzo del Fronte della gioventù di Milano "sprangato" sotto casa da estremisti comunisti, armati della famigerata "hazen 36", la chiave inglese simbolo della violenza politica dei primi anni '70.
Il capogruppo alla Camera dei deputati di Fratelli d'Italia, il bolognese Galeazzo Bignami, ha dichiarato di sperare che "la morte di Sergio Ramelli diventi, quindi, un simbolo di libertà". Un auspicio che sarebbe da condividere con grande sincerità da parte di tutte le forze politiche, specialmente ricordando come, 8 anni dopo l'assassinio di Ramelli, fu proprio un capo dello Stato, un campione indiscusso e indiscutibile dell'eterno "resistenzialismo", di cui è ammantata buona parte della Sinistra italiana, a togliere qualsiasi dignità e qualsiasi giustificazione alla filosofia dell'impunità antifascista, della militanza estrema condotta al grido: "Uccidere un fascista non è reato!". Si sta parlando, ovviamente, di Sandro Pertini, il quale si precipitò e s'inchinò al capezzale di Paolo Di Nella, di un altro camerata di Sergio, barbaramente ucciso con modalità quasi identiche, in quel di Roma, nel 1983.
Una speranza che, però, almeno a Bologna, è destinata a cadere nel vuoto. Infatti, solo 8 anni scarsi or sono, due degli esponenti emergenti dell'attuale giunta e maggioranza comunale, si misero in mostra proprio nella contestazione - accompagnata dai soliti scontri con la Polizia - della presentazione del libro che ricorda la vicenda umana di Sergio Ramelli e la penosa coda giudiziaria che seguì quell'esecrando delitto.
Allora, infatti, furono proprio l'attuale vicesindaco Emily Clancy e il suo sodale Detjon Begaj a cercare d'impedire la manifestazione organizzata al Baraccano e che, al contrario, fu partecipata da centinaia di bolognesi, al punto che molti degli intervenuti dovettero seguire la presentazione dello splendido graphic novel della Ferrogallico dal giardino interno, antistante la sala.
Se nel Centrosinistra, oggi, qualcosa si muove, su questo fronte, anche nel Pd, dove oggi si registrano le parole significative del senatore Walter Verini, sono ancora troppe le aree dominate dall'ambiguità su questi temi, specialmente in Avs e, cioè, in quelle costole estremistiche che, però, al Partito democratico, a Bologna e non solo a Bologna, sono necessarie per assicurarsi la maggioranza negli enti locali sparsi per il Paese.
Per altro, coloro che, militando nella Sinistra, contestano le commemorazioni di Ramelli, l'emissione di un francobollo in suo onore, le altre iniziative adottate in tanti comuni, con l'intitolazione di strade e giardini a questo ragazzo, in primo luogo, smentiscono se stessi, almeno quando rivendicano l'eredità politica di Ventotene, dopo maturò la propria coscienza politica anche l'ex-presidente della Repubblica che, di fronte all'agonizzante Di Nella, ricordando anche Ramelli e tutte le altre vittime degli anni di piombo, disse "basta odio!". A partire da quello antifascista.
A chi pensa di onorare il suo essere di sinistra, oltraggiando la memoria di Ramelli o sminuendo il significato del suo sacrificio e della sua vicenda, è bene ricordare le parole - anche in questo caso scritte in occasione dell'agonia e della morte di Di Nella, ma valide anche per il martire precedente - vergate da Enrico Berlinguer, in un telegramma ai genitori: "La morte del vostro giovanissimo Paolo, vittima di un'aggressione disumana, che ha scosso e sdegnato ogni coscienza civile, suscita anche il commosso compianto dei comunisti".
Ed è triste pensare come, attualmente, gli eredi di certi uomini di un tempo - in cui la politica e il confronto erano durissimi, ma anche densi di dignità e umanità - abbiano bisogno degli "hater" da tastiera e da "centro sociale" per saldarsi alle poltrone del potere.
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