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Neonato morto durante parto in casa: la tragica fine del piccolo Alessandro

Scontro in tribunale tra genitori e ostetriche con accuse di errori e richieste di archiviazione

Neonato morto durante parto in casa: la tragica fine del piccolo Alessandro

Il servizio delle Iene

Il caso del piccolo Alessandro, il neonato morto durante un parto in casa a Rimini, continua a suscitare scalpore e a dividere l'opinione pubblica. Un dramma che ha visto contrapporsi in aula i genitori del bambino e le ostetriche coinvolte, in un acceso dibattito legale che ha sollevato interrogativi sulla sicurezza dei parti casalinghi e sull'operato delle professioniste.

Il dramma si è consumato tra il 3 e il 5 novembre 2022, quando i genitori di Alessandro, Federica e Marco, decisero di far nascere il loro primogenito nella tranquillità della loro casa. Tuttavia, il parto, seguito da due ostetriche esperte, si è protratto per oltre 30 ore, culminando in una corsa disperata all'ospedale Infermi di Rimini. Purtroppo, al loro arrivo, il piccolo era già privo di vita. Un evento che i genitori hanno sempre rifiutato di considerare una tragica fatalità, portando avanti un'accusa di omicidio colposo contro le ostetriche.



L'udienza davanti al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Vinicio Cantarini è durata oltre un'ora, con i legali delle due parti che si sono scontrati su ogni aspetto del caso. Da un lato, l'avvocato Piero Venturi, rappresentante dei genitori, ha evidenziato una serie di presunti errori e leggerezze commesse dalle ostetriche, tra cui la mancata osservanza delle linee guida regionali per i parti casalinghi e la successiva modifica del diario clinico del parto. Dall'altro, gli avvocati delle ostetriche, Martina Montanari e Chiara Baioicchi, hanno sostenuto che non esiste un nesso causale tra l'operato delle loro assistite e la morte del neonato, appoggiandosi alle conclusioni dell'autopsia e alla richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Annadomenica Gallucci.

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Le perizie svolte nel corso delle indagini hanno messo in luce diverse irregolarità. In particolare, è emerso che il diario clinico, fondamentale per tracciare le fasi del travaglio, sarebbe stato modificato, con discrepanze temporali significative rispetto all'originale. Un elemento che, secondo l'accusa, avrebbe "accorciato" artificialmente la durata del travaglio, superando i tempi previsti dai protocolli dell'AUSL. Inoltre, viene contestato il mancato utilizzo di un'ambulanza per il trasporto della partoriente in ospedale, una misura che avrebbe dovuto essere predisposta secondo le linee guida.

Il caso ha attirato l'attenzione dei media, approdando anche alla trasmissione televisiva "Le Iene", dove l'inviata Nina ha intervistato i genitori e le ostetriche coinvolte. Un'ulteriore dimostrazione di quanto questa vicenda abbia colpito l'opinione pubblica, sollevando domande sulla sicurezza dei parti in casa e sulla responsabilità delle figure professionali coinvolte.

Al termine dell'udienza, il GIP Cantarini si è riservato la decisione se accogliere la richiesta di archiviazione o procedere con il rinvio a giudizio, come richiesto dall'avvocato Venturi. Una scelta che potrebbe avere ripercussioni significative non solo per le persone direttamente coinvolte, ma anche per il dibattito più ampio sulla pratica dei parti casalinghi in Italia. La vicenda del piccolo Alessandro resta, dunque, un caso aperto, con molti punti oscuri ancora da chiarire.

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