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Michele Padovano e il caso Denis Bergamini: "Trentacinque anni sono interminabili, ma alla fine ne è valsa la pena"

L'ex compagno di squadra racconta il lungo calvario giudiziario che ha dovuto attraversare prima che si arrivasse alla verità sulla morte del calciatore del Cosenza

Michele Padovano e il caso Denis Bergamini: "Trentacinque anni sono interminabili, ma alla fine ne è valsa la pena"

Il ritrovo degli ex-compagni di Denis Bergamini (fonte Gianluca Di Marzio)

Il 13 gennaio, un giorno intriso di nostalgia e riflessione, ha visto gli ex-giocatori del Cosenza rendere omaggio a Denis Bergamini, loro compagno di squadra perduto. Nel 1987-88, sotto la guida di Gianni Di Marzio, la squadra conquistò la Serie B, e ora, indossando nuovamente quelle maglie che li avevano resi protagonisti di un’impresa memorabile, si sono recati sulla tomba dell’amico scomparso. Denis Bergamini, un giovane centrocampista promettente di Boccaleone di Argenta, fu tragicamente ucciso il 18 novembre 1989.

Dopo decenni di incertezze e sospetti, nell'ottobre dello scorso anno, il tribunale di Cosenza ha emesso la sentenza tanto attesa: l'ex fidanzata di Bergamini, Isabella Internò, è stata condannata a 16 anni di carcere, sciogliendo un nodo che aveva lasciato aperte ferite profonde tra coloro che lo conoscevano e lo amavano.

Michele Padovano, un compagno di squadra e caro amico di Bergamini, presente alla commemorazione, ha condiviso i suoi ricordi e il legame inscindibile che lo unisce a Denis. Non solo ha vissuto il dramma della scomparsa del compagno, ma ha anche affrontato accuse personali che lo hanno portato ad un lungo calvario giudiziario durato diciassette anni. Accusato ingiustamente di traffico internazionale di droga, Padovano è stato assolto solo nel gennaio 2023.

Denis Bergamini

In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera Padovano riflette su come il tempo sembri essersi fermato per il Cosenza di quegli anni e di quanto sia stato bello ritrovarsi tutti insieme: "Abbiamo sempre saputo che quanto raccontato in tutti questi anni erano fandonie. Così come abbiamo sempre creduto nella giustizia e nella verità, anche se è arrivata in modo lento. Trentacinque anni sono interminabili, ma alla fine ne è valsa la pena. Quella sentenza ridà dignità a noi, che gli abbiamo tutti voluto bene, ma soprattutto alla sua famiglia, che per anni ha dovuto vivere con un ricordo di Denis ferito da chi diceva che si era ucciso. Oggi sappiamo che non è stato così". 

Padovano affronta anche le false accuse che lo hanno colpito riguardo a presunti collegamenti con attività illecite nella sua carriera a Cosenza, evidenziando la sofferenza provocata da tali insinuazioni. "Le ho vissute molto molto male. C’è stato un tentativo di depistare quella che era la verità, infangando il nome di Denis e accostandolo al mio. Quello che poi ho vissuto in questi anni non ha aiutato e ha servito su un piatto di argento la possibilità di depistare la strada verso la verità a chi ne aveva interesse, riuscendoci. Perché se per arrivare a questa sentenza ci abbiamo messo trentacinque anni, vuol dire che ci sono riusciti".

Michele Padovano

Infine, Padovano esprime gratitudine per il sostegno ricevuto da persone come Gianluca Vialli uno dei pochi a non avergli mai voltato le spalle: "Non c’è giorno che non gli dedichi un pensiero" e manifesta il desiderio di avere un ruolo dirigenziale alla Juventus, una squadra che ha segnato positivamente la sua carriera. Attualmente, è opinionista per Sky e si concentra su un futuro sereno.

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