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Omicidio di Sofia Stefani: Gualandi torna in carcere, il Riesame conferma la pericolosità

Il Riesame accoglie l'appello della Procura ribaltando la decisione del gip

Omicidio di Sofia Stefani: Gualandi torna in carcere, il Riesame conferma la pericolosità

Giampiero Gualandi, l'ex comandante di polizia locale di Anzola dell'Emilia, è al centro di una complessa e delicata vicenda giudiziaria. Accusato di omicidio volontario aggravato per la morte della ex collega Sofia Stefani, Gualandi si trova attualmente ai domiciliari, una misura che potrebbe presto essere revocata a favore della detenzione in carcere, come richiesto dai giudici del Riesame. La decisione di concedere gli arresti domiciliari a Gualandi, presa poco prima di Natale dal giudice per le indagini preliminari (gip), è stata duramente contestata dai giudici del Riesame, i quali hanno accolto l'appello della Procura. Per loro, nonostante i trattamenti psicologici e psichiatrici seguiti dall'imputato, non vi è alcuna garanzia che la sua pericolosità sociale sia effettivamente venuta meno, soprattutto in un contesto domiciliare che potrebbe innescare conflittualità e stress acuto.

La tragica morte di Sofia Stefani, avvenuta il 16 maggio 2024 all'interno dell'ufficio di Gualandi, ha scosso profondamente la comunità di Anzola dell'Emilia. Sebbene Gualandi sostenga che lo sparo sia stato accidentale e avvenuto durante una colluttazione, l'accusa ritiene che vi siano numerosi indizi che contraddicono questa versione dei fatti. Il prossimo 17 febbraio, il caso approderà in Corte di assise a Bologna, dove la famiglia di Sofia si costituirà parte civile, assistita dall'avvocato Andrea Speranzoni.

Inoltre, i giudici del Riesame hanno sottolineato l'impossibilità di garantire un ambiente domestico privo di stress e potenzialmente pericoloso per i familiari di Gualandi. L'avvocato di Gualandi, Claudio Benenati, continua a difendere la sua versione dei fatti, ma la battaglia legale si preannuncia complessa, con la necessità di esaminare approfonditamente il quadro psicologico del 63enne e l'efficacia dei trattamenti seguiti in carcere.

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