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il caso a rimini
28 Febbraio 2025 - 11:50
Il servizio delle Iene
Il 5 novembre 2022 rimarrà una data indelebile per Federica Semprini Pironi e Marco Pirini, genitori del piccolo Alessandro, deceduto subito dopo il parto presso l’ospedale Infermi di Rimini. Da quel giorno, i due genitori hanno intrapreso una battaglia legale contro due ostetriche, una originaria di Faenza e l'altra di Santarcangelo di Romagna, entrambe molto seguite sui social network, con l’accusa di omicidio colposo e lesioni alla partoriente. Inizialmente, la Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il giudice per le indagini preliminari, Vinicio Cantarini, ha rinviato le ostetriche a giudizio. Il processo prenderà il via il 12 giugno presso il Tribunale di Rimini.
Il travaglio era iniziato in casa e, secondo la difesa dei genitori, sarebbe durato circa trenta ore. Le indagini hanno rivelato che il piccolo Alessandro sarebbe morto a causa di diverse concause: un’infezione da Streptococco e un’asfissia meccanica. Quest’ultima sarebbe stata aggravata dal fatto che il bambino era macrosomico, ovvero di dimensioni grandi, e che il travaglio si era prolungato eccessivamente, per lo più in ambiente domestico. Inizialmente si sospettava che il cordone ombelicale attorcigliato attorno al collo avesse contribuito alla tragedia, ma ciò è stato escluso dalle analisi mediche.
Federica e Marco hanno accolto con sollievo e gioia la decisione del giudice di rinviare a giudizio le due ostetriche. Per la coppia, il verdetto del gup è arrivato simbolicamente nel giorno del primo compleanno del loro secondo figlio, il fratello di Alessandro. "Abbiamo ringraziato nostro figlio Alessandro per darci ogni giorno la forza di combattere questa battaglia. Finalmente qualcuno ha fatto un lavoro minuzioso", ha dichiarato Federica in una lunga intervista al Corriere.
Ripercorrendo le ore del travaglio, Federica ha ricordato come fosse completamente assorta nel tentativo di mettere al mondo suo figlio, mentre il marito soffriva nel vederla in difficoltà. I genitori hanno riferito di aver nutrito dubbi sulla professionalità delle ostetriche, lamentando un comportamento poco coerente e il mancato controllo delle condizioni del bambino, nonostante una situazione critica. Federica ha raccontato anche di episodi spiacevoli, come la decisione delle ostetriche di lasciare la casa per una lunga pausa colazione, o di arrivare con ritardo perché impegnate in altre attività. Anche quando il marito chiese di andare in ospedale, non venne ascoltato.
La scelta di un parto domiciliare era stata dettata dalla volontà di vivere l’esperienza insieme, senza le restrizioni del periodo post-Covid. Federica e Marco hanno sottolineato che questa decisione non era stata presa per evitare un parto medicalizzato, dato che il benessere del figlio era stato sempre la priorità.
Un altro elemento chiave emerso nelle indagini è l’infezione da Streptococco. I genitori hanno affermato che il tampone vaginale per rilevare il batterio era stato sconsigliato dalle ostetriche, con opinioni contrastanti che avevano generato confusione. Inoltre, nella querela, i genitori hanno denunciato la compilazione di cartelle cliniche discordanti, un aspetto che non è stato incluso nelle accuse formali.
Ora Federica e Marco aspettano che la giustizia faccia il suo corso, auspicando tempi ragionevoli. "Non abbiamo dubbi sul fatto che Alessandro sarebbe fra noi vivo e sano se non avessimo incontrato queste ostetriche, a cui ci eravamo affidati con fiducia." Per loro, questa vicenda non riguarda solo diversi approcci professionali, ma una mancanza di empatia in un ruolo cruciale come quello dell’ostetrica. La coppia spera che il processo possa impedire che altre famiglie vivano un dramma simile.
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