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Il caso
07 Aprile 2025 - 17:46
Il processo d'appello per l'omicidio di Saman Abbas si avvia verso una svolta decisiva. La 18enne di origine pakistana, brutalmente uccisa a Novellara nel 2021, è al centro di una vicenda giudiziaria che ha scosso l'opinione pubblica e sollevato interrogativi profondi sulla giustizia e i diritti umani.
La procuratrice generale Silvia Marzocchi ha avanzato una richiesta chiara e inequivocabile: l'ergastolo per tutti e cinque i familiari imputati. Padre, madre, zio e i due cugini di Saman sono accusati di omicidio e soppressione di cadavere, con le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti e futili. La Marzocchi ha sottolineato la necessità di una sentenza che riconosca Saman come vittima di un'azione inumana e barbara, eseguita come una condanna a morte familiare.
In primo grado, la Corte di Assise di Reggio Emilia aveva già emesso condanne severe: ergastolo per i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, e 14 anni di reclusione per lo zio Danish Hasnain. I due cugini, Nomanhulaq Nomnhulaq e Ikram Ijaz, erano stati invece assolti. Tuttavia, la procura generale ritiene che anche loro debbano essere ritenuti colpevoli e condannati alla pena massima. "Visse gli ultimi giorni della sua vita all'interno di una recita – le conclusioni della requisitoria della sostituta procuratrice generale Marzocchi –, nell'inganno ordito alle sue spalle, nella finzione di serenità e affetto che nasconde il programma di ucciderla. Per non pensare poi al fatto che il 3 maggio Saman sarebbe stata collocata in comunità, e se il caso avesse voluto che questo intervento avvenisse pochissimi giorni prima, si sarebbe salvata. È evidente – basta guardare il video in cui scherza con la madre in cortile – che Saman non avrebbe rinunciato alla sua famiglia, non avrebbe lasciato i suoi genitori e il fratello se le avessero consentito di vivere secondo i suoi legittimi desideri".
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