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Il lutto
26 Agosto 2024 - 14:37
Chi era Sven-Göran Eriksson? Un allenatore gentiluomo, un maestro di tattica, un rivale rispettato e temuto. La notizia della sua scomparsa a 76 anni, dopo una lunga battaglia contro un cancro incurabile, ha scosso il mondo del calcio. Ma chi era davvero questo uomo che ha lasciato un segno indelebile nel cuore di tifosi e giocatori?
L'INIZIO DI UNA LEGGENDA
Sven-Göran Eriksson, nato il 5 febbraio 1948 a Sunne, in Svezia, ha iniziato la sua carriera da allenatore nel Göteborg, dove già nel 1983 mise in crisi la Roma in Coppa UEFA. Un giovane allenatore che, con la sua visione tattica e la sua calma glaciale, riuscì a mettere in difficoltà una delle squadre più forti d'Italia. Non è un caso che, due anni dopo, la Roma lo chiamò per raccogliere l'eredità del 'maestro' Nils Liedholm.
ROMA: TRA SOGNI E DELUSIONI
Alla guida della Roma, Eriksson visse una delle stagioni più intense della sua carriera. Dopo un primo anno difficile, nel 1985-86, riuscì a portare la squadra a un passo dallo scudetto, recuperando un notevole svantaggio sulla Juventus di Giovanni Trapattoni. Ma il destino, spesso beffardo, decise diversamente: alla penultima giornata, la Roma perse incredibilmente in casa contro il Lecce già retrocesso, aprendo la strada all'ennesimo trionfo bianconero. Una delusione cocente, ma che non intaccò la stima e l'affetto dei tifosi giallorossi per il loro allenatore.
LAZIO: IL TRIONFO E LA REDENZIONE
Dopo le esperienze con Fiorentina e Sampdoria, dove vinse una Coppa Italia nel 1994, Eriksson trovò la sua consacrazione definitiva alla guida della Lazio. Passare dall'altra parte del Tevere, dopo aver allenato la Roma, non è impresa da poco. Ma Sven, con la sua eleganza e il suo stile inconfondibile, riuscì a conquistare anche i tifosi biancocelesti. Sotto la presidenza di Sergio Cragnotti, la Lazio visse anni d'oro, culminati con lo scudetto del maggio 2000. Un titolo arrivato in modo rocambolesco, con la Juventus di Carlo Ancelotti che affondò nella palude di Perugia all'ultima giornata. Un trionfo che consacrò Eriksson come uno dei migliori allenatori della sua epoca.
UN GENTILUOMO IN PANCHINA
Ma cosa rendeva Eriksson così speciale? Non solo le sue doti tattiche, ma anche il suo stile da gentiluomo. In un mondo spesso dominato da ego e rivalità, Sven si distingueva per la sua signorilità e il suo rispetto per avversari e colleghi. Non è un caso che, ovunque andasse, riuscisse a farsi amare e rispettare. Dal Benfica alla nazionale inglese, passando per le sue esperienze in Italia, Eriksson lasciò sempre un segno positivo.
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