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Il caso Payne
18 Novembre 2024 - 16:52
Robbie Williams (Fonte Instagram)
Robbie Williams non è nuovo a dichiarazioni che scuotono il panorama musicale, ma questa volta le sue parole arrivano da un luogo di dolore e riflessione. La sua esperienza con i Take That e il successo esplosivo che l’ha catapultato sotto i riflettori in giovanissima età lo hanno lasciato segnato per sempre. Proprio per questo, Williams è intervenuto pubblicamente dopo la tragica morte di Liam Payne, ex membro degli One Direction, che si è tolto la vita lo scorso ottobre gettandosi dal terzo piano di un hotel.
Liam Payne (Fonte Instagram)
In un post su Instagram che ha fatto rapidamente il giro del web, Robbie ha proposto la creazione di una commissione di esperti per regolamentare l’industria musicale, proteggendo le giovani star dalle pressioni schiaccianti della fama. “Bisogna fermare questa spirale distruttiva che schiaccia ragazzi e ragazze sotto il peso del successo. È ora di cambiare”.
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La recente uscita del docu-film della BBC, Boybands Forever, che esplora il fenomeno delle band anni ’90, ha riacceso la discussione su un sistema che spesso sacrifica la salute mentale degli artisti in nome del profitto. Nel documentario, Nigel Martin Smith, ex manager dei Take That, ha descritto Williams come un giovane “furbo e sveglio”, aggiungendo che la sua dipendenza dalle droghe sarebbe stata una conseguenza del rigido controllo esercitato dalla band, in cui “non poteva avere fidanzate o uscire”.
Robbie non è rimasto in silenzio e ha risposto direttamente, senza mezzi termini, via Instagram:
“Il mio consumo di droga non è mai stata colpa tua, Nigel. Il modo in cui ho scelto di auto-medicarmi è stata una mia risposta alla distorsione del mondo che mi circondava. Avrei avuto lo stesso disturbo anche se fossi stato un tassista. Certo, i soldi e il successo mi hanno portato lì più velocemente, mentre cercavo invano di sopravvivere alla centrifuga mediatica della celebrità pop.”
Williams ha poi ampliato il discorso, toccando un tema che poche star hanno il coraggio di affrontare: i devastanti effetti collaterali della vita nelle boyband.
“Se osservate la storia di queste band, emerge uno schema inquietante. I ragazzi si uniscono, diventano enormi, e poi si ammalano. Alcuni riescono a superare questa esperienza con un lungo lavoro su sé stessi. Altri non riescono mai a districarsi dal caos emotivo e dal dolore.”
Non è la prima volta che l’ex Take That denuncia pubblicamente il lato oscuro della fama. Con la sua solita sincerità, Williams ha messo in luce il “pasticcio dei rottami” che molti artisti si trovano a raccogliere dopo l’apice della loro carriera. “Non sto violando l’anonimato di nessuno condividendo quello che abbiamo vissuto. Questi sono gli effetti collaterali della disforia da boyband.”
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