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Cos'è successo in passato quando il sangue di San Gennaro non si è sciolto?

La mancata liquefazione del sangue è da sempre vista come presagio di sfortuna

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Oggi, 16 dicembre 2024, Napoli ha vissuto uno dei suoi riti più attesi e simbolici: la liquefazione del sangue di San Gennaro. Tuttavia, le cose non sono andate come sperato, almeno inizialmente.

Già dalle prime ore del mattino, il Duomo era gremito di fedeli, turisti e curiosi, tutti in attesa del prodigio. L’Abate Vincenzo De Gregorio ha estratto l’ampolla dalla cassaforte poco dopo le 10, portandola sull’altare per la tradizionale ispezione. Ma il sangue del patrono è rimasto fermo, solido. Il rituale, che prevede di girare e scuotere delicatamente l’ampolla, non ha dato alcun risultato.

Il mancato scioglimento ha subito creato una certa agitazione tra i presenti. Nonostante il rituale che prevede di girare e scuotere la reliquia per favorire la liquefazione, il sangue è rimasto solido. La teca è stata quindi trasferita nella Cappella del Tesoro, dove è rimasta esposta fino al pomeriggio, mentre i fedeli continuavano a pregare e a sperare in un segnale. Per il popolo partenopeo, il sangue di San Gennaro è molto più di una reliquia religiosa. È un simbolo, una tradizione che porta con sé speranza e rassicurazione. Quando però non si scioglie, quel simbolo diventa un segnale inquietante, una sorta di cattivo presagio.

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E finalmente, alle 17:43, il prodigio si è compiuto. L’annuncio della liquefazione ha scatenato un’esplosione di gioia e sollievo all’interno del Duomo. L’atmosfera, carica di emozione, ha confermato ancora una volta il legame profondo tra Napoli e il suo patrono.

Nonostante le ansie iniziali, il terzo e ultimo prodigio del 2024 si è concluso positivamente, chiudendo l’anno liturgico con un messaggio di speranza. In passato, il mancato scioglimento del sangue ha coinciso con momenti di grave difficoltà storica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, per esempio, l’occupazione nazista di Napoli fu accompagnata dall’assenza del prodigio. Lo stesso accadde nel 1973, anno del colera che colpì duramente la città, e nel 1980, con il devastante terremoto in Irpinia.

Più recentemente, nel dicembre 2020, il sangue non si sciolse durante la pandemia di Covid-19, alimentando un senso di sconforto in un periodo già segnato dall’incertezza e dalla sofferenza.Quest’anno, tuttavia, Napoli può tirare un respiro di sollievo. Il prodigio si è ripetuto, ricordando a tutti che, nonostante le difficoltà, il legame con San Gennaro rimane un faro di speranza per la città e i suoi abitanti.

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