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Siamo davvero spiati nella nostra casa ? Cosa sappiamo di come i dispositivi digitali trattano i nostri dati.

Friggitrici, aspirapolvere, telecamere, smartphone, assistenti vocali e Tv, tutti troppo interessati a chi siamo e che cosa ci piace.

Siamo davvero spiati nella nostra casa ?

Ah, il nostro caro smartphone, divenuto ormai un compagno imprescindibile delle nostre giornate. Lo teniamo accanto al letto, lo portiamo con noi anche in bagno, ci confidiamo segreti e desideri. Ma siamo davvero certi che questa relazione sia a senso unico? Diciamoci la verità: quante volte avete discusso di acquistare un nuovo paio di scarpe o di una vacanza in montagna e, magicamente, quelle stesse scarpe o quel resort sembrano apparire in ogni annuncio online? Coincidenza? Forse non proprio. Elettrodomestici, friggitrici, frigoriferi, assistenti vocali, telecamere... tutto appare incuriosito da ciò che facciamo, da ciò che ci affascina e da chi siamo.

La rivelazione di Cox Media Group: l’ascolto attivo è una realtà

Per anni, sospetti e teorie complottiste hanno riempito i social e animato le conversazioni sul tema “gli smartphone ci ascoltano”. Tuttavia, ora non siamo più nel regno della fantasia: la Cox Media Group (CMG), un’agenzia di marketing, ha confermato che l’“ascolto attivo” non è una leggenda urbana, ma una tecnologia reale e operativa. Secondo una presentazione interna visionata dal sito 404media (settembre 2024), questa tecnologia sfrutta i microfoni degli smartphone per captare conversazioni, analizzarle tramite l’intelligenza artificiale e generare pubblicità mirata. Sì, avete compreso correttamente. Non è magia, è marketing 2.0. L’Active Listening, come spiega CMG, combina i dati vocali con aspetti comportamentali per creare profili di consumatori dettagliatamente precisi. L’agenzia afferma di impiegare oltre 470 fonti per analizzare i dati degli utenti, il tutto con apparente consenso. Un consenso che, va detto, si nasconde tra le righe di quelle interminabili condizioni d’uso che raramente qualcuno legge.

I giganti dell'high-tech si difendono: "Noi non c’entriamo"

Tra i clienti di CMG figurano nomi come Facebook (oggi Meta), Google e Amazon. Come hanno reagito? Con il classico atteggiamento di negazioni e distanziamenti. Google ha rapidamente escluso CMG dal suo programma di partnership, Meta ha affermato di non utilizzare i microfoni per fini pubblicitari, e Amazon ha minacciato azioni legali contro chi infrange i termini di servizio. Ma la domanda persiste: quanto ne erano realmente a conoscenza questi colossi? La fiducia è stata minata, e ricostruirla non sarà semplice.

Smart TV e telecamere: sguardi indiscreti?

Non solo smartphone, ma anche i dispositivi intelligenti che adornano le nostre abitazioni sembrano possedere un udito e una vista alquanto sviluppati. Le Smart TV, ad esempio, impiegano tecnologie come l'Automatic Content Recognition (ACR) per monitorare ciò che stiamo guardando. Un’indagine del 2023 condotta dall’University College London, in collaborazione con l’University of California, Davis e l’Universidad Carlos III di Madrid, ha rivelato che produttori come Samsung e LG raccolgono questi dati per inviare pubblicità personalizzate.

 

Nel panorama tecnologico odierno, emergono preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei dati sensibili a causa di dispositivi apparentemente innocui. Una recente indagine condotta da "Report" (2024) ha messo in luce che alcune telecamere di sorveglianza, in particolare quelle di marche cinesi come Hikvision e Dahua, cercando di collegarsi con server ubicati in Cina, provocando allarme circa la possibile trasmissione di informazioni private.

Sospetti sui dispositivi domestici: friggitrici ad aria e aspirapolvere In modo sorprendente, anche le friggitrici ad aria possono trasformarsi in potenziali strumenti di spionaggio domestico. Un'inchiesta del 2023, condotta dal magazine "Which?", evidenzia che elettrodomestici come la Xiaomi Mi Smart richiedono permessi per accedere al microfono dei telefoni, senza apparente motivo. Questi apparecchi sono capaci di raccogliere dati personali, come la posizione e le abitudini di utilizzo, con il pericolo di trasmetterli a terze parti per fini di marketing. Non meno inquietanti sono le scoperte relative agli aspirapolvere robot. Un’investigazione del "Sole 24 Ore" (2022) ha svelato che alcuni modelli di questi apparecchi inviano dettagli relativi alla mappatura delle case a server esterni, esponendo ulteriormente gli utenti a potenziali violazioni della loro privacy.

Assistenti vocali: attivazioni involontarie preoccupanti

Gli assistenti vocali, tra cui Alexa, Google Assistant e Siri, sono stati oggetto di un’indagine dettagliata realizzata dalla Northeastern University e dall’Imperial College London nel 2019. Questo studio ha esaminato ore di interazioni, rivelando che tali dispositivi si attivano involontariamente in media 19 volte al giorno, registrando parti di conversazioni private senza che gli utenti ne siano consapevoli. Molte di queste attivazioni indesiderate erano provocate da suoni o parole che i dispositivi interpretavano erratamente come comandi. Tali episodi sollevano serie preoccupazioni riguardo alla tutela della privacy, poiché le registrazioni sono spesso inviate ai server delle aziende al fine di "migliorare il servizio". Tuttavia, queste pratiche hanno suscitato critiche tanto da parte degli esperti di sicurezza quanto dai consumatori, considerando che i dati raccolti potrebbero risultare vulnerabili a utilizzi non autorizzati o a violazioni.

Striscia la Notizia: gli smartphone ci ascoltano di nascosto?

Il 27 settembre 2021, il noto programma televisivo Striscia la Notizia ha condotto un interessante esperimento. Durante un servizio a cura di Marco Camisani Calzolari, è stato invitato il pubblico a posizionare i propri smartphone, con lo schermo acceso, vicino al televisore, mentre l'autore pronunciava alcune frasi indicative del desiderio di acquistare un'auto. Secondo quanto affermato da Camisani Calzolari, alcune applicazioni sarebbero in grado di attivare il microfono del dispositivo mobile senza che l'utente ne sia consapevole, registrando quanto viene detto e inviando i dati vocali a server remoti. Questi dati potrebbero essere successivamente trasformati in testo e venduti a società pubblicitarie per realizzare campagne promozionali mirate. L'esperimento ha previsto l'uso di espressioni come "voglio un'automobile", "mi serve un'auto nuova", "una macchina per la famiglia" e "un'auto ecologica". Camisani Calzolari ha quindi chiesto al pubblico di osservare se nei giorni successivi sarebbero apparse inserzioni pubblicitarie relative alle automobili e di segnalare qualsiasi attività sospetta al programma, per verificare se si tratti effettivamente di una forma di "spionaggio audio".

Il Garante entra in azione

La vicenda non è passata inosservata. Il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un'indagine, in collaborazione con la Guardia di Finanza, per accertare se i microfoni degli smartphone possano essere sfruttati da alcune applicazioni per raccogliere informazioni a fini pubblicitari. L'inchiesta si focalizza sulle app più popolari, esaminandone la trasparenza delle informative sulla privacy e la corretta acquisizione del consenso degli utenti. Inoltre, il Garante ha sottolineato che sia i dispositivi Android che iOS richiedono esplicitamente l'autorizzazione per l'accesso al microfono e, nel caso dei dispositivi Apple, un indicatore arancione segnala quando il microfono è attivo. Tuttavia, permane la preoccupazione che alcune app possano trovare modi per aggirare tali protezioni.

"Non è vero, ma ci credo": il dubbio persiste

Google, Apple, Facebook e altre grandi aziende negano categoricamente di ascoltare le conversazioni degli utenti per scopi pubblicitari. "Le pubblicità mirate si basano sulle attività online e sulle interazioni con le app", ribadiscono in coro. Ciononostante, studi indipendenti, come quello condotto dalla Northeastern University, suggeriscono che gli assistenti vocali si attivano talvolta anche senza espliciti comandi, ascoltando frammenti di discorsi.

Come tutelarci?

Se la prospettiva di essere costantemente monitorati vi preoccupa, ecco alcuni suggerimenti per limitare i rischi:

1. Controllate le autorizzazioni delle applicazioni: Disabilitate l'accesso al microfono per tutte le app che non ne necessitano.

2. Aggiornate i vostri dispositivi: Gli aggiornamenti correggono vulnerabilità che potrebbero essere sfruttate da hacker o aziende non trasparenti.

3. Siate cauti: Le condizioni d'uso, spesso interminabili, potrebbero contenere più informazioni di quanto si immagini.

4. Investite in dispositivi sicuri: Valutate l'acquisto di prodotti da produttori che garantiscono un maggiore rispetto della riservatezza dei dati.

Addio alla privacy?

La realtà è questa: siamo circondati da dispositivi che raccolgono dati. Alcuni lo fanno per agevolarci, altri per finalità meno nobili. La chiave è la consapevolezza: non è necessario spegnere i telefoni o isolarsi, ma è fondamentale comprendere come funzionano questi sistemi e quali rischi comportano per tutelare efficacemente la nostra privacy in un mondo sempre più interconnesso. Dopotutto, il vero costo della tecnologia non è ciò che paghiamo in termini economici, ma ciò che sacrifichiamo in termini di libertà.

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