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Guerra
19 Dicembre 2024 - 10:50
Zelensky insieme al presidente francese Emmanuel Macron (Fonte Instagram)
Con l’arrivo dell’inverno, l’Ucraina sembra costretta a confrontarsi con una realtà amara: la riconquista del Donbass e della Crimea potrebbe essere al di fuori della sua portata. Durante una videoconferenza con i lettori del quotidiano francese Le Parisien, il presidente Volodymyr Zelensky ha ammesso che quei territori, ormai sotto il controllo russo, non possono essere ripresi con la forza militare. “Non abbiamo la forza per riconquistarli”, ha dichiarato con schiettezza. “Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin al tavolo dei negoziati”.
Un’ammissione che segna un momento cruciale nella guerra in Ucraina, che si avvia verso il terzo anno. La dichiarazione di Zelensky non è una resa, ma riflette la complessità di un conflitto che ha visto Kiev ottenere vittorie simboliche, ma mai decisive. Al contrario, il presidente ribadisce che ogni negoziato dovrà essere condotto esclusivamente da Kiev, escludendo qualsiasi iniziativa che prescinda dalla partecipazione diretta dell’Ucraina. “Nessun leader ha il diritto di negoziare con Putin senza di noi. L’Ucraina è la vittima di questa guerra e solo noi possiamo stabilire le condizioni di una tregua”, ha sottolineato.
Tuttavia, le sue parole lasciano intravedere un cambio di prospettiva. La possibilità di congelare il conflitto non sembra più un tabù per il governo ucraino, che potrebbe scegliere di guadagnare tempo, riorganizzarsi e puntare su una strategia diplomatica più incisiva. Anche sul campo di battaglia, Kiev prova a mantenere alta la pressione, come dimostrano le recenti operazioni dell’intelligence ucraina. L’assassinio del generale russo Igor Kirillov e del suo assistente, rivendicato apertamente, è un esempio della volontà ucraina di colpire Mosca nei suoi punti più sensibili, anche al di fuori delle battaglie convenzionali.
Nonostante ciò, Zelensky continua a sollecitare gli alleati occidentali, chiedendo un supporto più rapido e concreto per rafforzare la resistenza. Durante una conferenza stampa con il primo ministro polacco Donald Zanna, il presidente ha insistito sulla necessità di ottenere nuove risorse militari e politiche per affrontare la controffensiva russa in corso nella regione di Kursk. “La cosa principale sarà decidere come rafforzare urgentemente l’Ucraina sul campo di battaglia e nel contesto geopolitico”, ha dichiarato in vista di un incontro con i leader europei.
Intanto, il conflitto si riflette anche nelle tensioni diplomatiche tra l’Ucraina e alcuni Paesi dell’Unione Europea, come l’Ungheria. Il premier ungherese Viktor Orbán ha recentemente proposto un cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri in vista del Natale, in seguito a una conversazione con Vladimir Putin. Un’iniziativa che Kiev ha accolto con freddezza, ritenendola un’ulteriore mossa russa per guadagnare tempo e consolidare i territori occupati. Orbán, dal canto suo, ha ribadito che la decisione spetta all’Ucraina, dichiarando in un post sui social: “Prendere o lasciare, è una tua responsabilità”.
Le tensioni tra Orbán e Zelensky non sono nuove, ma il presidente ucraino non ha esitato a rispondere, ricordando che nessun Paese europeo può capire cosa significhi affrontare una guerra di questa portata. “L’Ucraina ha un’esperienza unica. Orbán ha un esercito del genere? No. Come farebbe a fare pressione su Putin? Con una battuta o un sorriso? Può tenerselo”, ha detto in un’intervista al quotidiano Ukrainska Pravda.
Mentre la guerra continua, la strada per una soluzione appare ancora piena di ostacoli. La domanda principale resta aperta: l’Ucraina sarà in grado di trasformare la pressione diplomatica e il sostegno occidentale in risultati concreti? Per ora, il paese sembra sospeso tra il desiderio di riprendere i territori perduti e la necessità di fermare un conflitto che sta logorando la nazione.
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