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Donald Trump e la nuova geopolitica: cosa c'è dietro le sue parole su Groenlandia, Panama e Canada

TheDonald punta a un nuovo dominio nell'emisfero occidentale, ma la Cina gioca un ruolo cruciale

Donald Trump (Fonte Instagram)

Donald Trump (Fonte Instagram)

Le recenti dichiarazioni di Donald Trump su Panama, Groenlandia e Canada hanno scatenato un acceso dibattito politico e geopolitico. Il presidente eletto degli Stati Uniti ha affrontato questi temi con un tono provocatorio, suggerendo la possibilità di "recuperare" il Canale di Panama, annunciare l'annessione della Groenlandia e addirittura trasformare il Canada nel 51° stato degli USA. Ma cosa c'è davvero dietro a queste affermazioni? E quali sono gli obiettivi concreti di Trump in relazione a queste aree geopoliticamente delicate?

Secondo Mario Del Pero, professore di Storia Internazionale presso il SciencesPo di Parigi e Senior Research Fellow dell'ISPI, intervistato da Fanpage, le dichiarazioni di Trump non sono casuali. Sono il riflesso di un’idea più ampia che riguarda la politica estera degli Stati Uniti, incentrata sulla competizione con la Cina e il rafforzamento del predominio statunitense in determinate aree geopolitiche. "Le sue dichiarazioni sono espressione di una visione globale molto chiara. Panama, la Groenlandia e il Canada sono territori che rivestono un'importanza strategica in questa nuova fase di competizione con la Cina", spiega Del Pero.

Mario Del Pero

Il Canale di Panama, storicamente importante per il commercio globale, è stato recentemente al centro di investimenti cinesi, che preoccupano gli Stati Uniti. Panama ha infatti ristabilito i legami con la Cina nel 2017, aprendo la porta a numerosi progetti infrastrutturali cinesi nella regione. "Per Trump, riprendersi il controllo su Panama potrebbe essere una mossa per fermare l'influenza crescente della Cina nell’America Latina", afferma il professore. "Il canale è una risorsa strategica per gli Stati Uniti, e Trump sembra intenzionato a riaffermare la sua egemonia su questa zona".

Anche la Groenlandia, una regione chiave nell’Artico, sta diventando un obiettivo di interesse strategico per gli Stati Uniti. "La Groenlandia non è solo una questione di risorse naturali, ma è diventata un punto cruciale nella competizione geopolitica con la Russia e la Cina", sottolinea Del Pero. La crescente importanza dell'Artico, amplificata dal cambiamento climatico che ha reso le rotte navali più accessibili, fa della Groenlandia una pedina fondamentale in questo gioco di potere.

Trump ha parlato della Groenlandia come una possibile acquisizione, ma secondo Del Pero si tratta più di una strategia di pressione. "È difficile pensare che gli Stati Uniti possano davvero acquisire la Groenlandia, ma c'è una chiara intenzione di negoziare con la Danimarca e fare leva sulla sua posizione strategica nell'Artico", commenta il professore. "La dichiarazione di Trump è soprattutto un segnale di forza, un modo per posizionarsi nella competizione per il controllo dell'Artico."

Quando Trump ha suggerito che il Canada potrebbe diventare il 51° stato degli Stati Uniti, molti hanno interpretato la sua affermazione come una provocazione politica. "In realtà, non credo che Trump abbia intenzione di annetterlo realmente", afferma Del Pero. "Si tratta più di un modo per mettere in difficoltà Justin Trudeau e il suo governo. Trump vuole usare il Canada come strumento di pressione per indebolire l'opposizione liberale e per dimostrare la sua forza politica."

Un post ironico di TheDonald su Instagram

Secondo il professore, le parole di Trump vanno lette in un contesto di politica interna più che di reale volontà di cambiamenti territoriali. "È un modo per umiliare i liberali canadesi e per metterli in una posizione scomoda", continua Del Pero. "Trump è abituato a usare questa retorica provocatoria, che serve a rafforzare la sua posizione sia all'interno degli Stati Uniti che nei confronti degli alleati."

Per Del Pero, il comportamento di Trump si inserisce in una più ampia strategia di "nazionalismo transazionale". "Trump non crede nelle alleanze stabili o nelle coalizioni durature. Per lui, tutto è transazionale: ogni mossa ha un obiettivo concreto e ogni alleato può essere trattato come una risorsa da sfruttare", spiega il professore. "Trump non cerca di costruire legami a lungo termine, ma di ottenere vantaggi immediati, in particolare nelle aree chiave della geopolitica mondiale."

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