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Politica estera
15 Gennaio 2025 - 13:30
Un colpo di scena diplomatico scuote il rapporto storico tra Stati Uniti e Cuba. L’Amministrazione Biden, nelle sue ultime settimane di governo, ha deciso di rimuovere Cuba dalla lista nera dei Paesi sponsor del terrorismo, una mossa che potrebbe ridisegnare le dinamiche politiche con l’isola caraibica. In cambio, L’Avana si impegna a liberare 553 prigionieri, un gesto che segna un’apertura significativa verso i diritti umani, mediata dalla Chiesa Cattolica e sostenuta da organizzazioni internazionali.
Tra i detenuti che saranno liberati, ci sarebbero, secondo fonti americane, difensori dei diritti umani e partecipanti alle proteste antigovernative del luglio 2021. Sebbene le autorità cubane non abbiano fornito dettagli sui nomi, l’annuncio rappresenta una svolta per un regime che storicamente ha oppresso ogni forma di dissenso. La liberazione, garantiscono fonti vicine all’accordo, avverrà in tempi brevi.
La decisione arriva a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump, pronto a riprendersi la Casa Bianca con una maggioranza repubblicana che ha già espresso il proprio disappunto. Ted Cruz, senatore del Texas, ha definito l’iniziativa “inaccettabile”, accusando Biden di sabotare il nuovo corso politico del tycoon. Trump aveva reinserito Cuba nella lista nera nel gennaio 2021, ribaltando il precedente disgelo voluto da Barack Obama. Ora, si teme che questa apertura possa essere cancellata con un colpo di penna dal nuovo presidente.
Nel frattempo, Cuba vive una crisi economica senza precedenti. I frequenti blackout, l’industria turistica al collasso e la riduzione delle importazioni di petrolio dal Venezuela mettono in ginocchio il regime. Questo accordo potrebbe rappresentare un’ancora di salvezza per L’Avana, che ha tutto da guadagnare nel riaprire un dialogo con Washington.
Resta da vedere se questa tregua durerà o se il pendolo politico statunitense, con l’avvento di Trump, tornerà a oscillare verso una linea dura. Per ora, il mondo osserva e Cuba trattiene il fiato.
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