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Cinema in lutto
23 Marzo 2025 - 14:00
È venuto a mancare Jack Lilley, uno dei volti meno noti ma più determinanti del western americano, la cui carriera dietro le quinte ha segnato profondamente l’evoluzione del genere tra cinema e televisione. Attore e soprattutto stuntman di eccezionale talento, Lilley è morto all’età di 91 anni mercoledì scorso, presso il Motion Picture & Television Country House and Hospital di Woodland Hills, come riportato dalla nipote Savanah Lilley all’agenzia The Signal di Santa Clarita.
Classe 1933, originario di Santa Clarita, in California, Lilley crebbe circondato da cavalli e paesaggi rurali, un’eredità familiare che avrebbe influenzato profondamente il suo percorso professionale. La familiarità con l’equitazione e la vita di frontiera lo spinsero giovanissimo nel mondo dell’intrattenimento, dove riuscì a fondere abilità fisiche e sensibilità artistica all’interno dell’universo western.
La sua carriera televisiva prese avvio nel 1961 grazie alla serie Bonanza, dove entrò in contatto con Michael Landon, destinato a diventare uno dei suoi principali collaboratori. La vera consacrazione arrivò, però, con La casa nella prateria (Little House on the Prairie), dove Lilley operò come controfigura dell’attore Victor French, ma anche come esperto guidatore di carri e diligente coordinatore delle scene d’azione. Ogni episodio portava con sé la sua impronta, fatta di precisione, competenza e totale dedizione al mestiere.
Negli anni successivi, Lilley continuò la collaborazione con Landon, prendendo parte tra il 1981 e il 1983 allo spin-off Father Murphy (Storie della prateria), in cui mantenne il duplice ruolo di attore e coordinatore degli stunt. La sua presenza, costante e affidabile, era considerata fondamentale da colleghi e troupe.
Il ricordo di Melissa Gilbert, storica interprete di Laura Ingalls, racconta meglio di ogni filmografia il cuore di Lilley. In un post su Instagram, l’attrice lo ha definito “una delle mie persone preferite al mondo”, ricordando come fosse stato lui a insegnarle ad andare a cavallo, con pazienza e dedizione. Un gesto che dice molto dell’uomo oltre il professionista.
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Il talento di Lilley non si è fermato alla televisione. Memorabile la sua partecipazione a Mezzogiorno e mezzo di fuoco (Blazing Saddles, 1974) di Mel Brooks, dove una scena comica diventata cult – con lui e il cavallo che cadono nel fango – fu mantenuta nel montaggio finale proprio per la sua spontaneità. La sua carriera cinematografica include anche titoli come Sudden Impact (1983), Young Guns (1988), Planet of the Apes (2001) e The Legend of Zorro (2005), dove ricoprì spesso il doppio ruolo di attore e coordinatore degli stunt.
Ma è nel western televisivo che la sua impronta resta più profonda. Ha lavorato a serie cult come Carovane verso il West, Johnny Ringo, Ricercato vivo o morto, Cheyenne, Maverick, Gli uomini della prateria, Il Virginiano, La grande vallata, Selvaggio West e Ai confini dell'Arizona. La sua figura, sempre a margine della ribalta ma centrale nell’economia del racconto, ha contribuito a dare autenticità e dinamismo a un genere che senza professionisti come lui sarebbe stato molto meno credibile.
Jack Lilley è stato molto più di uno stuntman: è stato un artigiano del western, un ponte tra la tradizione e lo spettacolo, un uomo che ha fatto della discrezione il suo tratto distintivo. E proprio per questo, oggi, la sua assenza si fa sentire ancora di più.
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