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Trump vs Topolino: «Nella Disney C'è troppa inclusività»

La multinazionale indagata poiché non conforme alle attuali politiche inclusive del presidente

La Disney sotto indagine: la sfida della diversità e l'intervento della FCC

La Walt Disney Company, gigante dell'intrattenimento mondiale, si trova al centro di un'indagine avviata dalla Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti. L'accusa? Presunte violazioni delle normative sulle pari opportunità di lavoro attraverso la promozione di politiche di diversità, equità e inclusione (DEI) che potrebbero non allinearsi con le attuali norme governative. Questo scrutinio arriva in un momento in cui le aziende globali sono sempre più sotto pressione per dimostrare il loro impegno verso l'inclusività, ma anche per navigare tra le complesse dinamiche politiche che ne derivano.



L'INDAGINE: UN'AZIONE CONTROVERSA
La decisione di indagare la Disney è stata comunicata attraverso una lettera inviata dal commissario della FCC, Brendan Carr, recentemente nominato dal presidente Donald Trump. Carr ha espresso preoccupazioni riguardo alle "politiche DEI" della Disney, sottolineando che l'azienda potrebbe essere coinvolta in pratiche discriminatorie non conformi alle normative federali. Questa mossa segue un ordine esecutivo firmato da Trump all'inizio dell'anno, che richiede a tutte le agenzie federali di identificare potenziali indagini di conformità civile tra le aziende quotate in borsa e altre organizzazioni.



LA RISPOSTA DELLA DISNEY
In risposta all'indagine, un portavoce della Disney ha dichiarato a CNBC che l'azienda sta esaminando la lettera della FCC e intende collaborare pienamente per rispondere alle domande sollevate. La Disney, storicamente nota per la sua capacità di produrre successi al botteghino e programmi di intrattenimento di massa, si trova ora a dover affrontare una serie di controversie legate alle sue politiche di diversità. Non è solo la Disney a essere sotto scrutinio; anche altre aziende, incluse alcune francesi, sono state invitate a conformarsi all'ordine di Trump.



 La questione non riguarda solo gli Stati Uniti, ma ha implicazioni globali, poiché il divieto si applica a tutti i fornitori e prestatori di servizi del governo statunitense, indipendentemente dalla loro nazionalità. La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che, secondo quanto riportato da Axios, la Disney avrebbe già apportato modifiche alle sue politiche, eliminando un sito internet progettato per mettere in luce personalità e storie di comunità sotto-rappresentate. Questo potrebbe indicare un tentativo di adattamento alle nuove direttive, ma solleva anche dubbi sulla capacità delle aziende di mantenere un equilibrio tra conformità normativa e impegno verso la diversità.

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