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Bandiere della discordia: la polemica infinita su Palestina e Israele

Lepore aggiunge vessilli e fa arrabbiare gli amici della Clancy

Bandiera della discordia: la polemica infinita su Palestina e Israele

Della serie: quando la pezza è peggiore del buco. Certo, trattandosi di bandiere, la parola pezza può anche sembrare fuori luogo, ma il sindaco Matteo Lepore, con la sua mania di far pendere vessilli fuori dalla finestra del suo ufficio, sembra essersi avvitato in una polemica senza fine.

Tutto è iniziato quando, a seguito del persistere della guerra a Gaza, il sindaco di Bologna ha pensato di esprimere la sua vicinanza alle popolazioni civili di quella martoriata terra, esponendo la bandiera della Palestina fuori dal suo ufficio. Il gesto, lì per lì, non è piaciuto alla comunità ebraica cittadina e a qualcuno nel Centrodestra, ma, a onor del vero, fino a due sabati fa, non si erano registrate polemiche di rilevante calore. anche perché, nel frattempo, nel mondo, si moltiplicano esponenzialmente le voci inorridite per le stragi compiute dall'esercito di Gerusalemme, tanto vaste da indurre la Corte penale internazionale a incriminare i vertici politici e militari di Tel Aviv.

Poi, com'è noto, appunto l'11 gennaio, il corteo indetto dai "centri sociali" per protestare contro la morte di Ramy Elgaml trasforma il cuore della città in un campo di battaglia tra estremisti rossi e Polizia e, tra le tante devastazioni compiute dai primi, a danno di arredi pubblici e privati, ci sono state anche delle scritte contro Israele in via de' Gombruti, dietro la quale si trova la sinagoga cittadina. Apriti, cielo!

Esponenti della comunità ebraica colgono la palla al balza per puntare il dito contro il drappo esposto dal sindaco e, a loro, si accodano immediatamente consiglieri comunali di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega. L'accusa rivolta al sindaco, ovviamente, è quella di avere uno sguardo unilaterale sulla vicenda Mediorientale, condividendo, di fatto, le posizioni degli estremisti dei "centri sociali" che, per altro, a Bologna, proprio da Palazzo d'Accursio ottengono da anni e anni vantaggi e protezioni, anche perché il "braccio destro" di Lepore, Emily Clancy è espressione diretta di quel turbolento mondo. La risposta del sindaco a queste accuse non brilla per sagacia e la polemica persiste, nel consiglio comunale e sulla stampa.

Però, qualche giorno dopo ancora, giunge dall'altra sponda del Mediterraneo la notizia del raggiunto accordo tra Israele e Hamas per il "cessate il fuoco", con annessa restituzione, da parte dei palestinesi, degli ostaggi catturati nel famigerato 7 ottobre 2023, ed è Lepore, questa volta, ad avere uno scatto d'istinto, affiancando al tricolore palestinese altre due bandiere: quella arcobaleno della pace e quella dello stato ebraico. Stavolta, pur con qualche punzecchiatura sulla "marcia indietro", il primo cittadino incassa il plauso del rabbino e degli avversari politici, soddisfatti ampiamente da questo "riequilibrio di vessilli".

Finita qui? Nemmeno per idea. Infatti, l'altro ieri, a una settimana dagli incidenti avvenuti nell'ambito delle manifestazioni per Ramy, sono scesi nuovamente in piazza i "centri sociali", stavolta proprio per manifestare per Gaza. Anche il tardo pomeriggio di questo sabato ha fatto registrare momenti di tensione, ma, tutto sommato, nulla di paragonabile alla settimana precedente. Anche se, a dir il vero, un gesto duro è stato compiuto dai manifestanti, affiggendo sul muro della sede comunale, in piazza Nettuno, un grande cartello, con su scritto: "Lepore e Clancy servi del Sionismo!".

Il sindaco ha fatto finta di non vedere, ma la Clancy, invece, è dovuta subito correre ai ripari, dato che, proprio dall'area antagonista dei centri sociali, proviene il consenso che le permette di sedere sulla seconda poltrona più comoda del Comune, affidando alla sua lista - Coalizione civica - il compito di rimettere "i puntini sulle i". "Non dubitiamo che il sindaco sia mosso da buone intenzioni, tuttavia non condividiamo questa scelta . Il diritto internazionale non è stato affatto pienamente ripristinato". Al sindaco, quindi, non è restato che tornare a chiudersi nel silenzio, anche perché, in piazza coi "centri sociali" a protestare anche l'asservimento ai sionisti di Lepore, c'era pure Patrick Zaki, altra "bandiera" politica lungamente esposta sulla facciata di Palazzo d'Accursio.

Insomma, una diatriba senza fine che, semmai, sembra suggerire l'opportunità, per la giunta comunale di Bologna, di piantarla con queste strumentali iniziative che non hanno alcuna valenza amministrative e che, semmai, dovrebbero essere assunte dai partito politici, senza coinvolgere le istituzioni locali - intese sia nelle persone che nei luoghi -, dove spesso, poi, manca il coraggio di mantenere coerentemente una linea, una volta adottata, mentre abbonda la capacità di creare tensioni, recriminazioni e polemiche tra le diverse anime della città che, ciascuna per la sua parte, ha il diritto di non sentirsi messa all'angolo, discriminata o accusata da questa o da quella propagandistica iniziativa del sindaco o degli assessori. E prendendo l'abitudine, magari, d'issare sul Comune la sola bandiera legittima e che non crea alcuna polemica e nessuna divisione: il Tricolore italiano

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