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Castaldini impone a Forza Italia la legge di Brenno

Come previsto, il congresso cittadino ha messo all'indice Manes Bernardini

Castaldini impone a Forza Italia la legge di Brenno

Valentina Castaldini

Mai previsioni furono tanto facili e altrettanto precise. Il congresso cittadino di Forza Italia, indetto per nominare i nuovi coordinatori dei quartieri, si è concluso esattamente come era stato annunciato tre giorni fa su queste pagine, con l'acclamazione di 5 candidati su sei e la defenestrazione dell'unico dirigente che non si è piegato alla dura logica del gruppo dirigente provinciale.

Si è trattato del più classico dei "vae victis", con Valentina Castaldini e Nicola Stanzani - consiglieri regionale e comunale -, i quali hanno deciso di esprimere le loro preferenze nel quartiere Borgo Panigale, gettando sul piatto della bilancia dell'unico posto conteso tra due distinte fazioni il peso dei loro voti. Il regolamento congressuale dei berlusconiani, infatti, prevede che i voti di determinati eletti valgano di più di quello dei semplici iscritti, che contano ovviamente uno per ciascuno. In questo modo, il candidato gradito ai vertici è riuscito a raccogliere 30 voti e battere l'uscente, Daniele Aiello, in un quartiere dove Forza Italia non arriva neanche a 25 iscritti.

Nel suo intervento, Aiello si è scagliato contro quella che ha definito la "ciellenizzazione" del partito, denunciando - non smentito da nessuno - il tentativo compiuto anche nei suoi confronti di farlo rientrare nell'ovile della maggioranza con una sorta di ricatto politico. Aiello, infatti, è segretario regionale dei giovani del partito e da lui dipendono le nomine dei segretari cittadini. Quindi, i vertici del partito gli avrebbero chiesto di scegliere: o essere sostituito lui personalmente dal Borgo Panigale o, se avesse voluto conservare anche quel ruolo, sostituire l'attuale Massimo Federici con Giacomo Forgione. Però, Aiello ha rifiutato e lo stesso Forgione è stato messo al suo posto.

La Castaldini e Stanzani, da questo punto di vista, hanno inteso mandare un segnale chiaro a tutto il partito, riferendosi al convitato di pietra di questo congresso, Manes Bernardini, il quale non si è neanche presentato alle assise di via dello Scalo: l'unità del partito è importante, ma passa dal riconoscimento della supremazia assoluta degli attuali capi. E chi si è allineato, infatti, ha salvato le rispettive posizioni. 

In questo senso, Valentina Castaldini ha compiuto in piccolo capolavoro politico: da una parte, ha messo alle corde la componente che aveva tentato di metterne in discussione non solo il ruolo, ma anche il seggio in consiglio regionale; dall'altra, ha staccato da quella stessa componente quell'"area laica", che grosso modo ruota intorno ad Angelo Scavone, che solo in parte - e ben più timidamente - si era schierata contro di lei. E se lo stesso Scavone, anche oggi, ha voluto precisare la sua diversità rispetto al gruppo dirigente ciellino, avendo ottenuto la riconferma di Andrea Ventura e di Anna Maria Cesari, di fatto, ne ha anche riconosciuto il primato. Dunque, da oggi, la Castaldini può ben dirsi a capo del 90% del partito, anche se, in realtà, la forza elettorale espressa dai "non ciellini" - pur divisa tra Bernardini e Scavone - è di poco meno del 50%.

Una differenza minima, quella nelle urne, che, però, in vista proprio delle elezioni comunali, avendo di fatto assoggettato l'intera Forza Italia, la Castaldini riuscirà a ridefinire a pieno vantaggio dei suoi uomini.

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