La sicurezza non è una raccomandazione. È una questione fisica. Le strade si riempiono, le temperature salgono, i viaggi si moltiplicano. E con loro anche gli incidenti. Spesso evitabili. Non serve colpevolizzare. Serve comprendere. Guidare non è solo tenere il volante e seguire la segnaletica. È agire dentro un sistema dinamico fatto di forze, masse, velocità, tempi di reazione e spazi reali. Non è un’opinione: è fisica. E la fisica non fa sconti. Lo spazio non è un varco. È un margine di sicurezza. Vedi quello spazio tra un veicolo e l’altro? Non è vuoto. Non è un invito a infilarti. È un’area vitale, pensata per dare a chi guida la possibilità di reagire a un imprevisto. Troppo spesso la distanza viene scambiata per opportunità: “c’è spazio, mi ci metto”. Ma quel margine non è tuo. Appartiene a chi lo ha lasciato, e ne ha bisogno per frenare, per proteggere sé stesso e gli altri. Infilarti lì significa negargli questa possibilità. È come togliere l’aria a chi sta respirando. La velocità è relativa. La massa, no. Una piccola auto a 130km/h ha comportamenti ben diversi da un SUV, un furgone o un camion. Ma questo dettaglio cruciale spesso viene ignorato. Ogni veicolo ha: un diverso spazio di frenata, una diversa tenuta di strada, un diverso angolo di visibilità, una diversa capacità di risposta. Un mezzo pesante, a parità di velocità, sviluppa un’energia cinetica enormemente superiore. Se non ha lo spazio per dissiparla, quell’energia si trasforma in impatto. Con conseguenze spesso devastanti. Sorpassi e cambi corsia: non si improvvisa mai. Una delle cause più frequenti di incidenti è il sorpasso mal calcolato, o il cambio di corsia impulsivo. Rientrare davanti a un mezzo pesante senza considerare i suoi tempi di reazione è come giocare a roulette con la propria vita. Ogni manovra ha un tempo fisico reale.Non basta volerla fare: bisogna poterla fare in sicurezza. Molti automobilisti si spostano “al volo”, come se il traffico fosse un videogioco. Ma l’asfalto non perdona l’errore. Un camion ha angoli ciechi enormi. Se non ti vede, non ti evita. E ricordiamolo sempre: alla guida non c’è gara che tenga, non c’è prepotenza che salvi. L’unica vera vittoria è arrivare. Tutti. L’estate rilassa, ma la strada richiede attenzione Il caldo, le vacanze, la musica alta, i bambini dietro, la voglia di staccare: tutto legittimo. Ma non al punto da abbassare la soglia dell’attenzione. Le code si formano all’improvviso.I colpi di sonno arrivano senza preavviso. Basta un attimo di distrazione, un sorpasso fatto per fretta, e tutto cambia. La leggerezza estiva non deve diventare superficialità. Perché sulla strada, un secondo può valere una vita. Guidare con logica, non con istinto. Serve un cambio di mentalità. Non basta “guidare con prudenza”:bisogna guidare con logica. Sapere cosa succede davvero quando si frena, quando si sterza, quando si accelera. Sapere quanto spazio serveal mezzo che stai guidando. E a quello davanti a te. Non siamo da soli sulla strada. Ogni nostro gesto ha un impatto su chi ci circonda. Il traffico non è una sfida da vincere, ma un flusso da attraversare con rispetto, lucidità e intelligenza. Questo appello nasce da chi vive la strada ogni giorno A ispirare queste righe è stato un messaggio pubblicato su Facebook da un autotrasportatore. Un post breve, semplice, potentissimo. Parole che raccontano la realtà meglio di qualsiasi campagna ufficiale: “Vedi quello spazio tra me e l’auto davanti? Non è un invito a infilarti: è una ZONA DI PERICOLO. Il mio camion pesa 36.000 kg. A 100 km/h ha bisogno di decine di metri per fermarsi. Se ti ci infili e succede qualcosa, potrei travolgerti. Non perché voglio. Ma perché la fisica non perdona.” Questo è il punto. La fisica non è un’opinione. Non si comanda, non si aggira, non si sfida. Si rispetta. Conclusione Non serve essere esperti di motori. Basta capire una cosa: la distanza salva la vita. Sempre. Lo spazio tra due veicoli non è mai un vuoto da colmare. È un tempo guadagnato. Un’opportunità di salvarsi. E di salvare. Guidiamo con testa. Perché la sicurezza non è un favore. È un dovere. Per noi. Per chi ci viaggia accanto. Per chi ci aspetta a casa.
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