L’incontro tra Meloni e Trump segna un ritorno di visibilità e centralità internazionale per il nostro Paese. Una partita d’andata giocata bene, in attesa del ritorno.
Il 18 aprile 2025 potrebbe passare alla storia come il giorno in cui l’Italia ha ricominciato a contare davvero sulla scena internazionale. Non accadeva da tempo che un presidente del Consiglio italiano fosse accolto con così tanta attenzione da una figura politica globale come Donald J. Trump, tornato da oltre 100 giorni alla Casa Bianca dopo la vittoria alle elezioni del novembre 2024. Il colloquio tra Giorgia Meloni e Trump, tenutosi a Washington, ha toccato temi strategici: sicurezza, difesa, contrasto all’immigrazione illegale e rapporti commerciali. Ma ciò che colpisce non è solo il contenuto dei dossier, quanto il riconoscimento implicito che il Presidente degli Stati Uniti ha riservato all’Italia e al suo governo attuale. Trump ha accettato l’invito a Roma. Un gesto che ha un peso politico e simbolico. Non è solo cortesia diplomatica: è una manifestazione d’interesse per un'alleanza che si rafforza in un momento in cui l’Occidente è chiamato a ridefinire priorità e strategie comuni. Nel frattempo, Trump sta cercando di arginare gli attacchi economici della Cina, che continua a espandere la propria influenza commerciale e tecnologica, e sta avviando un piano per liberare l’America da un debito pubblico che ha superato i 34 mila miliardi di dollari. In questo scenario turbolento, avere al proprio fianco un partner europeo affidabile e allineato è un vantaggio strategico. “L’Italia è sempre più protagonista in uno scenario internazionale che cambia rapidamente”, ha scritto Meloni nel suo post pubblicato online poche ore dopo l’incontro. Il virgolettato è stato ripreso direttamente dalla dichiarazione ufficiale diffusa sui suoi canali social. Una frase che, riletta oggi, suona come un’affermazione di ruolo. Per anni il nostro Paese è stato visto come marginale nei tavoli decisionali globali. Ora, invece, l’Italia si propone come interlocutore autorevole, capace di incidere, di dialogare e di costruire ponti con i vertici mondiali. Certo, le opinioni su Trump e su Meloni continueranno a dividere. Ma al di là dell’ideologia politica, il fatto che l’Italia ottenga questo tipo di attenzione e riconoscimento dovrebbe suscitare orgoglio nazionale. È una vittoria simbolica e concreta, che segnala la possibilità di ritagliarsi un nuovo spazio nel gioco delle potenze globali. La “partita di andata” è stata giocata con lucidità. Ora serve crederci anche nel ritorno. Non solo per coltivare rapporti strategici, ma per consolidare l’immagine dell’Italia come Paese capace di agire, non solo di osservare. In un mondo che si sposta, si ridisegna e cerca nuove alleanze, l’Italia ha detto presente. E oggi, questo conta eccome.
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