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Chiesa

Francesco, un addio nel giorno della Resurrezione

Il Papa è morto nel Lunedì dell’Angelo: un segno che intreccia la fede con il mistero del tempo pasquale

Cristina Giancarlini

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21 Aprile 2025 - 10:33

Morto Papa Francesco

Nel Lunedì di Pasqua, mentre il mondo cristiano celebrava la speranza della vita oltre la morte, è arrivata la notizia che scuote la Chiesa e il mondo intero: Papa Francesco è morto. Una coincidenza che per molti non è tale, ma un segno potente, un richiamo alla verità della fede che lui stesso ha testimoniato con forza, umiltà e coraggio. Jorge Mario Bergoglio, primo Papa proveniente dal continente americano, il Papa dei gesti semplici e delle parole forti, ci ha lasciati nel giorno in cui il Vangelo annuncia: “Non è qui. È risorto.” Morire nel tempo pasquale, per un credente, è più che una data: è un richiamo spirituale, quasi una firma divina sulla fine di una vita spesa nel segno del Vangelo. Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha saputo scuotere le coscienze, riavvicinare i lontani, parlare agli ultimi, interpellare i potenti. Con la sua predicazione ha indicato la misericordia come via maestra del cristianesimo, mettendo al centro la persona, la tenerezza di Dio, la cura per il creato e la fraternità universale. La sua morte nel tempo pasquale tocca profondamente i fedeli di tutto il mondo. Non solo per la perdita del Pastore della Chiesa universale, ma per il significato profondo di questo passaggio: un addio terreno che si colloca nel tempo liturgico della vita nuova. È come se anche nell’ora del commiato, Francesco avesse voluto indicare ancora una volta la via: guardare al Risorto, non alla tomba. Oggi il dolore si unisce alla preghiera. Le campane non suonano solo a lutto, ma anche a memoria e speranza. Il popolo cristiano saluta il suo vescovo con le parole della fede, con la certezza che la morte non è l’ultima parola, perché Cristo ha vinto la morte. “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25).  Se non vuoi perderti neanche una notizia, entra nel nostro canale WhatsApp! Clicca qui e ricevi in tempo reale le news più importanti di Bologna e provincia. Hai una segnalazione da fare? Scrivi direttamente alla redazione! Invia la tua segnalazione.

Nel Lunedì di Pasqua, mentre il mondo cristiano celebrava la speranza della vita oltre la morte, è arrivata la notizia che scuote la Chiesa e il mondo intero: Papa Francesco è morto.
Una coincidenza che per molti non è tale, ma un segno potente, un richiamo alla verità della fede che lui stesso ha testimoniato con forza, umiltà e coraggio.
Jorge Mario Bergoglio, primo Papa proveniente dal continente americano, il Papa dei gesti semplici e delle parole forti, ci ha lasciati nel giorno in cui il Vangelo annuncia: “Non è qui. È risorto.” Morire nel tempo pasquale, per un credente, è più che una data: è un richiamo spirituale, quasi una firma divina sulla fine di una vita spesa nel segno del Vangelo.
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha saputo scuotere le coscienze, riavvicinare i lontani, parlare agli ultimi, interpellare i potenti. Con la sua predicazione ha indicato la misericordia come via maestra del cristianesimo, mettendo al centro la persona, la tenerezza di Dio, la cura per il creato e la fraternità universale.
La sua morte nel tempo pasquale tocca profondamente i fedeli di tutto il mondo. Non solo per la perdita del Pastore della Chiesa universale, ma per il significato profondo di questo passaggio: un addio terreno che si colloca nel tempo liturgico della vita nuova. È come se anche nell’ora del commiato, Francesco avesse voluto indicare ancora una volta la via: guardare al Risorto, non alla tomba.
Oggi il dolore si unisce alla preghiera. Le campane non suonano solo a lutto, ma anche a memoria e speranza. Il popolo cristiano saluta il suo vescovo con le parole della fede, con la certezza che la morte non è l’ultima parola, perché Cristo ha vinto la morte.

“Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25).

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