Bologna piange Bader: “Era un modello di integrazione”
La comunità tunisina e le istituzioni si stringono attorno alla famiglia del 19enne ucciso. Il dolore della fidanzata, l'appello dello zio: Vogliamo giustizia
C'è la fidanzata, inconsolabile. Prima in raccoglimento davanti ai fiori, insieme a un’amica, poi sotto la scritta comparsa su un muro: una “B” dentro a un cuore. Poi c’è lo zio Rashed, che chiede giustizia, insieme ai compagni di viaggio di Bader a Bologna, tra accoglienza e musica. A ricordarlo, anche le istituzioni: il Consolato di Tunisia, la Comunità islamica, il Comune di Bologna. È il mondo di Bader Eddine Essefi, 19 anni, originario della Tunisia, che oggi lo ricorda in via Colombi, a due passi dal Poliambulatorio Reno, proprio nel punto dove venerdì ha perso la vita dopo una lite in strada, in circostanze ancora da chiarire. Bader, racconta il console Afif Traouli, era in Italia da quattro anni. Era “un modello di integrazione. Ora siamo in contatto con la famiglia in Tunisia”, dove avrebbe dovuto tornare a luglio per il matrimonio della sorella, come racconta lo zio Rashed Mhat, fratello della madre: “Chiediamo giustizia. Questo è un crimine e vogliamo sapere la verità. Era un ragazzo giovane, pieno di energia e di vita, ed è un vero peccato che l’abbia persa così presto”. Sul marciapiede ci sono fiori, messaggi, pupazzi, e la scritta “Bader vive”. Il console appone una corona: “Per esprimere solidarietà alla famiglia, agli amici, ai colleghi che hanno conosciuto la vittima, e per mandare un messaggio di speranza: la vita è preziosa, e dobbiamo fare tutto il possibile per salvarla. La violenza non può essere accettata”. Ringrazia poi le autorità italiane e locali per l’impegno nel rimpatrio della salma in Tunisia “al più presto”. Tra gli amici arrivati c’è Youssem Ben Rabia, fondatore dell’associazione Diasporart, nata a gennaio. È stato l’operatore sociale che ha seguito Bader per mesi fino a settembre: “Era appassionato di musica, rap, trap... ne parlavamo ogni giorno. Voleva fare video, musica. Siamo molto commossi da questa tragedia, perché lo conoscevamo bene. Era un esempio di integrazione, con le sue fragilità, ma anche tanta determinazione per andare avanti. Ora ci ha lasciati, è in un mondo migliore – speriamo – ma dobbiamo scoprire la verità perché non accada più”. Secondo Youssem, “c’è tanta violenza in città, soprattutto tra i giovani, e questa violenza nasce anche dalla discriminazione che si vive”. Per l’amministrazione locale erano presenti Rita Monticelli, consigliera comunale delegata al dialogo interreligioso, ed Elena Gaggioli, presidente del Quartiere Borgo Panigale-Reno. Insieme hanno consegnato un mazzo di fiori alla fidanzata, che li ha posati nel punto dove Bader è stato trovato venerdì sera. Yassine Lafram, presidente della Comunità islamica, ha recitato una preghiera sul luogo dell’omicidio. Parla di una “violenza insensata” che “non può avere giustificazioni. Emerge un disagio giovanile, una crisi valoriale che deve interrogare tutti gli attori sociali della nostra città. Le moschee, le parrocchie, i servizi sociali, le autorità giudiziarie: tutti stanno facendo la loro parte, ma è necessario creare una regia comune per prevenire simili tragedie”. “Non possiamo e non dobbiamo abituarci alla violenza”, prosegue Lafram. “Casi come quello di Fall, casi come quello di Bader, e altri che potrebbero arrivare, rischiano di lacerare il tessuto sociale della nostra città, in termini di sicurezza e ordine pubblico. Per questo è fondamentale prevenire”.
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